Il Progetto Biologico Mugello. Più di un semplice marchio.
Per l’agricoltura mugellana il biologico non è solo un’opportunità ma una scelta strategica per il futuro del territorio capace di garantire un reddito adeguato alle aziende e favorire una sinergia con uno sviluppo turistico basato sulla caratteristiche ambientali e storiche del Mugello.
In questi anni gli agricoltori , con il supporto anche delle amministrazioni locali, hanno operato in direzione del biologico in settori strategici per il territorio, come la zootecnia da latte e da carne. Ormai oltre il 30% della superficie agricola è coltivata con metodi biologici con punte superiori al 50% in comuni come Firenzuola.
Questa volontà collettiva è dimostrata anche dalla presentazioni di alcuni Progetti Integrati di Filiera (PIF) nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale della Toscana 2014-20 che stanno portando alla creazione di un marchio collettivo territoriale “Biologico Mugello” che si propone come strumento innovativo per incrementare la sostenibilità economica delle filiere agroalimentari del territorio mugellano aumentandone la visibilità e la tracciabilità.
I progetti sono nella fase conclusiva dopo la presentazione avvenuta oggi alla fattoria Valdastra nel comune di Borgo San Lorenzo e il marchio è ormai una realtà.
“Il Marchio ha l’obiettivo di aumentare il valore aggiunto del settore agroalimentare biologico del Mugello e darne un’identità tangibile a livello di mercato” rafforzando il rapporto “territorio- produttore – prodotto- consumatore” all’insegna di una spiccata “mugellanità”.
Si tratta di un salto di qualità anche rispetto ad esperienza passate che non hanno avuto il rilievo che avrebbero meritato come il Consorzio Carni Doc degli anni 80-90 o il Consorzio InMugello di inizio anni 2000.
Tutte le filiere saranno rappresentate nel nuovo marchio rafforzandone l’immagine territoriale e la competitività su un mercato sempre più attento alla qualità ambientale e organolettica dei prodotti alimentari nonché al rispetto dei diritti di coloro che operano nel settore agricolo.
Ad esempio la Centrale del Latte di Firenze è certificata SA 8000, la certificazione etica che garantisce il rispetto dei diritti di tutti coloro che sono impegnati nella filiera .
Il nuovo marchio avrà la possibilità di rafforzare” l’immagine non solo dell’area di origine del prodotto ma anche le caratteristiche di tipicità legate alle tradizioni rurali locali”.
“Questa simbiosi, che in un contesto come quello del Mugello pare quasi naturale, tra identificazione territorio- produttori biologici aumenta la riconoscibilità e il valore aggiunto delle produzioni tipiche biologiche, coinvolgendo specifiche nicchie di consumatori e ampliando in tal modo i propri orizzonti di mercato, inserendosi anche al di fuori dei canali tradizionali e crea le basi per una maggiore competitività nei confronti di altre produzioni”.
Ovviamente il marchio da solo non è sufficiente se non affiancato da un serio programma di promozione e marketing a livello territoriale , regionale e nazionale per inserire i prodotti all’interno della rete distributiva tradizionale e forse anche per dar vita ad una propria rete distributiva che partendo dal Mugello si estenda in modo particolare all’area fiorentina.
Del progetto fanno parte 25 aziende tra le più importanti del territorio come le Cooperative Emilio Sereni e Agriambiente, Valdastra e Poggio del farro.
Progetti come quello del Pif hanno quindi più obiettivi:
1) creare un marchio biologico supportato da un disciplinare di produzione;
2) migliorare la competitività e l’efficienza delle aziende del territorio che aderiscono al marchio;
3) migliorare di conseguenza la reddittività delle aziende e la presenza del biologico sul mercato;
4) fidelizzare il consumatore con la tracciabilità creando un forte legame tra prodotto e territorio di produzione;
5) favorire il richiamo turistico per il territorio in sinergia con il tessuto ricettivo e dei pubblici esercizi.
Non c’è dubbio che una seria certificazione e tracciabilità delle produzioni agricole mugellane è il modo migliore per valorizzarne la maggiore qualità ambientale e l’importante valore sociale. Il prossimo passo potrebbe essere la costituzione di un distretto rurale biologico, da realizzare con il contributo delle associazioni imprenditoriali , delle amministrazioni locali e dell’Unione dei Comuni. Sarebbe un salto di qualità per l’immagine del territorio e delle sue produzioni agricole. Un progetto di sviluppo per il futuro.
Leonardo Romagnoli
6.9.18