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Forteto : la fatica di aspettare il processo

di Leonardo Romagnoli

La trasmissione delle Iene sul Forteto ha dato vita ad una serie di commenti sui social network che definire sconcertanti è un eufemismo. Incitamenti al linciaggio e promesse/auspici di morte si sprecano e , in un momento in cui si discute a sproposito delle critiche urlate alla politica come foriere di violenza, un richiamo  alla razionalità non guasterebbe anche da parte di chi l’indagine la sta conducendo.  L’obiettivo delle Iene( nomen omen) non è quello di fare informazione, perché quello che è stato detto era già conosciuto, ma  di dimostrare la tesi del coinvolgimento politico. Altrimenti che senso ha  voler intervistare con insistenza il sindaco di Vicchio che occupa quella poltrona dal 2009? E’ accusato di qualche complicità dalla magistratura? Lo sono i servizi sociali del comune ? No.  Izzo ha sempre detto di attenersi alle decisioni della magistratura e si comporta di conseguenza a differenza di tanti politici del centrodestra che sulle questioni della giustizia dovrebbero semplicemente tacere. Provate ad applicare alcune affermazioni fatte anche in questa settima da esponenti regionali del centrodestra ai processi in corso contro il loro “capo “ e traetene le conseguenze. Parlare di strabismo giudiziario è fare un complimento. .
 “Adesso è necessario che tutti – a partire dai rappresentanti delle istituzioni politiche – prendano atto della gravità della situazione e si impegnino ai fini della ricerca della verità. Di fronte all’omertà che per troppo tempo ha regnato su quanto accadeva ad Arcore, e a cui oggi si aggiungono minacce e ulteriore offesa ai danni di coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare il “sistema del Bunga Bunga”.Di fronte a questo clima insopportabile è obbligatorio domandarsi come ciò sia potuto accadere, e com’è possibile che nessuno o quasi ne abbia avuto contezza. Voltarsi dall’altra parte o demandare l’intera vicenda all’autorità giudiziaria – come se questa non avesse avuto anche implicazioni politiche – significa condannare una volta ancora le vittime. La Magistratura sta svolgendo egregiamente il suo compito, la politica faccia altrettanto, favorendo la ricerca della verità vera. E lo faccia rapidamente e concretamente. Perché se ad Arcore  per anni e anni è accaduto ciò che hanno denunciato le vittime e che ha portato al rinvio a giudizio di Berlusconi e altre 21 persone, se ciò è rimasto chiuso in poche stanze, non esente da responsabilità è un sistema politico che per lunghi anni non ha permesso di fare chiarezza, negando persino il diritto alla verità”.
Sono frasi della portavoce del centrodestra Stefania Fuscagni e ovviamente il riferimento non è il Sultano ma il Forteto. Un altro esponente regionale ha addirittura parlato di  mezza sentenza dopo la decisione del rinvio a giudizio con il processo fissato al 4 ottobre. Applicando la stessa logica ai politici coinvolti in inchieste avremo un parlamento dimezzato. Come ci insegna l’abc delle procedure giudiziarie il rinvio a giudizio presuppone che ci siano elementi o indizi sufficienti a istruire un processo ma che la colpevolezza debba essere provata dall’accusa nel dibattimento  “al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Dopo il rinvio a giudizio sono successi fatti preoccupanti che hanno riguardato persone coinvolte  nell’inchiesta soprattutto tra gli accusatori di Fiesoli. Gomme  di auto e  cavi telefonici tagliati, una presunta aggressione, su cui i giornali hanno costruito teoremi facili ma non si sa quanto rispondenti al vero. Giustamente le forze dell’ordine e la magistratura si tengono fuori da questo circo e operano solo sulla base dei riscontri oggettivi. Già nei mesi scorsi alcuni ricorderanno atti intimidatori ai danni del sindaco di Barberino che i giornali collegavano direttamente all’udienza preliminare sulle vicende urbanistiche, che poi  ha portato al proscioglimento pieno di tutti gli imputati (salvo questioni “ridicole”). Anche in quel caso non c’era nessun elemento reale al di là delle coincidenze temporali, che sono preoccupanti ma non sono prove da utilizzare per rafforzare un’accusa.

Dopo la trasmissione delle Iene tutti i giornali hanno riportato con evidenza  una lite tra due ventenni della comunità del Forteto , uno fratello di uno degli accusatori e uno figlio di uno degli accusati. Anche qui si sono sprecate generalizzazioni e interventi politici che hanno come unico scopo quello di garantirsi un momento di visibilità. Uno sostiene di essere stato aggredito e cazzottato e l’altro invece  di essere rientrato a casa insieme all’altro dopo aver visto anche lui  la trasmissione  e di essersi avvicinato per chiedergli spiegazioni su un suo messaggio e di essere stato colpito ripetutamente con una cassetta di plastica dura e aver riportato la frattura di una costola. Anche in questo caso sarà la Giustizia e il rapporto dei Carabinieri a definire la questione ma tutti gli altri sembrano aver già emesso la sentenza.

 Il figlio di uno degli accusati  si è chiesto : “A cosa serve da parte di politici e della stampa mettere tutta questa pressione addosso a tanti che , come me, non c’entrano nulla? Perché tutti questi messaggi su Facebok che mi hanno tirato in ballo personalmente senza motivo? Una pressione che serve solo a fomentare conflittualità”. Tutelare le vittime è doveroso come tutelare i “non colpevoli”.

Tutto questo rischia di ripercuotersi negativamente sulla struttura produttiva e sulla Cooperativa ( che non sono oggetto di nessuna indagine) come denota l’insistenza di alcuni organi di stampa sul presunto “clima malsano” che si respira sul posto di lavoro. Che alcuni rapporti possano non essere idilliaci è anche comprensibile ma non risulta dalle  dichiarazioni rilasciate più volte dalle organizzazioni sindacali , che vivono quotidianamente un rapporto con i lavoratori, che all’interno delle attività produttive si siano verificati comportamenti non rispettosi delle normative e degli accordi sottoscritti . Recentemente c’è stato anche un rinnovo dei vertici della cooperativa che ha portato all’ingresso di personaggi esterni in rappresentanza dell’associazionismo cooperativo e  delle aziende conferitrici del latte che sono centinaia in tutta la Toscana. E’ stato un rinnovamento parziale ? Forse sì ma è un primo passo per cercare di non distruggere un patrimonio produttivo la cui rovina  avrebbe ripercussioni non solo per il centinaio di dipendenti diretti ma soprattutto per un indotto che riguarda mezza Toscana.  E’ difficile raggiungere risultati essendo tutti i giorni dipinti come il “mostro in prima pagina”. Il caseificio del Forteto non è una proprietà della cooperativa e un patrimonio per tutto il Mugello dal quale ripartire per rafforzarne il legame con il territorio e creare nuove opportunità di lavoro. La comunità è invece un’esperienza già superata indipendentemente da come andrà il processo. Se volete una mia previsione credo che Fiesoli sarà condannato (non so in che termini) perché il lavoro svolto dalla magistratura è sicuramente  più serio del circo mediatico al quale assistiamo quotidianamente.
Ma a quel momento la cooperativa dovrà essere più viva  che mai.

                                  Leonardo Romagnoli

1.5.13

A proposito di volgari strumentalizzazioni politiche alimentate da una cattiva informazione segnalo la sceneggiata dei fascisti di Casa Pound  davanti al comune di Vicchio.

Forteto, protesta CasaPound (3)

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