Home » Forteto, Bambagioni: “Fiesoli non chiese perdono, si è condannato da solo. Resta la soddisfazione di aver rotto il silenzio”

Forteto, Bambagioni: “Fiesoli non chiese perdono, si è condannato da solo. Resta la soddisfazione di aver rotto il silenzio”

di Leonardo Romagnoli

“La morte di Rodolfo Fiesoli chiude definitivamente una delle pagine più cupe della storia recente toscana: quella del Forteto.” A dirlo è Paolo Bambagioni, già presidente della Commissione d’inchiesta regionale sul caso e oggi consigliere comunale di minoranza a Palazzo Vecchio. Le sue parole arrivano a pochi giorni dalla scomparsa del fondatore della comunità-setta, condannato per violenze e abusi ai danni di minori e ragazzi fragili.

“Fiesoli ha segnato negativamente la vita di molte persone e non ha mai voluto chiedere perdono alle sue vittime”, afferma Bambagioni, sottolineando come l’atteggiamento di negazione e silenzio sia stato la sua condanna morale più grande.
“Si è condannato da solo – aggiunge – non prendendo mai le distanze dai reati e dalle nefandezze commesse”.

Una morte che impone rispetto umano, ma che non cancella il dolore di chi ha subito violenze né il bisogno di verità e giustizia che per anni è rimasto sepolto sotto un muro di omertà e coperture.

Il Forteto cambia pagina

Con la scomparsa di Fiesoli, anche la struttura produttiva legata al Forteto vive un passaggio decisivo: l’azienda è passata di mano, come conferma lo stesso Bambagioni:

“In questi giorni l’azienda ha cambiato proprietà, dopo che anche gli ultimi tentativi di gestione per interposta persona sono falliti”.

Un segnale importante, che conferma la volontà istituzionale e civile di chiudere con il passato e voltare pagina.

“Rompere il silenzio è stato un atto dovuto”

Nel suo intervento, Bambagioni rivendica il ruolo della Commissione d’inchiesta da lui presieduta, che ha portato alla luce verità taciute per anni:

“Rimane la soddisfazione di aver contribuito a dare credibilità alle nostre istituzioni, di aver agito per le vittime e a sostegno della giustizia, rompendo un silenzio che sembrava invalicabile”.

Conclude ricordando che, sebbene la giustizia abbia fatto il suo corso, il vero riscatto passa dalla memoria, dalla trasparenza e da un impegno continuo verso chi ha subito.

Un epilogo che chiude una storia fatta di dolore, ma che lascia anche una testimonianza di verità e giustizia costruita grazie al coraggio di chi ha denunciato e di chi ha ascoltato.

Potrebbe anche piacerti

Lascia un commento

Mostra/Nascondi Podcast Player
-
00:00
00:00
Update Required Flash plugin
-
00:00
00:00