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La difesa di Fiesoli interviene nel processo

di Leonardo Romagnoli

foto-fiesoli-300x240La difesa di Rodolfo Fiesoli, il fondatore  della comunità per recupero di minori disagiati Il Forteto, detto Il Profeta, al centro di uno scandalo sessuale, ha centrato la sua arringa sulla “non veridicità dei racconti dei cinque giovani” che hanno sostenuto di aver subito violenza sessuale da parte del principale imputato del processo che sta andando a chiudersi al tribunale di Firenze dopo tre udienze di arringhe dei difensori. Gli episodi di violenza sessuale sono concentrati tra il 2003 e 2008, riguardano solo ospiti maschi del Forteto (assegnati dal tribunale dei minori di Firenze alla comunità con sede a Vicchio) e, tra questi, due subirono le “particolari attenzioni” di Fiesoli quando erano ancora minorenni, ancorché provenienti da famiglie disagiate. “In realtà – ha detto il difensore di Fiesoli, avvocato Sara Angelucci – in questi racconti non tornano le date dei presunti episodi di violenza, ci sono contraddizioni tra quanto detto nelle denunce e quanto riferito in aula, nelle loro testimonianze si colloca la presenza di persone che poi hanno smentito di aver assistito o saputo di violenze sessuali” perpetrate da Fiesoli su giovani maschi, e anche minorenni, dentro gli ambienti del Forteto. L’avvocato Angelucci ha anche evidenziato che “semmai, eventualmente, poiché i racconti hanno caratteristiche molto simili fra essi, è facile che, essendo le persone del Forteto in stretto contatto fra loro, siano stati loro ispirati da una fonte unica”. Il difensore ha anche smontato l’altra accusa, di maltrattamenti, con argomenti simili, evidenziando la debolezza dei racconti dei testimoni dell’accusa. L’avvocato Angelucci difende Fiesoli solo dal febbraio scorso: al ‘Profeta’ del Forteto il legale è stato assegnato d’ufficio dopo la rinuncia all’incarico da parte dei precedenti difensori. La sentenza – decide il collegio presieduto dal giudice Marco Bouchard – è attesa per il 17 giugno. Oltre a Fiesoli ci sono altri 22 imputati, tutti suoi collaboratori al Forteto: tutti devono rispondere di maltrattamenti, Fiesoli in più, appunto, anche di violenza sessuale anche su minorenni. “Luigi Goffredi appare da subito come un imputato antipatico, perché descritto da molti testi dell’accusa come persona già condannata nel primo processo del 1985, e dunque perciò assimilabile a Fiesoli, e ideologo della Comunità e del suo ‘metodo’, perché autore di pubblicazioni. Si tratta però di un pregiudizio, odioso quanto infondato, che l’analisi dei fatti ha completamente smentito”. Così l’avvocato Simonetta Perrone Compagni nella sua difesa di Luigi Goffredi, il principale collaboratore di Rodolfo Fiesoli al Forteto, al processo sullo scandalo sessuale che coinvolge la comunità di recupero per minori disagiati di Vicchio di Mugello (Firenze). Goffredi, imputato di maltrattamenti, è genericamente considerato l”ideologo’ del Forteto, mentre Fiesoli veniva invece definito ‘il Profeta’. “Anzitutto occorre esaminare bene cosa dice la sentenza del 1985 nei confronti di Goffredi e della stessa comunità – sostiene Simonetta Perrone Compagni -; del primo si ritaglia un ruolo minore e marginale, tanto che la condanna interviene solo per uno dei molti fatti contestati, e nessuna condanna viene pronunciata per vicende di violenza sessuale, da cui Goffredi viene assolto; della seconda si riconoscono “i fini ed i risultati conseguiti” nell’ambito della meritoria attività di azienda_fortetoaccoglienza di persone emarginate ed in difficoltà”. In secondo luogo “perché, al di là della fin troppo facile vulgata dell’imputato “parificabile a Fiesoli”, nessuna delle 14 persone offese accusa mai Goffredi di atti di violenza o di altre condotte maltrattanti in proprio danno, ad eccezione di due sole di costoro. Al contrario, molti testi della stessa accusa, ne hanno parlato come di persona schiva, dedita solo alla sua attività culturale, da tempo ritiratosi dalla vita comunitaria attiva, “chiuso nella sua stanzetta, densa di fumo, intento a scrivere””. “Tutto fuorché un capo”, chiosa il legale difensore, “mai violento con nessuno” mentre “chi lo accusa o è il capofila dei denuncianti, che ha contattato moltissime delle persone uscite dalla comunità riuscendo a convincerne non poche a presentare denuncia; o ha alimentato la visibilità mediatica degli accusatori ideando il sito ‘Falsi Educatori’”. Anche l’avvocato Perrone Compagni ha puntato nella sua arringa sulla “inattendibilità” dei principali testimoni dell’accusa.

Fonte: ANSA

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