Quale sviluppo per il Mugello? Riflessioni su un convegno

Lo sviluppo del Mugello , un futuro per le nuove generazioni. Riflessioni su un convegno.

Sabato scorso si è svolto un incontro sullo sviluppo del Mugello e su un futuro per i giovani promosso da vari ordini professionali e dal Polo Tecnico Professionale Agribusiness Mugello.
Il tema era molto importante ma lo svolgimento non mi è parso all’altezza delle aspettative perché al termine della serata non si è capito quale dovrebbe essere il futuro del nostro territorio al di là delle nuove prospettive che possono derivare, per la prima volta , da un Piano Strutturale intercomunale che dovrebbe diventare operativo nel 2020.
Sicuramente un aspetto positivo dell’iniziativa di sabato è stato quello di invitare a parlare di futuro in quanto la politica , ai suoi vari livelli, non riesce ad andare oltre il presente. “Il filosofo David Hume diceva che gli individui hanno “ anima ristretta”, incline a privilegiare il presente rispetto al futuro “ ha scritto sul Corriere Maurizio Ferrera, “ tendiamo a ignorare le sfide “ a sviluppo lento” come il cambiamento climatico o l’invecchiamento demografico” pecchiamo di miopia temporale e “ il sistema politico italiano è privo di qualsiasi argine contro il prevalere del breve termine e , prima ancora, sembra del tutto inconsapevole dei danni irreparabili provocati dalla miopia” dice Ferrera e durante il dibattito padre Bernardo Gianni ha citato Papa Francesco e Marc Augè contro l’egemonia del presente e la necessità di trasmettere speranza e inventare l’avvenire.

E’ un messaggio non facile da recepire politicamente in quanto le richieste che spesso arrivano dai territori e dai cittadini richiedono una risposta immediata. Per esempio , se la Faentina non funziona come dovrebbe può sembrare assurdo pensarne un uso avveniristico come tram/treno ma se non ci poniamo il problema del futuro della mobilità corriamo il rischio di non risolvere neppure i problemi dell’attualità.

Dal convegno sono emerse alcune idee interessanti e altre discutibili , ma non sono state poi al centro del confronto su quale futuro vogliamo per il Mugello. E’ aleggiato in più interventi il tema del bene comune applicato al territorio e alla sue ricchezze ambientali e culturali ed è stato ancora il padre Gianni a ricordare, citando la Laudato Sì, che “ il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale.(..) la nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future e non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni(…) se la terra ci è donata , non possiamo più pensare soltanto a partire da un criterio utilitarista di efficienza e produttività per il profitto individuale”. Non stiamo parlando di un atteggiamento opzionale, bensì di una questione essenziale di giustizia, dal momento che la terra che abbiamo ricevuto appartiene anche a coloro che verranno. “ (Laudato sì)
E’ un po’ il vecchio detto indiano che la terra non ci è stata regalata dai nostri padri ma data in prestito dai nostri nipoti. La difficoltà sta nel dare concretezza a queste considerazioni etiche difficili da non condividere.

Su questo piano l’unico riferimento all’agenda 2030 dell’Onu è venuto dall’intervento della prof. Nutini del Giotto Ulivi ,che sull’argomento ha svolto una interessante giornata qualche mese fa.
Per realizzare il Piano strutturale intercomunale è stato detto che sono stati redatti studi approfonditi ma quanti riescono a farci capire come il nostro territorio ha risposto o risponderà agli obiettivi dell’agenda 2030? Il consumo zero di suolo è un criterio fondante della nuova programmazione oppure un’opzione solo parzialmente vincolante? Lo sviluppo delle energie rinnovabili si declina in impianti di grandi dimensioni oppure in un incremento della produzione diffusa sul territorio?

Il distretto rurale diventerà l’elemento qualificante della futura gestione del territorio del Mugello e alto Mugello?

Qui vorrei toccare un paio di punti che mi sono parsi particolarmente problematici:

  1. sia in questa occasione sia nel documento sullo sviluppo presentato qualche settimana fa da Confindustria, Confesercenti, Cgil e Cisl non si fa accenno alla fase di costituzione di un distretto rurale del Mugello su cui l’Unione sta lavorando da un anno e che dovrebbe avere interessanti ricadute ,non solo sul settore agricolo, e aprire nuove opportunità di finanziamento per il territorio e le imprese. Nel solo settore biologico sono stati investiti negli ultimi anni circa 10 milioni di euro su progetti di filiera che hanno un valore strategico per il Mugello.
  2. L’unico soggetto che ancora redige una Strategia di sviluppo a livello locale è il Gal (gruppo di azione locale), previsto dalla normativa comunitaria, che gestisce alcuni milioni di euro del PSR per finanziare aziende agricole, turistiche, artigianali e commerciali ,ma anche enti pubblici , con progetti spesso molto innovativi e capaci di alimentare processi positivi nei settori in cui interviene. Nel Gal sono rappresentate tutte le associazioni di categoria e le unioni dei comuni per cui dovrebbe essere il ruolo privilegiato in cui approfondire le tematiche dello sviluppo in rapporto anche alle opportunità offerte dai fondi comunitari e regionali. Il Gal comprendendo anche territori confinanti come Val di Sieve e Val di Bisenzio permetterebbe di attivare sinergie per la progettazione  che coinvolgono le aree interne.
  3. Nelle analisi e proposte che vengono fatte in vari settori, e soprattutto in quello dei trasporti, c’è una visione troppo mugellocentrica( inteso nel senso della piana della sieve). Si parla spesso di Mugello come cerniera tra due città metropolitane ma poi i comuni dell’Alto Mugello restano sullo sfondo pur essendo territori con enormi potenzialità in campo agricolo ,energetico e turistico. Quando si affronta lo sviluppo della ferrovia Faentina si ragiona sempre in termini di collegamento tra Borgo e Firenze o di anello metropolitano trascurando il suo ruolo di collegamento interregionale. Elettrificare la Faentina, come è stato ribadito nell’incontro, con una spesa di 30 milioni, in funzione della creazione di un Tram/treno non rischia di marginalizzare l’uso del tratto appenninico?

Nel corso della tavola rotonda si è parlato di campus universitari, parcheggi scambiatori, attrattività turistica e anche di ferrovia verso Bilancino e l’autostrada.
L’esperienza di utilizzo dell’ex ospedale di Luco come sede universitaria dovrebbe indurre ad una certa prudenza, i parcheggi scambiatori sono senza dubbio utili ( con un servizio ferroviario diverso), come utile sarebbe un utilizzo locale dell’Alta velocità con una stazione a San Piero e , perché no? , a San Pellegrino ma ciò comporterebbe un rovesciamento della logica che sta alla base della scelta dell’AV. Quando al collegamento verso Barberino c’è chi l’aveva già progettato nel 1919 fino alla galleria di Vernio. Oggi l’impatto di un’opera del genere su un territorio profondamente trasformato dal lago di Bilancino e dal futuro investimento di Cafaggiolo sarebbe quasi insostenibile.

Durante il convegno è emerso invece con chiarezza il ruolo fondamentale del polo scolastico mugellano per la formazione dei giovani in rapporto con il tessuto produttivo di cui è un esempio positivo il Polo Tecnico Professionale agribusiness Mugello. Un ruolo d’eccellenza che potrebbe diventare attrattivo non solo per residenti nel territorio mugellano visti anche gli ottimi dati che riguardano l’inserimento lavorativo dei diplomati nei vari settori produttivi.

Leonardo Romagnoli

18.11.19

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