La Toscana vive una stagione d’oro per la castanicoltura con un incremento del 40% del raccolto grazie alle piogge abbondanti di agosto. È l’analisi di Coldiretti Toscana sulla base del monitoraggio dell’Associazione Nazionale Città del Castagno, che registra la migliore produzione dell’ultimo decennio.
Dopo anni difficili segnati dalla diffusione del cinipide Galleno dal 2008, che aveva quasi azzerato la produzione mettendo a rischio circa novemila aziende agricole a conduzione famigliare, il settore ritrova vitalità. Dal Mugello alla Lunigiana, dalla montagna aretina a quella amiatina: ovunque in regione ritorna il profumo dei castagneti.
Un ritorno dei giovani all’agricoltura. Tanti giovani e imprenditrici hanno scelto di tornare nei boschi per recuperare e valorizzare i castagneti abbandonati, trasformando quella che era una coltura di sopravvivenza in un volano economico turistico ed enogastronomico. Letizia Cesani, Presidente di Coldiretti Toscana, sottolinea il ruolo della multifunzionalità nel permettere nuove opportunità oltre la sola produzione di farina e alimenti derivati.
La Toscana vanta cinque produzioni a denominazione di origine: il Marrone del Mugello e di Caprese Michelangelo, la Castagna del Monte Amiata, e le celebri Farina di Neccio della Garfagnana e Farina di Castagne della Lunigiana. Tuttavia, Coldiretti chiede di difendere il settore dalla concorrenza sleale delle castagne straniere provenienti da Turchia, Grecia, Spagna e Portogallo, aumentando i controlli sull’origine dei prodotti.
Per garantirsi caldarroste fresche e sicure, Coldiretti consiglia di acquistare direttamente dai produttori, dai mercatini Campagna Amica e dalle sagre locali, oppure di partecipare personalmente alla raccolta nei castagneti.

