Beni comuni:la commissione regionale licenzia la proposta di legge quadro

Beni comuni:la commissione licenzia la proposta di legge quadro

La commissione Affari istituzionali, presieduta da Giacomo Bugliani, ha licenziato il testo presentato da Eugenio Giani. Enrico Rossi, Tommaso Fattori, Elisabetta Meucci, Serena Spinelli, Giacomo Giannarelli, Monica Pecori, Leonardo Marras e lo stesso Bugliani.

E’ una legge quadro, con una disciplina di principio per il governo collaborativo dei beni comuni e del territorio, quella che la commissione Affari istituzionali, presieduta da Giacomo Bugliani (Pd), ha licenziato questo pomeriggio con l’astensione dei consiglieri del centrodestra. La proposta di legge è stata presentata dai presidenti Eugenio Giani ed  Enrico RossiTommaso Fattori (Sì-Tosc), Elisabetta Meucci (ItaliaViva), Serena Spinelli (misto), Giacomo Giannarelli (M5S), Monica Pecori (misto), Leonardo  Marras (Pd) e lo stesso Bugliani.

L’obiettivo è quello di rendere sempre più effettiva la promozione di autonomia civica e sussidiarietà sociale. Su quest’ultima, in particolare, si ricorda nel testo come lo Statuto della regione Toscana recepisca il principio di sussidiarietà orizzontale (sancito dall’articolo articolo 118, quarto comma, della Costituzione) come principio di sussidiarietà sociale stabilendo, all’articolo 58, che la Regione opera per avvicinare nella più ampia misura ai cittadini l’organizzazione della vita sociale e l’esercizio delle funzioni pubbliche. Con l’articolo 59, inoltre, la Regione favorisce l’autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro aggregazioni per il diretto svolgimento di attività di riconosciuto interesse generale, stabilendo che l’attuazione del principio della sussidiarietà sociale è da considerarsi come funzionale al miglioramento del livello dei servizi, al superamento delle disuguaglianze economiche e sociali, a favorire la collaborazione dei cittadini e delle formazioni sociali.

La proposta di legge costituisce uno dei primi casi in cui un’iniziativa normativa in materia di beni comuni si colloca sul livello istituzionale regionale. In particolare, si tratta di un testo organico, che potrà vedere attuazione su tutto il territorio regionale, lasciando spazio a eventuali regolamenti comunali che intendano integrare e dettagliare la disciplina di fonte legislativa. Si prevede, inoltre, un momento di confronto tra Regione, cittadini attivi e enti pubblici che hanno sottoscritto patti di collaborazione anche al fine di valutare eventuali aggiornamenti della normativa. Sarà un regolamento a specificare le modalità di attuazione.

E’ stato il consigliere Tommaso Fattori (Si-Tosc) ad illustrare il testo, sottolineando che la Regione Toscana riconosce, promuove e sostiene l’iniziativa autonoma di tutte quelle formazioni sociali che perseguono finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, senza fine di lucro, e svolgono attività di interesse generale. In particolare si precisa che ai fini della legge i beni comuni sono beni materiali, immateriali e digitali che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali della persona, al benessere individuale e collettivo, alla coesione sociale e alla vita delle generazioni future.

Il cuore della proposta è la disciplina dei criteri della collaborazione tra cittadini attivi, enti regionali, enti locali e altri soggetti privati. Essa contiene tutte le norme di principio che guidano cittadini attivi, pubbliche amministrazioni e altri soggetti privati, nonché operatori del diritto e interpreti, nell’attuazione e nella comprensione della legge.  In questa prospettiva si dispone sulla cittadinanza attiva, intesa come singoli o attraverso formazioni sociali, e sullo stato di abbandono degli immobili prevedendo la costituzione, da parte della Giunta regionale, della banca dati pubblica dei beni comuni. Si definiscono, inoltre, in modo dettagliato   i “patti di collaborazione”, ovvero l’accordo con cui i cittadini attivi, i proprietari dei beni comuni e gli enti pubblici organizzano, in maniera cooperativa e senza fine di lucro, gli interessi relativi alle utilità generate dal bene comune, programmando e progettando insieme le attività di cura, gestione collaborativa e rigenerazione, ossia il recupero dei beni comuni, con caratteri di inclusività e integrazione.

La Regione e gli enti locali possono disporre esenzioni ed agevolazioni a favore dei cittadini attivi che svolgono attività nell’ambito dei patti di collaborazione. La Regione, entro diciotto mesi dall’entrata in vigore della legge, organizzerà un incontro pubblico per promuovere un confronto tra i cittadini attivi e i rappresentanti degli enti pubblici che hanno sottoscritto patti di collaborazione, anche al fine di valutare gli effetti della legge e acquisire eventuali proposte di modifica.

“Soddisfazione piena, da un punto di vista politico ed istituzionale – ha affermato Leonardo Marras (Pd) – E’ stato fatto un lavoro enorme. Solo pochi mesi fa sembrava impossibile giungere a questo testo, che nasce da un compromesso, nel senso più alto del termine, e da una larghissima condivisione, come attestato dalle firme dei presentatori”.
Alla sua soddisfazione si è unito Gabriele Bianchi (misto). “Con questa legge ci poniamo ad un livello di eccellenza internazionale – ha aggiunto Massimo Baldi (Italia Viva) – Sono entusiasta di ciò che abbiamo fatto. Si può parlare dei beni comuni senza aspetti mistici, fumosi, ma come tipologia di un bene né pubblico, né privato, che permette di fare della partecipazione un elemento fondamentale”.
Voto di astensione è stato dichiarato da Marco Casucci (Lega): “E’ un tema importante – ha detto – ma che non ci entusiasma” .

Uff.Stampa CR

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