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Quanto costa l’immigrazione?

di Leonardo Romagnoli

Quanto costa l'immigrazione?

I veri costi dell’immigrazione: zero con veri vantaggi per l’Inps

di Andrea Stuppini

In molti paesi europei e soprattutto in quelli di cultura anglosassone, esistono stime e analisi dei costi e dei benefici del fenomeno migratorio dal punto di vista finanziario: quanto pagano questi lavoratori in termini di tasse e contributi e quanto ricevono in servizi.

COME CALCOLARE

LA SPESA PER IMMIGRATI

Per la verità, sono calcoli piuttosto complessi e condotti con metodologie diverse che raramente hanno portato a risultati convergenti.
Mediamente, si può dire che la maggioranza delle analisi sembra testimoniare un apporto positivo dei migranti alla fiscalità generale o al massimo un ‘effetto fiscale zero‘, cioè un’equivalenza tra costi e benefici. In Italia studi di questo tipo sono ancora piuttosto limitati, anche se dopo il lavoro promosso alcuni anni fa da Massimo Livi Bacci, nel 2009 sono uscite ricerche sul tema effettuate, tra gli altri, da Banca d’Italia, Caritas, Ismu, Isae. (1)
Un approfondimento dei dati di spesa è possibile anche a partire dalle relazioni del ministro dell’Economia e della Corte dei conti, che pure si riferiscono a una spesa standard annuale, comprensiva degli stipendi degli operatori pubblici che erogano i servizi.
Il sistema di calcolo prevalentemente usato è quello del costo standard, intendendo il totale dei costi diviso il numero degli utenti, cioè una spesa media pro-capite. Si può tuttavia utilizzare anche un altro approccio: quello della spesa marginale, che considera solo i costi aggiuntivi corrispondenti a una nuova utenza.
Inoltre, bisognerebbe non soffermarsi solo su di un singolo anno fiscale, ma ragionare sull’intero arco di vita del contribuente/utente.
Si possono prendere in considerazione sei settori principali di spesa di welfare e di sicurezza che assorbono pressoché l’intero ammontare della spesa sostenuta per utenti stranieri.
Nella sanità si possono addebitare agli utenti stranieri circa il 2,5 per cento dei costi, pari a 2,7 miliardi di euro.
Nella scuola il 6 per cento, pari a 2,5 miliardi di euro.
Per quanto riguarda i servizi sociali comunali, circa il 7 per cento, equivalenti a 400 milioni di euro, dei quali solo 130 di interventi di integrazione sociale in senso stretto.
Nel settore della casa, i costi si possono stimare calcolando la differenza con i prezzi degli affitti di mercato, e ammontano a circa 400 milioni di euro tra utilizzo di alloggi Erp e Fondo nazionale per l’affitto.
Per la giustizia (tribunali e carceri), l’incidenza è di circa il 25 per cento, pari a poco meno di due miliardi di euro.
Per le attività degli Interni, le spese per i centri di detenzione ed espulsione ammontano a poco più di 500 milioni l’anno.
Infine, come settori di trasferimento monetario, occorre considerare circa 400 milioni di assegni famigliari e circa 600 milioni di trattamenti pensionistici, con l’esclusione degli italiani nati all’estero, che rappresentano la maggioranza nei dati rilevati dall’Inps.
Il complesso delle spese relative agli utenti stranieri dei servizi di welfare, a costo standard, ammonta cos

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