Quali strategie per il Mugello 2030 ?

Quali strategie per il Mugello 2030 ?
L’Unione dei comuni del Mugello ha reso noto all’inizio di dicembre un documento in cui vengono indicati alcuni interventi che dovrebbero caratterizzare lo sviluppo del territorio verso il 2030 in particolare in riferimento al possibile utilizzo dei fondi comunitari del Next Generation Plan.
I settori individuati sono : la mobilità multimodale, il digital divide, gli edifici scolastici, la rigenerazione culturale e infine le attività sportive.
La prima cosa da ricordare è che il Recovery Fund ,come viene chiamato, funzionerà in modo diverso dagli altri fondi comunitari perché accanto all’opera da realizzare dovranno essere stabiliti anche “gli obiettivi economici che quell’opera può generare” e i fondi saranno erogati solo se gli obiettivi vengono raggiunti. “L’orizzonte temporale per gli obiettivi da raggiungere è di sei anni, quindi relativamente breve, il che impone una pressione forte sul governo per una esecuzione rapida ed efficiente degli interventi”(T.Monacelli – LaVoce.info).
La seconda cosa da chiedersi è se all’interno di una proposta locale debbano essere inseriti interventi già previsti e finanziati da programmazioni nazionali o regionali.
Il primo punto che balza agli occhi nel documento dell’Unione è la completa assenza di ogni riferimento alla sanità e al sociale dopo un periodo che ha posto questo settore al centro delle scelte di cittadini e amministrazioni. Se si eccettua il paragrafo dedicato alla disponibilità di servizi di telesoccorso e teleassistenza nel capitolo del digital divide non si parla di medicina territoriale, case della salute, servizi domiciliari o potenziamento di ambulatori e consultori, strutture per riabilitazione o lungo degenze. ( va detto che successivamente alla pubblicazione del documento il consiglio ha approvato alcune mozioni che vanno in questa direzione di cui si dovrà tener conto nel confronto previsto sull’utilizzo dei fondi).
Il capitolo più corposo del documento dell’Unione è quello dedicato alla mobilità multimodale dove si ripropongono alcuni interventi di cui si parla da anni con alcune novità abbastanza discutibili.
Al centro di tutto sta la ferrovia Faentina che si propone di integrare nel sistema tramviario metropolitano con un aumento delle corse e un rinnovo del materiale rotabile per migliorare il trasporto verso Firenze per i pendolari e per favorire il turismo. Si vorrebbe la Faentina quasi come una metropolitana di superficie ma poi si chiede di ridurre il numero delle fermate ( “ si possono mantenere alcune corse slow che prevedano maggiori fermate”) che invece sono caratteristiche di un servizio tramviario. A questo proposito si parla anche dell’utilizzo sulla linea di treni alimentati a idrogeno (proposta ripresa da Nardella per un treno che colleghi Firenze a Ravenna nel 700° dantesco). Si tratta in realtà di una novità di tre anni fa quando del progetto facevano parte la Regione Toscana, Trenitalia e la società McpHy Energy Italia con il consorzio che avrebbe dovuto allargarsi ad altri soggetti e per questo la regione aveva pubblicato un avviso per coinvolgere altre imprese che operavano nel settore trasporti ed energia.(http://www.arpat.toscana.it/…/treni-a-idrogeno-per-la…) Tra le linee indicate c’era anche la Faentina oltre alla Siena- Empoli e la Siena- Chiusi ( più del 30% della rete toscana non è elettrificata) con un investimento di oltre 100 milioni di euro. “Una parte dei soldi potrà arrivare da Trenitalia, disponibile a dirottare sui treni a idrogeno le risorse già concordate con la Regione per la sostituzione dei vecchi treni diesel con convogli più moderni (sempre diesel). Ma il grosso delle risorse dovrà arrivare dai fondi europei.”(business insider del 12 marzo 2018) .
Che fine ha fatto questo progetto? Sull’argomento è stata presentata un’interrogazione in Regione il 20 novembre scorso.
Non bisogna mai dimenticare che la Faentina è innanzitutto una ferrovia interregionale che collega territori di grande valenza ambientale e turistica e come tale andrebbe potenziata perché ne trarrebbero vantaggio tutti i pendolari compresi quelli dell’alto Mugello.
Un’altra proposta che mi lascia perplesso sia per i costi che per l’impatto ambientale è quella relativa alla creazione di un collegamento con tramvia leggera tra Ferrovia Faentina, casello autostradale e autodromo “ dotando così il territorio di un sistema ferro-tramviario che permette di raggiungere tutti servizi e le infrastrutture presenti sia per i residenti che per i turisti e pendolari”. Il modello indicato è quello del “people mover” che ha costi simili a quelli dell’alta velocità ( almeno in Italia).
Il people mover di Pisa che non è nemmeno 2 km è costato 71 milioni di euro quello di Bologna 5 km 129 milioni. Per il progetto indicato per il Mugello ci vorrebbero più di 500 milioni di euro vista la morfologia del territorio.
La proposta di uno studio di fattibilità di una fermata dell’AV nella zona di San Piero a Sieve è velleitaria perché vorrebbe dire trasformare l’Av in un servizio diverso, semmai andrebbe ripresa un’idea, avanzata anche dall’ufficio turismo dell’ente, di una fermata presso l’autodromo del Mugello per i treni speciali da istituire in occasione di particolari eventi per diminuire la pressione sulla rete stradale.
Resta invece un obiettivo condivisibile il rafforzamento del trasporto pubblico su gomma, anche nelle zone a domanda debole, e delle interconnessioni con la ferrovia.
Sulla viabilità l’elenco contiene cose condivisibili ( e richieste da anni) ad altre che lasciano molto perplessi come quella sugli interventi di miglioramento della Bolognese “ abbassando il dislivello orografico, migliorandone anche la sicurezza da un punto di vista climatico, favorevole allo sviluppo della mobilità elettrica per pendenze ridotte, un intervento che ridurrebbe i tempi di collegamento tra Mugello e Firenze, favorendo l’integrazione socio- economica”. Spianare Pratolino o fare una galleria ? Quale impatto ambientale? Non si doveva potenziare il trasporto ferroviario? Il problema spesso non è arrivare a Firenze ma muoversi nell’area metropolitana.
Vengono riproposte le piste ciclabili con il fantasioso nome di “ciclovia dei tre laghi”, ma in tutti questi anni di passi in avanti, anche nella progettazione se ne sono fatti pochini.
Le schede 2 e 3 sul digital divide e l’edilizia scolastica vanno nella direzione di migliorare le infrastrutture di comunicazione indispensabili in tutti i settori dell’economia e di innalzare la qualità architettonica(bioarchitettura) ed energetica dei plessi scolastici del territorio.
Le schede 4,5 e 6 affrontano altri tre temi fondamentali : la rigenerazione culturale diffusa, lo sport e ambiente e infine il masterplan delle acque. Su questi temi torno in un’altra occasione.
29.12.20

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