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Il 4 novembre: quando l’Italia celebra se stessa

di Leonardo Romagnoli

Il 4 novembre non è solo una data nel calendario civile italiano. È il momento in cui il Paese si ferma per riflettere su cosa significa essere una nazione unita, su quali sacrifici l’hanno costruita e quale responsabilità ne deriva per il presente e il futuro.

Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto una corona sulla Tomba del Milite Ignoto all’Altare della Patria, in una cerimonia che raccoglie intorno a sé le più alte cariche dello Stato—un gesto che trascende il protocollo e si carica di profondo significato civico.

Questa ricorrenza affonda le radici in un momento cruciale della storia nazionale. Il 4 novembre ricorda l’Armistizio di Villa Giusti, firmato il 3 novembre 1918 ed entrato in vigore il giorno successivo, che pose fine alla Prima Guerra Mondiale per l’Italia. Non fu soltanto la conclusione di un conflitto devastante, ma il coronamento del sogno risorgimentale: l’annessione di Trento e Trieste completò finalmente quell’unità nazionale che il Paese aveva perseguito attraverso decenni di sacrificio.

Ma perché questa giornata rimane tanto importante oggi, a oltre cento anni di distanza? Perché l’unità nazionale non è un fatto compiuto: è un impegno che si rinnova ogni giorno.

Come ha sottolineato il Presidente Mattarella nel suo messaggio, “in questa giornata, un commosso pensiero va a coloro che sono caduti, sacrificando le loro vite per l’Italia. È un sentimento che richiama soprattutto le giovani generazioni, affinché siano consapevoli della necessità di impegno a difesa dei valori della nostra Costituzione”. Non è un appello nostalgico al passato, ma una chiamata consapevole per il presente.

Nel mondo contemporaneo, il capo dello Stato ha riconosciuto che “nuovi conflitti si sono affacciati in Europa e nel Mediterraneo” e che “il pericolo di allargamento del sanguinoso conflitto scatenato dalla aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa impone grande attenzione e un adattamento”. Il contesto internazionale si è trasformato profondamente, eppure i principi rimangono: democrazia, pace, unità.

Le Forze Armate italiane, “con grande professionalità e umanità, negli ultimi decenni, sono intervenute, su mandato della comunità internazionale, in soccorso a popolazioni e in contesti dove è stato urgente operare per la pace”. Serve ricordarlo: il nostro Paese continua a servire non solo se stesso, ma i valori che lo fondano.

Celebrare il 4 novembre significa allora riconoscere il passato senza per questo restare prigionieri di esso. Significa, invece, rinnovare quotidianamente l’impegno a costruire e difendere un’Italia libera, consapevole e coesa. Un impegno che tocca ogni cittadino e che nessun monumento, per quanto solenne, può sostituire: tocca a ciascuno di noi.


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