Lotta di genere:
donne sicuramente intrepide (che con grande consapevolezza e per propria ed esclusiva iniziativa, perchè certamente dietro di esse non si può nascondere alcun interesse reale, se non quello di aprire una breccia nello scudo di omertà che da sempre copre e ripara da ogni conseguenza legale, penale e finanziaria I maschi colpevoli di violenza), decidono di denunciare e di chiedere giustizia, per sé e per I loro figli.
Non si tratta di un attacco frontale al genere maschile ma un attacco deciso alla mentalità patriarcale che affligge da sempre la nostra società, anche quella più avanzata tecnologicamente e culturalmente, politicamente liberal e ricca finanziariamente.
Non esiste moda nel dire NO alla violenza, come non esiste moda nel praticarla, come
non esiste moda nel dire No alla guerra, perché non esiste moda nel farla.
C’è chi ancora spreca epiteti offensivi per indicare donne indipendenti, stanche di clichè
patriarcali e maschilisti, già superati nella loro visione del mondo, anche quello interiore, e nella vita pubblica; donne che ancora resistono al giudizio gretto e maschilista di certe
aule di tribunale e alle menti chiuse e prevaricatrici di molti maschi frustrati, poco propensi a capire il vantaggio in “umanità” e in “ricchezza di vita”, anche interiore, che potrebbero raggiungere se facessero un passo indietro nella loro pretesa di superiorità e nel loro autocompiacimento.
La violenza maschile sulle e contro le donne, che tutti I giorni genera lutti familiari e
produce figli/e abbandonati/e e soli/e, è un male sociale che va sradicato con forza e
decisione dalla nostra società. Che non è più quella del passato, perché le donne negli
anni hanno affermato e continuano ad affermare il loro valore e la loro voglia di vivere
appieno del loro corpo e della loro libertà.
Questa libertà dovrebbe essere garantita dai diritti umani, dalla Costituzione e prima di tutto dalle lotte che le donne stesse hanno condotto e tutti I giorni, tutti I momenti della loro vita conducono, per riaffermare il diritto a decidere sul proprio corpo, sulla propria vita, sul proprio futuro. Questo hanno capito in molt*, e ancora di più è stato chiaro dopo la morte recente di Giulia Cecchettin. I discorsi bellissimi, perché profondamente meditati e sentiti, della sorella e del padre di Giulia ci hanno fatto capire come si può cambiare e uscire da una mentalità maschilista ottenebrata da paure tanto oscure quanto infondate, che scatenano violenza e ritorsioni sulle donne, colpevoli di scegliere per sé stesse la propria vita.
Il femminile/maschile come modelli stereotipati e inculcati alle persone, senza un’autentica corrispondenza, con la violenza di un’educazione antiquata e insopportabile, causano solo dolore e tragedia, che spesso sfocia in malattia e violenza, contro altri e/o contro sé stessi/e.
La lotta di genere che portano avanti oggi le donne, non è nata alla fine del 19° secolo, ma è stata presente sempre nella storia. Con più o meno forza, con maggiore o minore
riuscita. La libertà che esse sono riuscite a conquistare viene da lontano, dall’isola di
Lesbo, dove Saffo scriveva I suoi versi per l’amata, dall’Egitto antico, dove hanno regnato faraoni donna. La lotta di liberazione per tutte/i risale a tempi remoti ed è compagna della natura, amante della pace e della Terra.
Per continuare la lotta contro la violenza patriarcale e per l’autodeterminazione a tutto
tondo, ti invitiamo a scioperare con noi l’8 Marzo.
20 Febbraio 2024
Non Una Di Meno Mugello