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Firenze ricorda i Martiri di Campo di Marte: presente anche il Comune di Vicchio

di Leonardo Romagnoli

Si è svolta questa mattina a Firenze la cerimonia di commemorazione dell’81° anniversario dell’Eccidio di Campo di Marte, uno degli episodi più tragici della lotta antifascista in Toscana. Il Sacrario posto sotto la tribuna dello Stadio Artemio Franchi ha accolto rappresentanti delle istituzioni, studenti, associazioni della Resistenza, familiari delle vittime e gonfaloni comunali, in un momento di memoria collettiva e riflessione civile.

Presente anche il Comune di Vicchio, con il sindaco Francesco Tagliaferri, il gonfalone e una delegazione di alunni dell’Istituto Comprensivo locale. Una partecipazione simbolicamente significativa, considerando che quattro dei cinque giovani fucilati il 22 marzo 1944 erano proprio originari di Vicchio.

I loro nomi sono incisi nella memoria della città e della storia: Ottorino Quiti, Antonio Raddi, Adriano Santoni, Guido Targetti e Leandro Corona. Avevano poco più di vent’anni quando furono accusati di diserzione per aver fatto ritorno alle loro case dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rifiutandosi di aderire alla leva imposta dalla Repubblica Sociale Italiana.

La condanna a morte e la fucilazione furono volute da Mario Carità, comandante della milizia fascista fiorentina, come gesto dimostrativo per intimidire la popolazione. Un atto che però non riuscì a spegnere lo spirito di resistenza: appena cinque mesi dopo, Firenze insorgerà e sarà liberata dalle truppe alleate.

“Ricordare significa scegliere da che parte stare”, ha sottolineato il sindaco Tagliaferri, ribadendo l’importanza di coinvolgere le nuove generazioni nel percorso della memoria. La presenza degli studenti di Vicchio è infatti un ponte tra passato e futuro, un modo per non dimenticare e per continuare a coltivare i valori di libertà e democrazia.

La fucilazione dei cinque ragazzi sotto la tribuna dello stadio resta una ferita aperta, ma anche un simbolo potente del sacrificio di chi ha scelto di non piegarsi. Un monito, oggi come allora, a difendere con coraggio la dignità e la libertà di tutti.

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