UMORISMO E SATIRA IN MUGELLO (1912-1914) parte prima

Nel numero di dicembre del 1980 di Al Contrario pubblicai una ricerca che riguardava le riviste satiriche in Mugello tra il 1912 e il 1914. Spesso quando studiavo alla Biblioteca nazionale passavo più tempo a ricercare materiale riguardante la storia mugellana che non ad approfondire l’argomento della mia tesi, che infatti non ho mai portato a compimento.
Tra le tante cose trovai curioso il fenomeno di alcune riviste satiriche che prima della Grande Guerra animarono il panorama politico locale.
Si trattava anche di un aspetto poco studiato della battaglia politica tra fine ottocento e inizio novecento se si escludono alcune ristampe de “L’Asino” (1892/1925) avvenute nel 1970 e le biografie di De Micheli su Scalarini del 1962 ristampata nel 1978 e di Galantara di G.D. Neri del 1965 ristampata da Feltrinelli nel 1980.
Nel 1982 venne pubblicato un numero della Rivista storica “Movimento operaio e socialista” dal titolo “Il capitalismo in cilindro e bombetta – la satira nella stampa operaia” che conteneva un saggio di Franco Andreucci su “Fra il pianto e il riso, la satira e l’umorismo dei socialisti italiani nel periodo della Seconda Internazionale”.(LR)

UMORISMO E SATIRA IN MUGELLO (1912-1914)

Lotta politica, anticlericalismo e socialismo in alcuni giornali locali

Presentazione

Nel periodo antecedente il primo conflitto mondiale ci troviamo di fronte in tutta Italia ad un fiorire di pubblicazioni, le più diverse, che denotano la vivacità politica e culturale del dibattito nel nostro paese. E’ un fenomeno dal quale non è esente neppure una zona marginale come il Mugello che , per le sue dimensioni geografiche , ha una tradizione editoriale di tutto rispetto.
Nella nostra zona si tratta in gran parte di pubblicazioni cattoliche e filogovernative, tese ad ostacolare la penetrazione del socialismo nelle campagne.
Non dimentichiamo poi che nel 1912 fu stipulato il famoso “Patto Gentiloni”, secondo il quale, nei collegi dove si profilava la vittoria di un candidato socialista o repubblicano, i cattolici avrebbero votato per il candidato governativo che , però, a sua volta di impegnava ad abbandonare i temi classici della battaglia laica quali il divorzio e l’abolizione delle scuole religiose. Questo accordo veniva ad istituzionalizzare una situazione ( i gruppi elettorali cattolici) che di fatto era già presente anche in Mugello : nel 1892 il “Messaggero del Mugello” nel numero del 9 ottobre (prima delle elezioni ) affermava che “ non si farà mai paladino di candidati vagheggianti idee sovversive e socialistiche nel senso odioso che oggi danno generalmente e giustamente a queste parole”. Ma se certamente la stampa moderata e cattolica aveva un ruolo predominante, non mancavano però le eccezioni, come erano appunto alcuni giornali satirici che , pur avendo avuto una vita piuttosto breve, sono molto significativi per comprendere gli umori politici del periodo che certamente risulterebbero falsati dal solo esame delle riviste “storiche” più diffuse.
Infatti, per fare un esempio, la propaganda per l’astensione dal voto alle comunali di Borgo San Lorenzo del 1914 de “La Fischiata” rispecchiava i sentimenti di una parte considerevole degli elettori , così come quella del “Messaggero del Mugello” in favore del “discusso” maresciallo Pecori Giraldi. Alle elezioni si recò a votare appena il 55% degli aventi diritto, gli altri si rifiutarono di scegliere nobilotti che di differente avevano solo il nome e che molto spesso si riunivano in una stessa lista popolarmente conosciuta come “il Minestrone”.

Dall’altra parte anche limitarsi allo spoglio delle pubblicazioni dell’epoca non ci permette di dare un quadro completo della situazione, basti pensare che la diffusione di certa stampa era limitata a gruppi ristretti e non è un dato certamente da trascurare l’alto grado di analfabetismo che era presente tra le masse popolari, in special modo di campagna, prima della “grande guerra” e soprattutto in zone marginali come il Mugello.

L’uso della satira come elemento di propaganda e di battaglia politica si può dire che abbia contraddistinto, alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX, la sinistra , intesa nel senso più ampio ,e quindi non solo socialisti , anche se questi ultimi primeggiarono in spregiudicatezza. Non era solo satira scritta ma anche illustrata, dove il tratto pungente di un Galantara riusciva a trasmettere più contenuti di un saggio di Turati anche se ovviamente in modo rozzo e superficiale.
A decine fiorivano in tutta Italia fogli di questo genere e molte volte erano legati allo svolgimento di singoli avvenimenti elettorali e non , come poteva essere , per esempio, la visita dello Zar di Russia.

In fondo un po’ tutti si rifacevano al modello de “L’Asino” che dal 1892 era il dominatore incontrastato di un certo tipo di pubblicistica. Il suo populismo socialisteggiante, il suo anticlericalismo si ritrovano trasportati , per quanto possibile, in ambiti locali , dove il bersaglio diventa il notabile o il prete crapulone o qualche istituzione ad essi collegata. Se in altre parti d’Italia, soprattutto nelle grandi città e nelle pianure del nord, il socialismo già da tempo aveva una presenza attiva e organizzata anche nella stampa, in zone come quella mugellana è invece una presenza latente che non ha ancora trovato forme stabili di aggregazione, dove gli ideali dell’Internazionale si fondono molto spesso con tendenze mazziniane e risorgimentali.

Quindi l’importanza di certe pubblicazioni sta anche nel farci capire che esisteva una parte non indifferente della popolazione (artigiani, lavoratori dipendenti, commercianti) che era stanca dei “rappresentanti della vecchia aristocrazia mugellana che non ha un solo uomo che si imponga per doti di mente e di cultura” e cercava di dar vita ad esperienze culturali indipendenti. E’ infatti significativo che il sottotitolo del più famoso di questi quindicinali, La Fischiata, diffusi nella zona sia quello di “organo del libero popolo Mugellano”, che non ha nessun riferimento campanilistico ma vuol bensì rappresentare la necessità di scrollarsi di dosso il peso politico di una classe locale che non li rappresentava e che aveva scelto come metodo di comportamento l’ambiguità e l’interesse personale.

L’astensione alle elezioni è un sintomo di questa sfiducia verso amministratori presenti e futuri “ rappresentanti un’affaristica cricca borghese”. Ma certe pubblicazioni sono frutto di iniziative sostenute, per dirla con le loro parole, “soltanto dalla buona volontà di pochi uomini liberi da ogni giogo” e quindi destinati a soccombere di fronte anche a piccoli ostacoli sia giudiziari che finanziari.

A promuovere certe iniziative troviamo ( è il caso de La Fischiata) alcuni personaggi del futuro socialismo mugellano, per esempio Pietro Caiani ( presente anche nella XX settembre)(1) che nel primo dopoguerra diverrà il primo sindaco socialista di Borgo San Lorenzo.

La Grande Guerra con i suoi contraccolpi a livello sociale ed economico è stata certamente un fattore determinante nell’evoluzione politica, riesce ad unificare e organizzare ceti diversi e soprattutto a sganciare le masse contadine da uno stato di sudditanza nei confronti del proprietario terriero (anche se il sistema della mezzadria sopravviverà fino al boom economico del secondo dopoguerra).
In altre parole , la campagna socialista contro la guerra e gli echi delle rivoluzione di ottobre in Russia sono alcuni degli elementi che fanno intravedere la necessità di superare in modo attivo , anche a livello istituzionale, la subalternità nei confronti della vecchia classe dirigente liberale locale.

Il Mugello è considerato un po’ una Vandea dagli stessi autori delle pubblicazioni di cui stiamo parlando, soprattutto nel senso di una mancata indipendenza dei ceti contadini(2). Parte del 55% degli elettori che si recavano alle urne era infatti composto da gente di campagna soggetta molto spesso a ricatti padronali in materia di lavoro :”con miserabile organizzazione contadini e sottoposti si sono visti reclutare , mobilizzare e spingere avanti , avanti, in nome dell’ignoranza, verso l’oscurantismo, verso il disonore, verso il voto forzato “(La Barbarie in Mugello in La Fischiata n.2).

Cambiare questa situazione è indispensabile e nello stesso tempo difficile, manca un’organizzazione alternativa che possa essere credibile e riesca a fare proposte concrete. Certamente non lo sono la “XX settembre” ( in ricordo della breccia di Porta Pia) o la “Società Operaia” dove si ritrovavano anche alcuni notabili e amministratori locali. Si tratta di organismi dove aleggia ancora un certo spirito risorgimentale ed è presente un atteggiamento paternalistico nei confronti delle classi lavoratrici e dove, solo a fatica, si fanno strada le idee socialiste anche se intrise di populismo ed evoluzionismo ( che in fondo caratterizzano buona parte del socialismo nazionale).


I personaggi che ruotano attorno a queste esperienze editoriali ( in special modo La Fischiata e Il Pananti) rappresentano quasi uno stereotipo delle idee laiche e socialiste , specialmente in provincia. Abbiamo accennato al Caiani che svolgeva l’attività di barbiere, un’attività che gli permetteva di essere a contatto con decine di persone , le più diverse, e di ricevere confidenze e notizie riguardanti ciò che avveniva nel paese e dintorni. Il barbiere è molto spesso anche colui che si trasforma in corrispondente di pubblicazioni tipo quelle che stiamo presentando.
Altro personaggio chiave può essere il farmacista o l’oste oppure , come nel nostro caso, il capostazione. Uno dei collaboratori più attivi de La Fischiata è proprio il capostazione A. Masini di formazione nettamente repubblicana con venature di socialismo, ma soprattutto antimilitarista e anticlericale. I ferrovieri erano una categoria dove maggiore era il numero degli organizzati e fu sicuramente una delle prime federazioni che si dette strumenti sindacali di tipo moderno.
I ferrovieri sono stati un veicolo molto importante per la diffusione delle idee socialiste e repubblicane grazie ai loro continui spostamenti e alla diffusione nazionale della loro organizzazione ( appartenere alla classe dei ferrovieri è sempre stato un motivo di orgoglio almeno fino a pochi anni fa ).
Questi quindi i classici “intellettuali di paese” insofferenti soprattutto del bigottismo di certi amministratori e del falso moralismo religioso di certi preti intrallazzoni. L’anticlericalismo è per loro una discriminante politica fondamentale, anche se la polemica verso il clero e la chiesa non raggiungerà mai i toni de “L’Asino”.


Lo sberleffo è rivolto in particolare verso i “voltagabbana” che per un posto in Consiglio comunale hanno rinunciato al loro laicismo e in alcuni casi anche alla “fede socialista”. Questo modo di concepire la lotta politica portava ovviamente a delle distorsioni come nel caso riguardante la Massoneria che veniva considerata in modo positivo per il semplice fatto di essere costituzionalmente anticlericale. Anche nell’ultimo numero de “La Fischiata” nel fondo dedicato al transfuga Mussolini si pone l’accento sul disastro provocato da certe lotte di partito quali quelle che portarono all’espulsione dei riformisti e dei massoni.
Quello che stiamo analizzando è ancora un anticlericalismo postrisorgimentale abbandonato ormai da tempo dalla classe dirigente liberale e che solo in alcune situazioni è fatto proprio dal movimento socialista organizzato che lo sopporta ormai, nelle sue strutture dirigenti, come un retaggio dei tempi passati e lo sente pesare nell’azione di propaganda soprattutto nelle campagne (3). Se anticlericalismo ci deve essere questo non può essere di stampo ideologico, ma deve essere legato a situazioni particolari di malcostume e di sopraffazione. Invece questo anticlericalismo, pur nella sua semplicità, sembra rispondere ad altre esperienze.

L’insofferenza verso la Chiesa e gli ecclesiastici in gran parte dipende dal ricordo del comportamento ambiguo nel periodo risorgimentale, dai legami materiali e ideologici di buona parte del clero con la vecchia aristocrazia e dell’appoggio concesso ai candidati governativi e conservatori. In queste esperienze riecheggiano le affermazioni di Garibaldi e del Carducci sul Vaticano, considerato “un pugnale nel cuore dell’Italia”, per cui con il papato e “ con i preti non vi può essere né tregua né pace”. D’altra parte per il cattolicesimo ufficiale l’importante è contrastare gli ideali repubblicani e socialisti e dove non è possibile con la repressione ( richiesta insistentemente nel 1898 dai settimanali cattolici mugellani) si tenta la strada della propaganda , attraverso i temi dell’interclassimo, dell’unità di interessi tra datori di lavoro e maestranze. In questo senso va analizzata parte della stampa locale ad iniziare da “Il Mugello” organo della Lega cattolica mugellana del Sassoli , industriale e proprietario terriero legato all’ala più oltranzista del cattolicesimo nazionale. Ma in queste pubblicazioni l’elogio della pace sociale si fonde con l’esaltazione dell’imperialismo italiano e della sua “missione” civilizzatrice che certamente risulta poco credibile da parte delle masse contadine.
Il 1914 è un anno fondamentale a livello nazionale e internazionale, la lotta antimilitarista si fa serrata e diventa discriminante soprattutto all’interno della sinistra. Lo stesso “L’Asino” che durante la campagna libica si era diviso tra un Podrecca interventista e un Galantara antimperialista, si schiera su posizioni di interventismo democratico, cosa che non succede per il quindicinale locale “La Fischiata”, che anzi farà della non belligeranza uno dei suoi aspetti caratterizzanti. E’ significativo che nell’ultimo numero pubblicato un fondo di prima pagina sia dedicato al rinnegato Mussolini che aveva abbandonato il PSI per fondare il “Popolo d’Italia”.

Il tema è ormai quello conosciuto della guerra tra potenze dove il proletariato svolge il ruolo di “carne da cannone” senza trarne nessun vantaggio politico o economico.
E’ una posizione sofferta più di quanto non si creda sulla quale gravano sia la convinzione di un’unificazione incompiuta ( la conclusione della spinta risorgimentale) , sia l’illusione libica e sia il fallimento dell’internazionalismo socialista e in special modo della socialdemocrazia tedesca e austriaca che da guida del progresso europeo divengono elemento di contrasto e di divisione, fino allo scioglimento della seconda internazionale.(4)

IL GIRINO

Tra i periodici umoristici mugellani è importante fare almeno una distinzione . Se infatti fra “Il Pananti” e “La Fischiata” vi sono tratti unificanti e coincidenze abbastanza evidenti , un discorso diverso merita invece “Il Girino” del quale saranno pubblicati pochi numeri a partire dal 4 febbraio 1912 sotto la responsabilità di un certo Romano Galiberti.
La caratteristica principale di questo quindicinale è soprattutto l’antigerinismo e lo stesso nome della testata , più che un riferimento erpetologico, sembra essere la storpiatura del nome e cognome del marchese Gerino Gerini (5), una delle personalità politiche di maggior rilievo del Mugello. Considerato un giolittiano dopo essere stato eletto sedeva tra i banchi del gruppo radicale. Anche se politicamente era schierato nell’area democratica, non bisogna dimenticare un motto che lo voleva radicale a Montecitorio e reazionario nella sua zona. Programmi laici da una parte (promesse mai mantenute) e dall’altra i suoi galoppini sono molto indaffarati per ricercare la collaborazione dei parroci nelle campagne . Da un lato si chiede la scuola laica e a Borgo san Lorenzo si elogiano le suore Stimmatine per la loro opera di insegnamento. Portavoce delle posizioni geriniane era considerato il settimanale “Corriere Mugellano”. Per “Il Girino” l’importante non è però la ricerca della purezza anticlericale, ma è semmai mettere in evidenza un certo comportamento politico opportunista : quello che fa muovere “l’idea del blocco – si legge in un articolo – è l’opportunismo politico – economico”.


I personaggi locali che compongono la cerchia dei collaboratori del marchese sono l’argomento preferito di certi stornelli molto pungenti , come questo dedicato a Pietro Lanini che molti anni prima sembra si fosse avvicinato agli ideali del socialismo :

“L’emancipazion del proletario
Un tempo propugnò Pietro Lanini
ora propugna pel fido suo Gerini
l’emacipazion dal proletario “

Uomini come il citato Lanini dimostrano che anche nel Mugello, in alcuni ambienti intellettuali, si era verificato, verso la fine del XIX° secolo, quel fenomeno nazionale rappresentato dall’adesione temporanea agli ideali del socialismo da parte di una fetta consistente della cultura italiana (fra questi lo stesso Croce) . Un atteggiamento che ben presto si rivelò dettato più da “passione filosofica” che non da comprensione verso le lotte delle classi lavoratrici. Una cosa era parlare accademicamente di emancipazione , ben diverso metterla in pratica quotidianamente nello scontro di classe.


Questo non deve far pensare che a “Il Girino” interessasse rendere dignità alla battaglia socialista, anzi, l’importante era mettere in evidenza il ridicolo. A differenza delle altre due pubblicazioni ( che presentano anche sfumature di socialismo) in questo caso i collaboratori sono da rintracciare più in un’area politica liberale o monarchico costituzionale, “ sono credenti e cattolici in massima parte, ma nel senso religioso e non politico della parola “. A questa affermazione contenuta in un articolo intitolato “Il Mugello a volo d’aeroplano”(firmato Triangolo) ne fa seguito un altro molto interessante riguardante la mancata unità di “coloro che hanno un pensiero proprio “ . “il loro atteggiamento – scrive l’articolista – è quindi necessariamente incerto e da ciò deriva la confusione dei partiti politici mugellani che sembrano dividersi in due soli :CLERICALI e GERINantiCLERICALI (l’anti piccolo è nel testo ndr)”. La masse contadine sono stimate per il loro comportamento e per “i sentimenti forti e buoni”, ma si constata che politicamente non vivono di vita propria e sono spesso docili strumenti di altre forze organizzate , per esempio l’Unione Cattolica. Le conclusione che vengono tratte da queste analisi sono estremamente interessanti perché indicano come anche in certi ambienti liberali si pensasse alla creazione di una terza forza che potesse “chiarire la situazione politica del’intiera vallata”. Ma la proposta non viene recepita e l’esperienza de “Il Girino” finisce molto presto dimenticata senza rimpianto perché non era sembrata un’alternativa credibile. La nascita di altre riviste nello stesso periodo (1912), in particolare “Il Pananti”, è significativa dell’impraticabilità e dell’ambiguità della proposta sopra citata.

(Fine prima parte)

Leonardo Romagnoli

NOTE

  1. Su Pietro Caiani nel 2002 Massimo Biagioni ha pubblicato il libro “Pietro Caiani,il Sindaco Galatuomo” edito da Pagnini

  2. La definizione del Mugello come Vandea della Toscana era già diffusa negli ultimi anni del XIX ed era contestata da alcuni intellettuali liberali come il prof. Giuseppe Baccini che in occasione della commemorazione di Don Giotto Ulivi tenuta al teatro Giotto di Borgo san lorenzo nell’agosto del 1903 sottolineò che “ il Mugello non è né è mai stato una Vandea, ma un popolo altamente patriottico, rispettato e ripsettabile. Noi figli di questa ridente vallata, non siamo né incoscenti(così nel testo ndr) , né vassalli a nessun feudatario dai magnanimi lombi, ma uomini liberi in terra libera, indipendenti sì, ma sempre ossequienti alle patrie istituzioni”. Baccini ricorda anche il patriottismo di Don Giotto Ulivi “ che voleva un’Italia una e indipendente da qualunque dominazione straniera” e per questo fu arrestato nel 1849 e fece 100 giorni di carcere alle Murate.

    3)“ Una posizione assai diffusa nel partito è quella espressa da Armando Busi al Congresso di Firenze del 1908 : a differenza dell’anticlericalismo borghese, “fatto solo a sbandierate, quasi fosse una festa , una sagra di campagna “, quello dei socialisti deve avere un contenuto positivo, deve basarsi sull’elevazione generale del proletariato anche e particolarmente attraverso l’educazione, le scuole, le biblioteche, e a questo deve rivolgersi “tutta l’azione di un anticlericalismo illuminato e cosciente” ( G.D. Neri – Galantara ,il morso dell’Asino. Feltrinelli 1980 p.123.

    Inoltre non va dimenticata una cospicua produzione letteraria rivolta principalmente alle campagne che contrappone il messaggio “socialista” dei vangeli al bigottismo della chiesa alleata dei proprietari terrieri.
    Discorso simile riguarda le donne : “davanti all’immoralità dei preti e della chiesa doveva essere il partito socialista a ripristinare i valori di rispetto e di amore verso le donne del primo cristianesimo. Per riuscire a conquistare le masse femminili si attuava così ancora una volta una scissione tra Cristo, del quale si rivendicava l’umiltà e l’amore verso i diseredati, e l’organizzazione ecclesiastica “(G. Tortorelli – Una casa editrice socialista nell’età giolittiana : Nerbini” su movimento Operaio e Socialista n.2/3 1980 p.244)

4)Lo scoppio della conflagrazione europea mise i partiti socialisti aderenti alla II° Internazionale dinnanzi ad una grave crisi favorita dall’esistenza, alla base del conflitto, di motivi ideali accanto ad altri di carattere imperialista ed espansionista, che nei primi trovavano semplice pretesto(..) molti di questi partiti, sia pure in diverse circostanze, finirono infatti con fare causa comune con le borghesie dei loro paesi, Così i socialisti tedeschi e austriaci che votarono i crediti di guerra, così i socialisti francesi che entraono nel governo così come i belgi. “ Così una parte cospicua dei socialisti britannici, i quali approvarono l’azione del loro governo perché preoccupati dalla grave minaccia rappresentata dal militarismo prussiano”(Il partito socialista italiano e i suoi congressi . Vol.II 1902-17 p. 253. a cura di Franco Pedone)il primo durissimo colpo al pacifismo socialista tradizionale è dato dal repentino dissolversi di quel simbolo della fraternità proletaria rappresentato dall’ Internazionale”(g. Arfé – Storia del socialismo italiano – Einaudi 1977)

5)Il Marchese Gerino Gerini era nato a Barberino il 18 settembre del 1871.
Prima di diventare senatore (1920-27) era stato consigliere comunale e sindaco di Barberino, consigliere provinciale a Firenze e presidente dell’Associazione Agricola di Borgo San Lorenzo.

Fin dalla più giovane età appassionato studioso delle questioni agricole, fu autore di molte pregevoli pubblicazioni sul riordinamento dei bacini montani, e in materia di strade e ferrovie, e molto a tutti codesti problemi giovò col vivace ingegno che nei suoi vasti possedimenti gli suggerì proficue opere di progresso. La competenza tecnica e l’amore per la sua regione, come gli fecero avere una squisita sensibilità alle più importanti questioni locali, così gli procurarono larga popolarità, onde dalla fiducia dei suoi concittadini fu inviato più volte al Consiglio provinciale di Firenze e, nelle legislature XXIII e XXIV, alla Camera dei deputati. Vi sedette a sinistra e fu assiduo e fervido sostenitore degli interessi della sua terra.

(dalla commemorazione in parlamento dopo la morte avvenuta il 13 giugno 1927)

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