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Già stanziati 624 milioni per lo sviluppo rurale in Toscana

di Leonardo Romagnoli

In un anno e mezzo già stanziati 624 milioni di euro su un totale di quasi 962 (91 in più rispetto al precedente periodo di programmazione 2007-2013): è questo, in estrema sintesi, l’andamento del Programma di sviluppo rurale (Psr) della Regione Toscana. Il dato è stato fornito in apertura della terza Conferenza regionale dell’agricoltura, che si svolge oggi e domani a nei locali del Real Collegio di Lucca.

Il principale strumento di finanziamento delle politiche agricole regionali, approvato nel maggio 2015 per coprire un periodo di sette anni (2014-2020), ha avuto un avvio rapidissimo, tanto che in un anno e mezzo sono stati stanziati i due terzi dell’intera dotazione finanziaria. Soprattutto su alcune misure (da quelle sull’agricoltura biologica a quelle che riguardano l’inserimento dei giovani in agricoltura) si è registrato da subito un interesse elevatissimo, a testimonianza della spinta all’innovazione nel comparto toscano.

Dei 962 milioni di euro l’Ue contribuisce per il 43,12%, la restante parte è cofinanziata dalla Regione e dallo Stato.

Il principio di base del Psr è quello di mettere non solo l’agricoltore, ma gli anche altri soggetti del mondo rurale, al centro delle azioni del Programma. Le azioni hanno l’obiettivo di permettere alle aziende di migliorare la competitività, contribuire alla conservazione dell’ecosistema e all’adeguamento ai cambiamenti climatici, allo sviluppo economico e sociale dei territori rurali, con particolare riferimento a quelli montani. Il Psr 2014-2020 della Toscana, in coerenza con la nuova strategia Europa 2020, è basato su 6 priorità, che si riassumono in: innovazione, redditività, filiere, tutela dell’ambiente, promozione fonti energetiche rinnovabili, integrazione sociale.

I bandi già chiusi
Sono 18 i bandi e le procedure negoziali già pubblicati nel corso di questa prima fase di attuazione del piano. Tra questi da segnalare la partecipazione al bando agricoltura biologica (2.059 domande tutte finanziate) e al pacchetto giovani (oltre 800 domande finanziate). Da segnalare anche la partecipazione alla sottomisura “Investimenti aziende agricole” (472 domande finanziate), ai progetti integrati di filiera (39 progetti finanziati), alla sottomisura relativa alle indennità compensative nelle zone montane (3326 aziende finanziate) .

I bandi attualmente aperti e in apertura
Sono 10 i bandi attualmente aperti con un totale di 42 milioni a disposizione e 14 quelli che saranno aperti entro la fine del 2017 con un ulteriore stanziamento di 94 milioni. Tra le voci di finanziamento: la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (10 mil) la salvaguardia della biodiversità, l’agricoltura sociale, l’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature, il miglioramento della redditività e della competitività delle aziende agricole e anche gli interventi relativi agli strumenti finanziari.

L’altro pilastro della Pac
Gli strumenti che la Pac offre per il sostegno dell’agricoltura sono divisi in due grandi aree: un pilastro è quello dei programmi di sviluppo rurale, ed è quello cui si riferiscono questi dati. L’altro pilastro è quello degli interventi diretti di sostegno al reddito degli agricoltori e degli aiuti al mercato attraverso le cosiddette Organizzazioni Comuni di Mercato, misure per equilibrare gli impatti sui mercati agricoli comuni esercitati da fattori esterni quali le condizioni atmosferiche o un’elevata volatilità dei prezzi. Per questo pilastro le cifre indicano che in Toscana nel 2015 e nel 2016 sono stati effettuati pagamenti diretti e aiuti alle Organizzazioni comuni di mercato per oltre 372 milioni di euro.

COME E’ CAMBIATA L’AGRICOLTURA TOSCANA .L’ ANALISI IRPET

Prima la crisi, poi un lento, ma costante recupero. E così nel 2016 l’agricoltura toscana ha recuperato in buona parte il terreno perduto. E’ ciò che emerge dalla fotografia di insieme del comparto agricolo scattata da Irpet e presentata oggi a Lucca in occasione della conferenza regionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale. Nel 2006 vi era stata l’ultima edizione della conferenza: di qui il termine di raffronto su cui si è concentrata la relazione presentata dal dirigente Irpet Simone Bertini. “Dopo la fase più difficile, tra il 2010 e il 2012 – ha rilevato – nell’ultimo triennio si nota un ritrovato dinamismo da diversi punti di vista: esportazioni, occupazione, valore della produzione, razionalizzazione dei costi all’ interno delle imprese”. Segnali di ripresa, dunque.

Aziende
Meno aziende, ma di dimensioni un po’ più grandi: è questo il cambiamento più significativo che si è registrato negli ultimi dieci anni. Dalle circa 80.000 aziende nel 2006 si è passati alle 70.000 del 2016 (cui vanno aggiunte le 5.200 imprese agro-industriali). Allo stesso tempo la dimensione media aziendale è aumentata, passando da 9 a 10,5 ettari. Per quanto riguarda l’utilizzo della superficie agricola, nell’ultimo decennio si è registrata una riduzione dei seminativi e dei prati permanenti e pascoli, a cui è corrisposto un aumento delle coltivazioni legnose, settore di punta dell’agricoltura toscana.

Le produzioni
Nel confronto con la Toscana del 2006 l’agricoltura e l’agroalimentare toscano hanno mantenuto pressoché inalterati i livelli di produzione e valore aggiunto. Ed è un risultato maturato soprattutto negli ultimi tre-quattro anni. In questo periodo l’agricoltura regionale è proporzionalmente cresciuta rispetto al dato nazionale più dell’intera economia regionale. Attualmente il valore aggiunto di agricoltura e agroalimentare toscano insieme ammonta a 3,2 miliardi di euro, di cui 2 miliardi (pari al 70%) da attribuire alla parte strettamente agricola. Tale valore è prodotto in misura sempre maggiore dalle coltivazioni legnose. Come è facile immaginare il primato spetta al vino (la produzione di vino è aumentata del 20%). Significativo anche il contributo delle produzioni zootecniche (per un valore di oltre 500 milioni di euro), con una redistribuzione tra le tipologie di allevamenti: in aumento pollame e suini in diminuzione bovini, ovini e caprini.

L’export
Nel decennio 2006-2016 il settore agricolo mostra un andamento abbastanza costante, con una contrazione forte nel 2013 (-8%) e una ripresa negli anni successivi (+5% nel 2016). Più favorevole l’andamento del settore alimentare: l’export nell’ultimo decennio è aumentato del 21%. Complessivamente l’export dell’agroalimentare ha un valore di 1,8 miliardi di euro e corrisponde al 7% delle esportazioni toscane, al 6% delle esportazioni agroalimentari italiane. All’interno di questi dati si nota una crescita costante dell’export di prodotti agroalimentari, che rappresentano la fetta decisamente più consistente (1,6 miliardi) rispetto a quella dei prodotti agricoli (221 milioni di euro). Quasi due terzi delle esportazioni toscane ha come paese di destinazione gli Stati Uniti, che importano per il 95% bevande e oli e grassi. Gli altri grandi partner commerciali sono Germania, Regno Unito Francia e Canada.

Le importazioni
Per quanto riguarda le importazioni, nel 2016 la Toscana ha acquistato prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca dal resto del mondo per un valore totale di oltre 300 milioni di euro, che, sommati a 1,24 miliardi di Euro del settore alimentare, delle bevande e del tabacco, corrispondono a un miliardo e mezzo di importazioni di prodotti agroalimentari (l’85% del valore delle esportazioni). Eloquente il raffronto con il 2006: le importazioni si sono ridotte di un quarto. C’è anche qui l’effetto crisi che può aver indotto un lieve mutamento nelle abitudini di consumo delle famiglie toscane, con un effetto sostituzione tra prodotti esteri e italiani.

Gli occupati
Gli occupati in agricoltura sono attualmente 51.000. Dal 2012 il numero di occupati è in costante crescita. Il caso toscano presenta una netta tendenza al rialzo nel grafico delle occupazioni per l’ultimo triennio, e il confronto è ancora più eclatante se raffrontato con il dato delle altre regioni del centro nord. In Toscana si sta investendo molto per incentivare il cambiamento generazionale, data l’elevata età mediana degli agricoltori, che all’ultimo censimento risulta di 62 anni. Oltre la metà degli agricoltori ha più di 60 anni, mentre i giovani sotto ai 40 anni ammontano a meno del 10% del totale. Tuttavia, si stima che le aziende condotte dai giovani abbiano una produttività maggiore rispetto alle altre di circa il 7%.

 

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