Saranno trasmessi alla Procura della Repubblica di Firenze gli atti e la relazione finale della commissione d’inchiesta del Consiglio regionale sull’affidamento dei minori in Toscana. Particolare attenzione pende sul gruppo di lavoro che si è occupato della vicenda del Forteto, per il quale sono stati rinviati a giudizio nei giorni scorsi 23 indagati. Tra loro anche il capo fondatore e presidente della comunità Rodolfo Fiesoli (71 anni, detto anche “Il profeta” per il suo ruolo di vertice spirituale di quella che era diventata quasi una setta) che dovrà rispondere di maltrattamenti ed abusi sessuali su minori.E’ il presidente della commissione Stefano Mugnai (Pdl) a darne notizia, presentando il lavoro svolto dalla commissione dopo la discussione in Consiglio regionale. Il presidente ha inoltre invitato la Regione Toscana a ”buttare il cuore oltre l’ostacolo e a costituirsi parte civile nel processo”. Nella relazione, è stato spiegato, la commissione chiede alla Regione ”un sostanziale potenziamento del controllo regionale, e di verificare le responsabilità sugli assistenti sociali dipendenti dalle Asl e dei servizi sociali”.
Sulla vicenda e alcune affermazioni che sono contenute anche nella relazione della commissione del consiglio regionale è arrivata questa precisazione della Regione Toscana.
Allo scopo di tutelare il proprio corretto operato la Regione diffida dal collegare i finanziamenti alla cooperativa agricola Il Forteto ad eventuali favori politici o compiacenze. Il rapporto della Regione con Il Forteto è sempre stato improntato alla massima correttezza e trasparenza.
Alla cooperativa agricola, una delle più importanti realtà economiche del Mugello, sono stati erogati finanziamenti dal 1997 al 2001 per un importo complessivo di 1,2 miliardi secondo i criteri stabiliti dalle normative nazionali ed europee per l’erogazione di fondi alle imprese agricole.
Mentre nel periodo 1999-2010 la Regione ha erogato contributi alla Fondazione Il Forteto per 51mila euro, anche questi con modalità corrette e trasparenti, in base a progetti relativi al disagio sociale dei minori.
Vale la pena sottolineare che gli affidi avvenivano sulla base di decisioni insindacabili del Tribunale dei minori. Ogni collegamento teso a gettare fango sull’attività dell’istituzione regionale è infondato. La Regione, al fine di tutelare la propria immagine, sta anche valutando la possibilità di costituirsi parte civile nel procedimento in corso o comunque di attivare tutte le iniziative necessarie a propria tutela.
Il Consiglio regionale del 16.1.13
Un’illustrazione puntuale, quella del presidente della commissione d’inchiesta Stefano Mugnai che ha toccato i punti salienti della relazione, dall’affermazione che l’obbiettivo dei lavori era capire come sia stato possibile il verificarsi di un così grave corto circuito istituzionale, del mancato rispetto delle normative nazionali e regionali in materia di affido di minori al Forteto, una struttura non deputata a fare accoglienza di minori ma dove in pratica la si è fatta per 35 anni. Mugnai ha ricordato i circa sessanta affidi di minori a persone all’interno del Forteto, alle famiglie cosiddette “funzionali” dopo il 1985, quando Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi, anch’egli fondatore del Forteto, sono stati oggetto di una sentenza di condanna per vari capi d’imputazione. C’è stata una mancanza di presa d’atto dei fatti e delle sentenze. Il presidente ha ricordato che questi fatti drammatici sono potuti accadere perché il Forteto godeva di una serie di relazioni importanti dal Tribunale dei Minori, ad associazioni, alla Regione Toscana, erano corrazzati ha dichiarato. Le testimonianze hanno dato il quadro di una continua ricerca di relazioni da parte di Fiesoli con personalità della politica, della magistratura, della cultura e della comunità scientifica. Il presidente ha evidenziato la necessità di creare un coordinamento tra le istituzioni competenti nell’affido affinché i minori vengano seguiti e l’opportunità che la Regione si costituisca parte civile nel processo, un atto dovuto, un segnale chiaro, le scuse dell’istituzione a quei minori che hanno vissuto questa tragedia.
Secondo il vicepresidente della commissione d’inchiesta Paolo Bambagioni, la politica deve ricercare la verità e sostenere quei giovani che hanno visto travolta la loro esistenza. Le istituzioni devono parlare di questa brutta pagina consumata in una comunità che era portata ad esempio nella bella e civile Toscana. Bambagioni ha ribadito che non bisogna mettere in crisi il sistema dell’affido che opera in modo talvolta eroico sul territorio ma è doveroso capire i motivi di questo fallimento, la Regione deve fare autocritica. Secondo il consigliere è inconcepibile che il Tribunale dei Minori abbia continuato ad affidare bambini a questa comunità dal momento in cui Fiesoli e Goffredi erano stati oggetto di una sentenza di condanna per vari capi d’imputazione. Secondo il consigliere gravi responsabilità sono da attribuire anche ai servizi sociali che non hanno verificato né i requisiti delle famiglie affidatarie né successivamente la vita dei bambini. La regione – ha osservato Bambagioni – ha finanziato il Forteto dandole così credibilità morale, alimentata poi dalle visite di politici e giudici che frequentando la struttura hanno perso la loro terzietà. Bambagioni ha infine ricordato che il sistema di protezione che avvolgeva il Forteto è saltato quando la nuova generazione ha trovato il coraggio di denunciare, quando il bene è prevalso sul male.