Dopo il trasferimento dell’attività di ecografia in gravidanza dal consultorio di Borgo San Lorenzo all’ospedale del Mugello, in questi giorni è stato spostato anche l’ecografo, ma questa volta ci è andata anche peggio: dal consultorio di Borgo S.Lorenzo, infatti, uno strumento di indagine così prezioso per la diagnosi medica è stato portato addirittura fuori dal territorio mugellano, per essere sistemato all’ ospedale di Ponte a Niccheri, che dista almeno 40 km dal Mugello
L’ecografo, oltre che per le ecografie in gravidanza effettuate il giovedì, mattina e pomeriggio, veniva utilizzato principalmente per l’attività ginecologica svolta negli altri giorni della settimana, per tutte le donne, dalle più giovani a quelle in menopausa; tra le altre cose, in questo modo, si è messa in crisi anche la possibilità effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica all’interno del consultorio stesso, come previsto dal progetto iniziale. Come donne del Mugello abbiamo perso due volte: dopo aver perso un’attività prettamente territoriale passata in ospedale, con tutto ciò che significa, abbiamo perso uno strumento nuovo e fondamentale per la nostra salute spedito fuori lontano dal nostro territorio.
L’ecografo che ha sostituito quello spostato, infatti non ha le stesse caratteristiche tecnologiche del primo. Pertanto viene da chiederci: visto che il Mugello è un territorio periferico non sarebbe stato più lungimirante e più opportuno, anche in termini economici, intensificare le attività territoriali e migliorare la dotazione strumentale, in modo da non far spostare le donne che ne avrebbero avuto bisogno, peggiorando la situazione complessiva? ( facciamo notare che, oltretutto, l’apparecchio in questione era stato destinato al nostro territorio).
Non capiamo quale sia in sintesi la strategia della politica sanitaria nel Mugello, visto che tutto questo è avvenuto nel silenzio più assoluto da parte dell’azienda sanitaria senza neppure coinvolgere preventivamente le istituzioni locali e magari anche la popolazione!
Come mai si spostano gli strumenti dedicati ad una zona e ad un servizio specifici in modo così arbitrario? Temiamo che questo modo si creino le condizioni e le giustificazioni per smontare pezzo per pezzo l’attività consultoriale, oltre a quanto già ridotto. E questo non possiamo certo condividerlo ne tantomeno permetterlo !
Tutto ciò ci preoccupa maggiormente in considerazione del fatto che proprio adesso si dovrebbe promuovere la partecipazione della popolazione, e quindi anche delle donne, in vista della riorganizzazione dele attività sociosanitarie territoriali in occasione dell’apertura della Casa di Comunità; ci sembra che non sia proprio un buon inizio!
In attesa di capire come l’azienda intenderà procedere nei confronti di questa scelta, per noi fortemente sbagliata, monitoreremo, sorveglieremo e ci opporremo a decisioni non condivise, nei modi che riterremo più adeguati, sempre con l’intento di preservare i servizi sanitari, con particolare attenzione a quelli fondamentali per la salute delle donne, nel nostro territorio!
NUDM-Mugello