Fondi per le scuole in provincia di Firenze, pochi finanziamenti in Mugello e Valdisieve. Una nota della Cgil

Fondi Pnrr, alle scuole di Firenze e provincia destinati dal Governo oltre 6 milioni di euro ma la Flc Cgil e la Cgil denunciano evidenti incongruenze nella distribuzione: ecco l’elenco dei 36 istituti beneficiati (un terzo del totale). 

 

Lo scorso 24 giugno il Ministero dell’Istruzione ha emanato un decreto con il quale assegna alle scuole italiane 500 milioni di euro di fondi Pnrr, che rappresenta una prima tranche di uno stanziamento complessivo di un miliardo e mezzo relativo alle azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica. Alle scuole di Firenze e provincia sono stati destinati più di 6 milioni di euro.

La cosa è ovviamente di per sé una buona notizia, se non che, andando a esaminare la suddivisione dei fondi, sorgono molte perplessità, che coincidono con quelle espresse a più livelli nei giorni scorsi.

Intanto va sottolineato che dei 107 istituti del nostro territorio metropolitano sono beneficiari degli stanziamenti solo 36 (un terzo del totale), di cui 13 istituti comprensivi e 23 istituti superiori; in secondo luogo nella assegnazione alle scuole emergono evidenti incongruenze. Nel quartiere 4 di Firenze sono destinati fondi Pnrr al comprensivo Pirandello e niente ai comprensivi limitrofi Barsanti, Piero della Francesca e Montagnola-Gramsci; nella zona di Scandicci è beneficiario solo il superiore Russel-Newton e non anche i tre istituti comprensivi; stessa situazione a Sesto F.no, dove riceve fondi solo il superiore Calamandrei e anche in questo caso vengono dimenticati i tre istituti comprensivi. Nella zona fra il quartiere 5 e Campi Bisenzio sono invece interessati tutti i comprensivi del territorio, ma l’intervento si “ferma” all’inizio di via Baracca e non coinvolge le scuole di Novoli, a parte il superiore Sassetti-Peruzzi.

Nell’empolese ricevono fondi 5 scuole superiori su 6 e un solo comprensivo, quello di Castelfiorentino; nel Mugello verrà finanziato il comprensivo di Barberino, ma non quello di Borgo né gli altri, mentre fra le scuole superiori il Chino Chini sì ma il Giotto Ulivi no. Tra il Mugello e la Valdisieve solo il comprensivo di Dicomano riceverà fondi Pnrr.

A sud di Firenze lo stanziamento riguarda i comprensivi di Tavarnuzze-Impruneta, Greve in Chianti e Montespertoli, ma non quello di San Casciano. In Valdarno rientra nell’assegnazione il superiore Vasari ma non il comprensivo di Figline-Incisa né gli altri comprensivi. 

Risulta evidente che le scelte operate dal Ministero non hanno tenuto in alcun conto i contesti sociali in cui sono inseriti gli istituti, altrimenti non si spiegherebbero questi stanziamenti assegnati con modalità apparentemente casuali, che interessano ad esempio istituti collocati in zone residenziali di Firenze, ma trascurano altri situati in quartieri ad alta complessità.

L’esito di tale distribuzione è stato criticato anche dal gruppo di lavoro nazionale voluto dallo stesso Ministro Bianchi, che vede la partecipazione di eminenti personalità come la sociologa Chiara Saraceno, il maestro di strada Marco Rossi Doria, il maestro scrittore Franco Lorenzoni e altri. Essi hanno stigmatizzato il set di indicatori utilizzato dal ministero, estremamente semplificato e ridotto a pochi parametri, e si sono dissociati dal risultato dell’algoritmo ministeriale.

In definitiva il rischio è che tale distribuzione risulti inefficace rispetto all’obiettivo di diminuire le percentuali complessive di dispersione, presenti anche nel nostro territorio fiorentino. Tra l’altro non è chiaro neanche come dovranno essere utilizzati questi fondi e a chi saranno destinati, se al personale docente e Ata oppure a realtà esterne alle scuole.

Ancora una volta siamo di fronte a un atteggiamento superficiale e approssimativo di questo ministero e di questo governo: si utilizzano i fondi del PNRR in modo discutibile ed episodico, non si avvia alcun confronto con il mondo della scuola e le organizzazioni sindacali, non si progetta alcun investimento strutturale su incremento degli organici, né si interviene per ridurre il numero di alunni per classe, aumentare il tempo scuola e innalzare l’obbligo fino a 18 anni.

Lavoratrici e lavoratori continueranno a mobilitarsi – come hanno fatto lo scorso 30 maggio – per chiedere allo Stato di tornare a investire nel sistema scolastico nazionale, per combattere i divari territoriali e le sempre maggiori disuguaglianze. In assenza di un cambio di rotta la mobilitazione sindacale riprenderà a settembre con ancora più forza.

 

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