Aree interne: ricompensare i territori che offrono servizi essenziali

Aree interne: ricompensare i territori che offrono servizi essenziali
La proposta del sindaco Omoboni, che prende spunto dall’esperienza del Mugello

I servizi ecosistemici, ovvero tutto quello che la natura mette a disposizione per la vita dell’uomo (dall’acqua al combustibile, dalle risorse alimentari alla regolazione del clima) possono essere la chiave per riequilibrare le disuguaglianze tra città e territori: se ne è parlato recentemente e con grande partecipazione in un webinar di Anci Toscana. Paolo Omoboni, sindaco di Borgo San Lorenzo e responsabile Mobilità dell’Associazione, torna su questo tema con una proposta concreta, fondata su una fruttuosa e positiva ‘esperienza del Mugello: quella di ‘ricompensare’ i territori che offrono servizi essenziali.

“In Toscana i comuni delle Aree Interne rappresentano il 37% dell’intera popolazione e il 72% della superficie dell’intera Regione – scrive Omoboni – In questi territori si assiste a un progressivo spopolamento, con un calo costante di residenti: negli ultimi 40 anni c’è stato un calo dell’11% del numero di abitanti, mentre la Toscana è cresciuta del 6%.

Se vogliamo preservare la Toscana “diffusa”, dobbiamo pensare come invertire queste tendenze, perché il presidio di queste zone significa benessere per tutti. È ormai riconosciuto e appurato che esiste una forte reciprocità tra città e zone montane: l’economia, i cittadini, che vivono nelle aree urbanizzate dipendono, per l’approvvigionamento alimentare, l’utilizzo dei suoli, l’energia, le risorse idriche, l’aria pulita e le materie prime, dai territori meno urbanizzati. Le aree interne quindi forniscono risorse, ma servizi locali e opportunità sono sempre più difficili da mantenere proprio in questi territori, perché costano di più e perché i servizi vengono sempre più messi in discussione da razionalizzazioni che non tengono conto delle specificità territoriali.

“Per questo abbiamo bisogno di politiche e progetti che hanno come obiettivo quello di riconoscere il ruolo e valorizzare questi “servizi ecosistemici” (tecnicamente i “benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano”) – continua Omoboni – Ad esempio il Mugello produce “servizi ecosistemici”, con benefici e risorse essenziali che mette a disposizione per le aree più urbanizzate: quello legato al bosco, che permette di migliorare la qualità dell’aria delle zone più urbanizzate vicine, quello legato all’agricoltura, settore fondamentale nella mitigazione dei rischi ambientali in generale e del rischio idrogeologico in particolare, basata sulla qualità e la tracciabilità dei prodotti, e con una vocazione al biologico, e quello legato alla risorsa idrica. Alcuni studi delle Università di Firenze e Pisa si sono soffermati proprio sul tema idrico, prendendo in considerazione il Mugello quale riserva d’acqua delle aree metropolitane vicine. La ricerca ha confermato come il territorio svolga un servizio all’intera città metropolitana di Firenze.

La strategia, dal punto di vista teorico, è molto chiara: dare un valore economico (i PES, “Payment for Ecosystem Services) ai servizi ecosistemici e riconoscere alle comunità che mettono a disposizione le risorse, e a chi si occupa del mantenimento degli ecosistemi (penso agli agricoltori ma non solo), contributi vincolati agli investimenti sui servizi e strumenti di integrazione al reddito, che permettono alle persone di continuare la propria attività o abitare nelle aree interne. In Bassa Sassonia esiste una tassa (la water penny) il cui gettito, 30 milioni di euro all’anno, si trasforma in pagamenti diretti agli agricoltori che effettuano una serie di azioni a salvaguardia della risorsa idrica come la conversione al biologico, la diminuzione dell’uso dei prodotti chimici, il ripristino di aree umide e di ecosistemi fluviali.

Se garantiamo un investimento per preservare la risorsa idrica, possiamo frenare lo spopolamento e invertire il trend demografico: le zone più urbanizzate avranno benefici, perché i detriti non andranno nei fiumi, perché con la depurazione le acque saranno migliori, garantiremo la risorsa idrica nei rubinetti delle famiglie e nei corsi d’acqua, e ridurremo il rischio di alluvioni. Lo stesso meccanismo può essere riconosciuto per altre risorsi naturali essenziali. Dobbiamo declinare la teoria dei servizi ecosistemici in progetti concreti – conclude il sindaco – Si tratta di sfide da cogliere al più presto per il futuro sostenibile delle aree interne e di tutta la Toscana diffusa”.

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