Water war, ovvero tutti pronti alle guerre dell’acqua?

Water war, ovvero tutti pronti alle guerre dell’acqua?

Mentre il deserto avanza, i ghiacciai si sciolgono e le nazioni cominciano a muovere gli eserciti per il controllo di una delle risorse chiave per il futuro del pianeta, un libro ci spiega cosa ci attende. Perché l’acqua è ovunque e, soprattutto, di tutti

Tuttogreen da www.lastampa.it/tuttogreen

Il pianeta Terra è composto per il 70% d’acqua, come ci ricorda Vandana Shiva – attivista vincitrice del Right Livelihood Award, il Nobel alternativo, del 1993 – nella prefazione dell’Atlante geopolitico dell’Acqua. Water grabbing, diritti, sicurezza alimentare ed energia (Hoepli, 29,90 euro) progetto grafico di F. Fragapane, cartografia R. Pravettoni, testi di E. Bompan-M. Iannelli.

Il genere umano risiede su ciò che emerge. Tutte le attività, i residui, l’impatto che siamo riusciti – nel bene o nel male – a originare proviene da questa vita residua. Abitare. La superficie della Terra. E noi, il popolo emerso.

Partono da qui gli autori dell’Atlante un poderoso volume, oltre 200 pagine di dati, infografiche, approfondimenti su uno dei temi più importanti dei prossimi anni.

La lotta per l’accaparramento del bene più prezioso. L’oro blu, acqua verde, acqua grigia, elemento chiave per comprendere i prossimi assetti geo-politici mondiali. Degli assetti climatici, che sempre di più sono e saranno politici. Il futuro di tutte le specie sul pianeta.

Le nazioni si mobilitano, le grandi multinazionali si muovono nel sottobosco di un mercato in crisi, mentre all’orizzonte l’Antropocene avanza assieme ai deserti e le guerre, i conflitti si espandono, sotto i granelli di sabbia del Sahel, lo scioglimento dei ghiacciai del Lhotse Shar, lo spessore bianco del mondo si assottiglia e, con esso, la membrana che ci protegge.

Diviso in 14 sezioni (da #Sfera blu a #Acqua in bottiglia, da #Agricoltura e sicurezza alimentare a #Mega dighe) il volume, dal formato quadrato, analizza i sistemi complessi percorsi dall’acqua. Territori, occupati o meno. Uso industriale. Diluizione, de carbonizzazione. Economie ciambella e crisi del consumismo. Molti sarebbero i dati da riportare per far quadrare il cerchio, pure la domanda è una. Perché parlare di acqua, oggi?

«Perché l’acqua è un bene essenziale che diventerà prioritario», racconta Marirosa Iannelli, Presidente di WGO-Water Grabbing Observatory e co-autrice dei testi: «Che le temperature medie stagionali siano in rialzo è ormai un dato di realtà scientificamente provato, ciò comporta un aumento dello scioglimento dei ghiacciai, ma non solo: l’innalzamento del livello dei mari», continua Iannelli che è anche progettista ambientale specializzata in cooperazione internazionale e water management: «I dati proiettati nei prossimi anni, più o meno il 2050, parlano di un aumento delle acque fino a un metro in più, ciò significherà che a rischio saranno le città costiere, le isole, cosa accadrà agli oceani».

In una delle mappe dell’Atlante, in effetti, si vede con chiarezza quali le aree del mondo a forte rischio proiezione: «Rispetto all’innalzamento dei mari – continua Iannelli – uno dei paesi più sofferenti sarà l’Asia, ma anche Venezia, le isole del Mediterraneo come Lampedusa, se non si prendono misure di adattamento delle risorse idriche diventerà un problema enorme».

Gestione delle acque, aumento delle temperature, scarsità idrica
Anche perché per il Presidente di WGO (watergrabbing.com): «Nei prossimi anni farà più caldo, ci saranno periodi siccitosi maggiori, pioverà di più, ma per meno giorni; e quando pioverà sarà sempre più impattante, lo vediamo già adesso con il fenomeno ribattezzato bombe d’acqua quando il terreno non è più capace di assorbire l’acqua tutto si allaga», e continua l’analisi la water manager: gestire le acque è la sfida del futuro. Gestirle correttamente, sapendo che è un bene che andrà sempre più scarseggiando, e la soluzione deve tenere in considerazione vari livelli: agricolo, domestico, politico, industria».

Come fare?
«Da un punto di vista giuridico, occorre tornare a una gestione dell’acqua pubblica attraverso leggi», rammenta Iannelli: «La Legge per l’acqua pubblica venne indetta attraverso il referendum del 2011, ma di fatto non si è mai concretizzata: 27 milioni di italiani, di cittadini espressero la loro volontà a che il servizio fosse gestito in maniera pubblica. Oggi invece Milano, e poche altre città, è l’unica con gestione totalmente pubblica». Ma specifica l’autrice dell’Atlante: «Il punto non è essere a priori contro il privato, il punto è il più ampio concetto di accaparramento idrico», ovvero: «Oggi le multinazionali captano alla fonte, con un costo irrisorio di 2 millesimi di euro al litro, e rivendono a 2 centesimi. In questo modo l’acqua è più che svenduta. Mentre invece alla luce di quanto detto, del futuro strategico dell’acqua occorre far rientrare il valore dell’acqua tra i beni comuni, usando l’avanzo di bilancio per ammodernare le reti idriche».

Inoltre. Altri comportamenti virtuosi, nel quotidiano: «Usare e bere l’acqua del rubinetto, evitando il consumo di plastica», e qui i dati parlano di 9 milioni di bottigliette consumate solo nell’ultimo anno, di cui solo il 30% viene riciclato.

«Abbiamo da poco lanciato la campagna #StopAcquaInBottiglia ma il punto è diventare consumatori attivi. Noi cercheremo di lavorare a fianco delle amministrazioni». La verità è che come società, così anche in politica: «Siamo a un periodo transizione, lo stesso dovremo convincere le regioni, ma anche a livello nazionale, che l’obiettivo è l’ammodernamento infrastrutture, il passaggio da 2 millesimi a 2 centesimi di euro per la captazione ai privati, manovra da cui si guadagnerebbero 300 milioni di euro l’anno; e in più, lo sviluppo della water technology applicata ai più importanti ambiti di ricerca».

A livello mondiale, chiude infine Iannelli, ci sono 2 scenari critici: «Oggi, il continente che soffre di più la carenza d’acqua è l’Africa, in alcune zone c’è, il punto sono le guerre per l’accaparramento e l’assenza di infrastrutture». Il secondo worst case: «In proiezione è l’Asia, dove a fronte di un aumento della popolazione, stanno aumentando anche i consumi di cibo, in India e Cina per esempio il nuovo benessere sta comportando un aumento nel consumo di carne, che è fortemente idrovora». Per non parlare: «Dell’ulteriore problema della necessità di avere acqua per fini medici-salute, in India più del 51% delle zone rurali non hanno acqua pulita, si muore ancora di tifo e diarrea». Nel 2019.

La campagna #StopAcquaInBottiglia però lanciata da pochi giorni ha già riscosso molte adesioni: «Viviamo in un momento di politica internazionale complicata per l’ambiente: Trump, Bolsonaro, Putin, eppure sta aumentando la responsabilità dei singoli, dei cittadini, di ognuno di noi». In ogni parte del mondo.

«La strada è lunga», ma il Presidente di WGO auspica: «Il vero obiettivo è arrivare a stabilire una volta per tutte il diritto all’acqua», e il 22 marzo 2020 sarà l’anniversario della decade della risoluzione ONU GA/10967 che sancisce l’acqua “un diritto umano universale e fondamentale”.

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