Home » Razzismo quotidiano

Razzismo quotidiano

di Leonardo Romagnoli

barcone_Immigrati__ellis-island-immigrati-italiani-4-610474_tn

IL RISCHIO DEL NEORAZZISMO CONTRO IL MONDO DEI DIVERSI

Come definire la violenza con cui gli abitanti di Casale San Nicola sono riusciti nell’impresa di allontanare un pullman di 19 immigrati? E che nome dare al plauso espresso dai cittadini di Quinto dopo la cacciata dei profughi? Forse non si deve parlare di «razzismo» perché non teorizzano l’esistenza delle razze? Allora dobbiamo parlare di «nuovo razzismo» e di odio verso l’altro e verso lo straniero.

La politica ha le sue responsabilità. Nel corso di questi ultimi decenni è mancato un piano complessivo all’altezza di quell’evento epocale che è oggi l’immigrazione. Ma trovare edifici dismessi per ospitare profughi — come hanno fatto il prefetto Gabrielli o altri prefetti — è una risposta concreta.

Che dire invece dei cittadini? C’è chi li assolve sempre e comunque. Scaricare ogni volta tutto su chi governa è comodo, così come è sbrigativo sostenere che non si tratta di un problema culturale. È vero che la campagna massmediatica dell’odio verso gli «stranieri» sembra inarrestabile. Ed è vero che ad approfittarne sono sia quei gruppi fascisti e neonazisti, da CasaPound a Forza Nuova, sia quei rappresentanti di partiti, talvolta perfino con cariche istituzionali, che ricorrono a parole gravissime. Il linguaggio in tale contesto è decisivo. Il termine «africanizzazione» è agghiacciante; fa pensare a «ebraizzazione», il monito lanciato dai nazisti ben prima degli anni Trenta.

Il neorazzismo attraversa ceti sociali diversi, fa leva su sentimenti ancestrali, se ne serve in difesa di un’identità nazionale etnicamente omogenea. Può fare a meno di parlare di «razze»; basta richiamarsi all’ideale per cui «ognuno deve vivere nel proprio paese» e all’esigenza di «rimettere a posto gli individui». Il neorazzismo è la reazione alla mobilità degli esseri umani che provoca mescolanza, è il rifiuto ossessivo della contaminazione, è la pretesa di mettere al bando gli inassimilabili, inadatti alla civiltà, pericolosi perché diversi. I cittadini italiani che pensano questo sono neorazzisti. E sono loro a suscitare paura, inquietudine, sconcerto.

Scarpe-dei-detenuti-uccisi-nelle-camere-a-gas-di-Auschwitz_gal_landscape

 

Razzismo quotidiano , le colpe della sinistra

di Alessandro Portelli

Il manifesto 19.7.15

L’altro giorno la nostra strega pre­fe­rita, Angela Mer­kel, ha fatto pian­gere una bam­bina pale­sti­nese dicen­dole senza peli sulla lin­gua: «non pos­siamo acco­gliere tutti». Insen­si­bi­lità teu­to­nica. Noi latini siamo più umani e bonari: non è che non pos­siamo acco­gliere tutti; più sem­pli­ce­mente, non vogliamo acco­gliere nessuno.

Adesso ci sor­pren­diamo e ci scan­da­liz­ziamo per le schi­fezze esplose a Tre­viso e alla peri­fe­ria di Roma, con tanto di con­torno a brac­cio teso di Forza Nuova e Casa Pound.

Io però mi vor­rei fare anche un’altra domanda: com’è che a Casal San Nicola i fasci­sti c’erano per aiz­zare le fiamme, e invece non c’era trac­cia di sog­getti demo­cra­tici, civili e anti­raz­zi­sti a con­tra­starli, a spie­gare, a offrire ragio­na­menti alter­na­tivi, e magari a soste­nere i migranti in que­sto momento dif­fi­cile delle loro vite?

Dov’erano le brave per­sone del Pd locale, che cono­sco e rispetto e che ho visto atti­varsi solo per orga­niz­zare le pri­ma­rie? Dov’era Sel? E lasciamo stare gli altri.

È la stessa sto­ria che ho visto, dall’altro lato dello stesso quar­tiere, qual­che anno fa, quando l’allora ammi­ni­stra­zione Rutelli cercò di decen­trare i campi rom isti­tuen­done uno di dimen­sioni limi­tate anche da que­ste parti: bloc­chi stra­dali, indi­gna­zione, grida rivol­tose, Forza Ita­lia e gli ultras della Lazio in strada, e della sini­stra non una trac­cia. E alla fine, come a Tre­viso, come a viale Morandi, vin­cono loro.
Il senso comune, il mesco­larsi di paura, egoi­smo, vit­ti­mi­smo, igno­ranza che si respira nell’aria di oggi è anche il risul­tato della nostra abdi­ca­zione dalla poli­tica come pra­tica quo­ti­diana nella società e nei ter­ri­tori, direi come didat­tica ed edu­ca­zione di massa come è stata per tanta parte della nostra storia.

Ci siamo riem­piti la bocca con Syriza, ma in un paese ben più dif­fi­cile e con più immi­grati del nostro, Syriza nelle strade e nei quar­tieri c’era, ed è per que­sto che finora Alba Dorata non ege­mo­nizza le piazze. I mani­fe­stanti di Casale San Nicola non sono inno­centi e la «com­pren­sione» da più parti mani­fe­stata per le loro «ragioni» è peri­co­lo­sa­mente vicina alla com­pli­cità. Ma sono sog­getti subal­terni e mani­po­lati, capaci di ribel­larsi solo con­tro gente più debole di loro.

La colpa più grave è la nostra, la colpa è di una sini­stra che ha un’idea rat­trap­pita, sepa­rata, spe­cia­li­stica e media­tica della poli­tica, che ha scelto di lasciare impol­ve­rare una demo­cra­zia costi­tu­zio­nale basata sulla par­te­ci­pa­zione attiva dei cit­ta­dini – e che anche per que­sto si è ampia­mente lasciata con­ta­mi­nare da set­ta­ri­smo, da affa­ri­smo e cor­ru­zione, e anche in buona parte dalla stessa men­ta­lità egoi­stica e pro­prie­ta­ria di cui vediamo anche in que­sti epi­sodi i risultati.

I nostri gover­nanti non hanno per migranti e rifu­giati più rispetto dei rivol­tosi tre­vi­giani e romani. Basta vedere come li gesti­scono: non sono per­sone ma pro­blemi, da col­lo­care dove capita, nella prima disca­rica che viene sotto mano, senza pro­get­tare, senza coin­vol­gere, senza atti­vare pra­ti­che demo­cra­ti­che che pos­sano pre­ve­nire i con­flitti e aiu­tare l’accoglienza, senza assi­cu­rarsi che dove li met­tono ci pos­sano dav­vero vivere. Chi sta al governo lo sa benis­simo che aria tira. Ope­ra­zioni improv­vi­sate, dilet­tan­ti­sti­che e auto­ri­ta­rie come que­ste sem­brano – magari, sapendo chi c’è al mini­stero degli interni, sono – fatte appo­sta per aiz­zare il peg­gio che c’è nel paese. Poi si man­dano i poli­ziotti coi caschi blu, a menare e a farsi menare. Le vere prio­rità di governo sono altre.

Eppure io resto con­vinto che que­sto paese non è rap­pre­sen­tato dai faci­no­rosi di Quinto e di Casale San Nicola. Sono con­vinto che siano mino­ranze che mono­po­liz­zano il discorso pub­blico e media­tico solo per­ché glielo con­sente il silen­zio di tutti gli altri. La pos­si­bile rico­stru­zione della sini­stra passa da qui.

Vanno benis­simo gli accordi poli­tici, le siner­gie fra nota­bili e gruppi diri­genti. Ma fino a quando in strada ci saranno solo quelli di Casa Pound, tutto que­sto – al meglio – resterà chiuso fra le solite quat­tro mura.

A pro­po­sito. Alla fine, la bam­bina pale­sti­nese che Angela Mer­kel ha fatto pian­gere e la sua fami­glia, in Ger­ma­nia ci potranno restare.

Potrebbe anche piacerti

Lascia un commento

Mostra/Nascondi Podcast Player
-
00:00
00:00
Update Required Flash plugin
-
00:00
00:00