Caporalato e sfruttamento in Toscana. Nel rapporto Flai-Cgil anche il Mugello

 

Dai campi ai supermercati, la mafia guadagna. E guadagna cifre ingenti: secondo la stima effettuata dalla Coldiretti del business criminale che gira intorno all’agroalimentare, stimato intorno a oltre 24, 5 miliardi di euro.
Non si salva la Toscana. Secondo il V Rapporto agromafie e caporalato, a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil, anche nella nostra regione i rapporti di forza sono tali da consegnare almeno 11.360 lavoratori alle fauci dello sfruttamento del lavoro, rendendoli fragili di fronte all’impatto delle agromafie e del caporalato. Secondo il Rapporto, il contratto d’impiego maggioritario per gli addetti agricoli, anche per la Toscana, è quello a tempo determinato. Gli occupati a tempo determinato sono i due terzi del totale (14.033 su 21.774), mentre gli occupati stabili a tempo indeterminato ammontano al restante terzo (7.741). Se il contratto di lavoro per la gran maggioranza degli addetti è per lo più regolare e interessa l’80,0% del totale (17.413 casi), il restante 20,0% è ingaggiato in forme irregolari. Inoltre, il 65,8% ha retribuzioni conformi agli standard contrattuali ma per l’altro terzo (il 34,2%), al contrario, la retribuzione non è conforme e spesso risulta essere marcatamente più bassa di quella dovuta e negoziata al momento dell’assunzione.

Nell’insieme la componente vulnerabile ammonta realisticamente a 6.180 unità, a cui occorre aggiungere il 23,8% concernente la media di lavoro irregolare stimata dall’Istat per il settore agricolo (al 2018), cioè 5.182 unità. Da queste valutazioni è plausibile che il contingente di lavoratori fragili precari (dal punto di vista occupazionale) e pertanto soggetto a sfruttamento ammonti a circa 11.360 unità complessive. I luoghi dove si assiste alla rapida erosione della legalità e alla corsa rapida dello sfruttamento con ricorso al caporalato, sono in Toscana molti dei luoghi culla delle produzioni agricole più prestigiose, compresa la filiera viti-vinicola. Cominciando dal territorio di Arezzo, San Giovanni Valdarno, Valtiberina con Cortona, Sansepolcro, Badia, Valdarno Casentino partendo da Poppi, Pratovecchio, Ortignano, mentre in provincia di Firenze sotto bersaglio è il Mugello; in provincia di Grosseto emerge la zona dell’Amiata, Arcidosso, Marina di Grosseto, Scansano, Civitella Paganico, Cinigiano, Castel del Piano; nel livornese le zone rosse sono Venturina, San Vincenzo, Castagneto Carducci, Donoratico, mentre in provincia di Siena sotto tiro è l’area del Chianti, Castellina, Montecucco, Poggibonsi, Radda, Castelnuovo Berardenga.

Gli strumenti sono quelli classici -rileva Coldiretti-, estorsione, intimidazione, danni ai campi e agli strumenti di lavoro e peggio. Scopo delle cosche, l’imporre l’utilizzo di specifiche ditte di trasporti, o la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della mancanza di liquidità, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali.

 

fonte StampToscana.it

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