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Emergenza ambientale sul torrente Rovigo-Santerno: bonificati 170 tonnellate di rifiuti, ma il pericolo non è finito

di Leonardo Romagnoli

Un territorio ferito, una comunità che reagisce e una bonifica ambientale che, pur avendo compiuto passi importanti, resta ancora incompleta. È questo lo scenario che si presenta nella zona del torrente Rovigo-Santerno, dove sono state rimosse 170 tonnellate di rifiuti in seguito a una frana che ha messo in allerta istituzioni, cittadini e volontari.

A lanciare un messaggio chiaro è chi da tempo vigila sullo stato ambientale della zona: il ringraziamento va al Comitato Acque Rovigo-Santerno per il lavoro di sensibilizzazione e denuncia, così come agli enti che si sono attivati per affrontare una situazione tanto delicata quanto complessa. Si parla della Regione Toscana, del Comune di Palazzuolo sul Senio, e del Consorzio di Bonifica incaricato delle operazioni.

Un intervento che ha richiesto uno sforzo collettivo non indifferente: tecnici, operatori e volontari hanno lavorato fianco a fianco per rimuovere una quantità enorme di materiali inquinanti. Un’azione necessaria, ma che da sola non basta a garantire la messa in sicurezza dell’area.

Infatti, i residui più fini della frana sono ancora presenti nel letto del torrente. Il timore è che, con l’arrivo delle prime piene autunnali, questi materiali possano riemergere, aggravando nuovamente l’inquinamento e compromettendo il lavoro svolto finora. Per questo, il richiamo è forte e diretto: il lavoro non è finito e la situazione va monitorata con attenzione.

Al centro delle preoccupazioni, c’è anche la messa in sicurezza del versante franoso. Si tratta di un intervento complesso, che richiederà risorse economiche importanti, quantificate in svariati milioni di euro. Da qui l’appello rivolto allo Stato, affinché si faccia carico dei costi dell’intervento e, qualora emergano responsabilità, anche economiche, si proceda secondo giustizia.

A tal proposito, resta alta l’attenzione sugli esiti delle indagini della magistratura, che potrebbero chiarire eventuali responsabilità dirette nell’accaduto. Nel frattempo, le istituzioni locali non intendono restare a guardare. Come dimostrano le iniziative portate avanti in questi mesi, dal Consiglio comunale aperto di aprile, alla mozione sui siti a rischio ambientale, fino all’ultima interrogazione su Pietramala e la discarica “Culcedra”, un altro nodo critico che presenta forti analogie con quanto avvenuto lungo il Rovigo-Santerno.

La partecipazione della cittadinanza è fondamentale, e il coinvolgimento attivo delle persone sul territorio è un elemento imprescindibile per garantire trasparenza e controllo. Il volontariato, ancora una volta, si conferma una risorsa preziosa: non solo per il supporto operativo, ma anche per il ruolo di sentinella e stimolo all’azione istituzionale.

Noi ci siamo”, è il messaggio che emerge da chi continua a battersi per l’ambiente e per i cittadini. Un impegno che guarda al futuro con la volontà di non abbassare la guardia, consapevoli che solo un approccio condiviso e multilivello può portare a risultati duraturi.

In conclusione, il caso del torrente Rovigo-Santerno rappresenta un campanello d’allarme per tutti i territori esposti a rischi idrogeologici e ambientali. Serve una programmazione efficace, una vigilanza costante e, soprattutto, un coordinamento tra istituzioni, tecnici e comunità locali. Solo così sarà possibile trasformare un’emergenza in un’opportunità di rinascita e tutela del territorio.

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