Un virus sociale e antidemocratico?

Un virus sociale e antidemocratico?

Una volta terminata l’epidemia da coronavirus bisognerà riflettere con attenzione su vari temi che questa situazione eccezionale ha messo in evidenza.

Prima di tutto la sanità pubblica che negli anni ha subito tagli che ne hanno limitato la capacità di intervento e di risposta alle necessità dei cittadini. Oltre a questo bisogna anche decidere come impiegare le maggiori risorse che saranno necessarie, se in strutture ospedaliere o in strutture e attività diffuse sul territorio, in ogni caso incrementando il numero delle persone impegnate per la tutela della salute, dalla ricerca scientifica e medica fino all’ultimo degli ausiliari.
La sanità non è solo un importante settore di spesa ma anche un elemento che crea ricchezza diretta e indiretta, fondamentale per il benessere di una nazione.

Un secondo aspetto che andrà valutato è quello relativo all’impatto che profondi sconvolgimenti ambientali, cambiamenti climatici, inquinamenti diffusi hanno nello sviluppo, prima, e nella proliferazione, poi, di tali agenti patogeni e virus.

La correlazione tra inquinamento atmosferico ed infezioni delle basse vie respiratorie è ormai scientificamente dimostrata. E’ un fattore che aggrava la situazione infettiva senza alcuna ombra di dubbio”, dice Giovanni Ghirga, membro dell’Associazione medici per l’ambiente. Il 19 febbraio ha scritto una lettera pubblicata dal British Medical Journal, sottolineando l’esistenza di un comune denominatore tra l’esplosione in Cina, Sud Corea, Iran e Italia del nord: tutte aree dove l’indice di qualità dell’aria è molto basso.Una ricerca della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) ha già trovato una risposta: esaminando i dati delle centraline che rilevano lo smog e in particolare il superamento dei limiti di legge, ha potuto trovare una correlazione con il numero dei casi di persone infettate dal Covid-19. Le curve dell’infezione hanno avuto delle accelerazioni, a distanza delle due settimane necessarie alla manifestazione, con i livelli più alti di polveri sottili.”.(M.Bussolati, 18 marzo 2020 ).

In un’interessante intervista su La Lettura del Corriere David Quammen , autore del libro “Spillover” del 2012 (edito in Italia da Adelphi nel 2014), che descriveva già allora nel dettaglio cause e modalità dell’attuale emergenza sanitaria, spiega che le pandemia rischiano di essere più frequenti: “ tutto ha un’origine : i nuovi virus diffusi nella popolazione umana provengono da animali selvatici. Gli ecosistemi terrestri ospitano numerose specie animali, ognuna delle quali è portatrice di patogeni unici e peculiari. Nel momento in cui si distruggono le foreste per ottenere legname o ricavare metalli, oppure si uccidono centinaia di specie per uso alimentare o per immetterle sul mercato, si espone il genere umano a tutti questi virus: offriamo cioè loro l’opportunità di trasferirsi dagli ospiti animali alla nostra specie. Negli ultimi decenni queste attività sono aumentate in maniera esponenziale; tutto ciò ha rotto l’equilibrio dell’ecosistema e interferito prepotentemente con quello della vita animale. Come se non bastasse, la popolazione umana è aumentata fino agli attuali 7,7 miliardi: è una polveriera se si considera anche la facilità di movimento di un mondo globalizzato. Tutti questi fattori hanno contribuito ad aumentare il rischio di frequenti spillover, ossia invasioni di nuovi virus nelle nostre società”. Nonostante tutto Quammen è ottimista e inviata alla collaborazione internazionale ricordando però che “ è giunto il momento di ritrovare l’umiltà e capire come trattare con il massimo rispetto il resto del mondo vivente”.( sullo stesso argomento Sonia Shah ” Contro le pandemie, l’ecologia” su Le Monde Diplomatique di marzo 2020)

Un terzo aspetto riguarda senza dubbio l’organizzazione del lavoro e dell’economia che dovranno essere valutate sulla base del principio del benessere collettivo e della salute dei cittadini. “ Bisogna prendere atto che il rapporto irrisolto tra produzione e salute fa parte di un altro rapporto, quello tra lavoro e democrazia”(E.Mauro)

Infine ci sono i rapporti interni alle comunità e soprattutto la tutela dei valori democratici stabiliti dalla costituzione. Le restrizioni alle libertà personali operate a suon di ordinanze e decreti senza nessun dibattito o conferma parlamentare sono state molto pericolose, anche se necessarie, perchè hanno lasciato spazi di discrezionalità nell’applicazione delle norme quando non hanno dato luogo a veri abusi di potere. Proclami oscuri , li ha definiti Sabino Cassese, che si accavallano tra decreti del presidente del consiglio, ordinanze dei vari ministeri a cui si aggiungono gli atti dei presidenti delle regioni o dei sindaci. Sarebbe stato più serio un solo decreto concordato con il Presidente della Repubblica scritto in italiano e senza quell’oscuro orpello burocratico che rende le leggi e i provvedimenti della pubblica amministrazione italiana incomprensibili a un non addetto ai lavori. I provvedimenti legislativi e ancora di più atti che richiedono una conoscenza diffusa da parte della popolazione devono essere brevi ( quando possibile), chiari, senza cavilli interpretativi tali da poter essere compresi da un normale cittadino senza bisogno di consultare un avvocato o un esperto qualsiasi. Nel 1993 l’allora ministro della Funzione Pubblica Cassese produsse un “ codice di stile” per le amministrazioni pubbliche che è rimasto , in gran parte , lettera morta.

La costituzione consente limitazioni della libertà per la tutela della salute, tuttavia – ha scritto Francesco Pallante – il nesso tra la situazione emergenziale e le misure adottate per farvi fronte deve essere rigorosamente individuato, dimodoché le misure stesse possano essere valutate come proporzionate e idonee a superare l’emergenza (indicazioni in tal senso sono rinvenibili nella sentenza n. 127/95 della Corte Costituzionale)” e ammesso che siano appropriate “ come possiamo valutare quando sarà venuto il tempo prima di allentarle e poi di farle venire meno?(…) avere fiducia nel governo non significa rinunciare al controllo critico della sua azione”(…) è opportuno che il governo coinvolga il più possibile gli altri organi costituzionali nella gestione della situazione- per esempio utilizzando lo strumento del decreto legge che necessita della conversione parlamentare, o i decreti del Presidente della Repubblica, che richiedono l’emanazione del Capo dello Stato- e che il Presidente del Consiglio dei ministri, nelle cui mani si va accumulando un potere senza precedenti, rifugga da ogni tentazione di personalismo”.

Come ha notato il costituzionalista Francesco Clementi su Vita questa situazione ha creato tre grandi asimettrie :
– La prima è colpa del governo. Lo smodato uso dei Decreti del presidente del consiglio dei ministri invece del Decreto legge ha di fatto aggirato il Parlamento ed escluso il controllo da parte del Capo dello Stato;

– Il secondo elemento è il conflitto permanente tra lo Stato e le Regioni figlio di una logica che come vizio di fondo ha il non aver sciolto il nodo delle autonomia ha mandato in crisi il del titolo V della Costituzione;

– Terzo elemento sono le asimmetrie tra le Regioni e i sindaci, le cosiddette ordinanze sindacali. Che hanno frammentato ulteriormente le decisioni.

Una mancanza di coordinamento che si è notata anche in situazioni marginali come quella mugellana.

La comprensibile paura che si è diffusa nella popolazione, la difficile comprensione sia dello sviluppo della malattia sia dei tempi del suo superamento alimentano anche comportamenti che niente hanno a che vedere con la corretta attenzione alla non diffusione del virus come la caccia al podista o le offese a chi si sposta per motivi di lavoro. Per cercare di fermare eventuali comportamenti scorretti ci sono procuratori che addirittura arrivano a paventare condanne fino a 12 anni per attentato alla salute pubblica e sindaci che non passa giorno che non citino l’art.650 del cpp.

La minaccia d’una sanzione penale, per quanto solo simbolica essa possa essere, implica come esito necessario e molto concreto la mobilitazione dell’apparato repressivo dello stato, che quella minaccia ha il compito di tradurre in pratica.- ha scritto il giurista Luca Casarotti – Più è ampio lo spettro dei comportamenti minacciati di sanzione, più è ampio lo spazio d’intervento dell’apparato repressivo. E più è ampio lo spazio d’intervento dell’apparato repressivo, più chi ne fa parte si sente investito d’autorità e libertà d’azione. Più a lungo si protrae il tempo in cui ciò accade, più quest’intervento viene normalizzato. E più quest’intervento viene normalizzato, più i confini dell’emergenza si dilatano fino a non potersi distinguere da ciò che emergenza non è.
In questo modo si rischia di finire in una democrazia post totalitaria che la paura e sulla paura si fonda – ha scritto Donatella di Cesare -ecco allora il circolo perverso di questa fobocrazia, suspence e tensione si alternano in una veglia permanente, ij un’insonnia poliziesca, che provoca incubi, abbaglia, allucinazioni(…) ma questa fobocrazia ha una presa provvisoria e rischia a sua volta di essere destituita e detronizzata dall’ingovernabile virus sovrano che vorrebbe governare”.

Oggi abbiamo la responsabilità – ha scritto il direttore dell’Espresso Damilano – di accettare tutto in nome della salute pubblica, abbiamo il dovere civile di tutelare la nostra sicurezza dal contagio e quella di chi ci sta accanto, accettando i sacrifici individuali che ci vengono imposti, ma abbiamo anche il diritto di dire che restiamo vigili e che ci stiamo accorgendo di quanto succede, che l’Italia, democrazia repubblicana e costituzionale, ha dentro di sé, nella sua storia, nelle sue reti sociali e nel suo pluralismo, nel suo senso di cittadinanza le risorse di popolo per affrontare l’emergenza”.

Insomma si deve trattare di una parentesi irripetibile perchè non si radichi l’idea che la democrazia e i diritti della persona possono essere limitati per un più grande interesse generale. “ La debolezza della cultura liberale in questo Paese e il ricordo del passato regime inducono a molta cautela quando si toccano i diritti (P.Ignazi).

Leonardo romagnoli

24.3.20

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