A proposito della gestione di Publiacqua una ricostruzione dei fatti degli ultimi vent’anni. Una nota di Italia Nostra

A proposito della gestione di Publiacqua una ricostruzione dei fatti degli ultimi vent’anni

In un articolo apparso sulla Nazione il 14 agosto 2022 il sindaco di Scarperia e San Piero ci racconta che il Mugello ha superato con gli investimenti di Publiacqua negli ultimi anni le problematiche acquedottistiche e ricorda quando nel passato si doveva ricorrere continuamente ad autobotti.

Purtroppo dimentica anche solo di accennare all’enorme disastro creato dalla costruzione delle gallerie della TAV che hanno provocato già nel 2001 lo svuotamento irrecuperabile di falde acquifere essicando le sorgenti di Erci 1 e 2 (Luco Grezzano), la Rocca e le sorgenti di Volpinaia (Scarperia) Le Spugne (Castelvecchio Firenzuola), Il pozzo Casa d’Erci (realizzato l’anno precedente per fronteggiare l’emergenza idrica), I pozzi dell’Incisa (Scarperia), il torrente Carzola (Vaglia), il Fosso della Rocca (Scarperia), le sorgenti di Ca’ di Sotto (Firenzuola), i pozzi del Bagnone (Scarperia), i torrenti Frassineta e Rampolli , il Fosso del Mandrio (Borgo San Lorenzo), il torrente Diaterna (Firenzuola)

Successivamente saranno prosciugate a Firenzuola le sorgenti del torrente Veccione, l’incontaminato corso d’acqua che bagna Moscheta e percorre la famosa Valle dell’Inferno.

Nel mese di agosto del 2001 è stato impattato anche il torrente Farfereta che approvigionava l’acquedotto di Ronta e Panicaglia, frazioni di Borgo San Lorenzo posizionate in un’altra vallata rispetto alle gallerie della TAV . Nel 2003 pure il torrente Ensa ha iniziato a subire drenaggi lungo il suo corso (poco prima dellla Madonna dei Fiumi un tratto di torrente scompariva per finire nella galleria TAV).

Anni terribili in cui la gran parte degli acquedotti di Scarperia, Borgo, Vaglia, Firenzuola non riuscivano più a fornire acqua potabile agli abitanti. Per cui il ricorso alle autobotti garantì con grande difficoltà l’acqua necessaria.

Le associazioni ambientaliste Legambiente, Italia Nostra, WWF insieme con il Comitato Luco Grezzano chiesero ai comuni un referendum sulla costituzione di parte civile ai sensi dell’art. 18 della legge n. 349/86 che recita testualmente: “qualunque fatto doloso o colposo in violazione di disposizioni di legge o di provvedimenti adottati in base a legge che comprometta l’ambiente, ad asso arrecando danno, alterandolo, deteriorandolo o distruggendolo in tutto o in parte, obbliga l’autore del fatto al risarcimento nei confronti dello Stato.”

IL 23 luglio 2002 era pronta la documentazione per la richiesta formale di referendum nei comuni interessati dal danno ma il presidente della regione Martini il 19 luglio firmò a Roma l’ADDENDUM tra Ministero dell’Ambiente e Regione per il risarcimento del danno ambientale provocato dall’Alta Velocità nel Mugello ottenenedo 53 milioni di Euro per interventi di ripristino nel Mugello, nell’area di Sesto Fiorentino e nel territorio dell’Emilia Romagna. Evidentemente la paura della richiesta di Referendum Consultivo sul danno ambientale e l’ulteriore gravissima ferita alla falda idrica dell’Appennino con la fuoriuscita in galleria di 120 lt al secondo, accelerarono l’accordo.

La realizzazione degli acquedotti da parte di TAV era comunque da considerarsi un atto dovuto e non un risarcimento del danno: infatti il danneggiamento di impianti di acqua potabile è reato ed è perseguibile per legge. Già accordi precedenti e prescrizioni emesse anche a seguito del sequestro della magistratura fiorentina prevedevano l’obbligo di realizzazione di nuovi acquedotti.

Ignesti parla di “positiva rivoluzione idrica” quando in realtà fu una corsa a realizzare tubature acquedottistiche che per lo più partivano dai pozzi di Sieve con l’acqua che veniva spinta con pompe fino alle frazioni rimaste a secco: Luco, Grezzano, Panicaglia, Ronta, Sant’Agata, Scarperia, Vaglia, Moscheta …

La Regione Toscana aveva previsto fossero terminati tutti i lavori acquedottistici entro il 2003 (tranne il solo collegamento del pozzo di Fontefredda previsto per il 2004). I lavori furono inspiegabilmente delegati sia dalla Regione che da Publiacqua a Cavet e molti di quei lavori hanno comportato una cattiva esecuzione degli interventi.

Nel 2006 Publiacqua risulta assegnataria di ben 14 milioni di euro dell’addendum ma non ha ancora iniziato nemmeno i lavori più urgenti come la fognatura da Luco a Borgo San Lorenzo. Il torrente Bosso era ridotto infatti a una cloaca a cielo aperto.

Eppure Publiacqua ha iscritto i lavori nel proprio piano operativo 2005 – 2007 che ha ricevuto il parere evidentemente favorevole dell’ATO che gli ha altresì concesso un aumento sulle tariffe dell’acqua nel 2006 e 2007 di circa il 6,7%.

Nel piano operativo di Publiacqua ad esempio sono iscritti i seguenti lavori finanziariamente a carico di TAV:

  • Collettori fognari Ronta/Panicaglia/S. Maria a Vezzano nel 2005: € 3.100.000 (sono iniziati i lavori del tratto finale del collettore anche se non fa parte dell’area impattata solo per portare l’acqua alla frazione di Santa Maria)

  • Convogliamento reflui Luco – depuratore di Rabatta nel 2005 € 900.000 , nel 2006 € 800.000

  • Acquedotto Scarperia San Piero nel 2005 € 550.000, nel 2006 € 450.000 (non si sa nulla)

  • Acquedotto Carlone – Vaglia tutto nel 2005 € 900.000 (non si sa nulla)

  • Collettore Vaglia San Piero tutto nel 2005 € 1.400.000 (non si sa nulla)

Ogni iniziativa prevista è stata più volte faticosamente sollecitata e le realizzazioni si sono protratte per oltre 15 anni. Anche il Sindaco di Scarperia e San Piero ammette che “gli interventi programmati non sono stato certo realizzati in modo rapido”

Il collettore fognario di Panicaglia è infatti inziato solo alla fine del 2014 mentre quello di Ronta nel 2020.

L’allacciamento al depuratore di Rabatta ha comportato anche l’inizio degli esborsi a favore di Publiacqua della tariffa di depurazione da parte degli abitanti di Luco e Panicaglia. Più volte sono stati richieste le date di collaudo degli impianti per avere le certezza di non pagare indebitramente le richieste di rimborso. Ne’ Publiacqua nè il Comune hanno mai fornito quanto richiesto.

E comunque Publiacqua non può certamente essere difesa per comportamenti corretti nei confronti della gestione di un bene comune: le perdite quotidiane sono una costante e le modalità di intervento molto discutibili: continue aggiustature sulla stessa tratta acquedottistica che evidentemente è usurata. Iniziative costose e non risolutive: qualsiasi cittadino nella propria proprietà avrebbe già sostituito l’intera tubazione.

Ed infine voglio ricordare che nel 2011 c’è stato un referendum nel quale 27 milioni di italiani hanno detto chiaramente che l’acqua deve essere gestita in forma pubblica e partecipativa e che, nella sua gestione, non si devono fare profitti. Ebbene pur in anni di terribile pandemia l‘assemblea dei soci Publiacqua in data 29 aprile 2021 ha approvato il bilancio di esercizio 2020, deliberando una distribuzione di utili pari a euro 16.621.279 .

Nel 2022 ha deliberato una distribuzione di utili ai soci (compreso ovviamente quello privato di ACEA- SUEZ) relativi al 2021 di 8 milioni di euro.

Piera Ballabio – Italia Nostra Firenze

One thought on “A proposito della gestione di Publiacqua una ricostruzione dei fatti degli ultimi vent’anni. Una nota di Italia Nostra

  1. Grazie per le precisazioni puntuali e doverose, nel rispetto di noi cittadini e del nostro territorio ferito.