Quale futuro per il latte mugellano?

Quale futuro per il latte mugellano?

La scorsa settimana il Sole 24 ore e lunedi Affarri e Finanza di Repubblica riportavano la notizia di una trattativa in corso fra la Centrale del Latte di Torino e Newlat Food gruppo internazionale con un fatturato di 321 milioni di euro, 10 stabilimenti in Italia e uno in Germania che controlla marchi importanti come Buitoni, Giglio, Polenghi, Valverde, Ala e Matese. Di questi 10 stabilimenti 3 sono per il latte e derivati.

Il gruppo Newlat Food ha ottenuto una esclusiva fino al 30 aprile per trattare l’acquisto della quota di controllo di Centrale del Latte di Italia. Il Sole 24 Ore ha anticipato l’avvio di discussioni tra i due gruppi finalizzato a una alleanza nel settore alimentare dopo che il dossier di Centrale del Latte è stato esaminato anche da Parmalat e Granarolo. Secondo quanto si apprende l’esclusiva è stata concessa dai soci torinesi di Centrale del Latte d’Italia, in particolare da Finanziaria Centrale del Latte di Torino, che annovera tra i soci anche il Comune di Torino, e Lavia società semplice: la quota complessiva, che fa capo alla famiglia Artom, è pari al 47,7%. Nel caso in cui si raggiungesse l’accordo, il gruppo alimentare guidato da Angelo Mastrolia procederebbe a una offerta obbligatoria sul mercato.” (…)  Le indiscrezioni sull’interesse di gruppi dell’alimentare che stavano valutando il dossier del gruppo torinese hanno contribuito a far risalire le quotazioni nell’ultima settimana (+15% circa). Il gruppo ha presentato a febbraio un nuovo piano industriale che punta al ritorno all’utile nel 2021 e al rafforzamento della posizione competitiva anche attraverso investimenti (17 milioni) per rendere più efficienti i processi produttivi. Per le esigenze del piano sarà varato un aumento di capitale da 30 milioni di euro, ma lo scenario di aggregazione potrebbe cambiare i programmi. “(Il sole 24 ore Radiocor del 19 marzo).

Della Centrale del Latte d’Italia fa parte anche la Mukki di Firenze che commercializza tutto il latte prodotto in Mugello che rappresenta il 50% del latte toscano lavorato nell’impianto fiorentino. Già al momento della fusione tra Centrale del latte di Firenze e Torino c’erano state delle preoccupazioni per gli allevatori mugellani visto il prezzo sensibilmente più basso pagato dal gruppo torinese ai produttori dell’area piemontese. Il lavoro svolto dall’ allora dirigenza della Mukki e la sottoscrizione dei patti parasociali riuscirono a dare una forte impronta regionale alla produzione della centrale di Firenze con investimenti anche sui marchi Mugello alta qualità e Podere Centrale biologico dando così garanzie a tutto il comparto mugellano che in questi anni ha investito, attraverso i Pif del Psr, diversi milioni per qualificare ulteriormente la produzione del latte in Mugello.

In un articolo pubblicato nel settembre 2019 (QUI) avanzavo delle perplessità sulla nomina del nuovo Cda e del nuovo presidente di Mukki dove intravvedevoun cambio di atteggiamento nella gestione industriale della centrale fiorentina che vede la politica perdere il ruolo di tutela degli interessi collettivi rappresentati in questo caso dal comparto lattiero caseario della Toscana e del Mugello in particolare.
Sollevai il problema anche nel consiglio dell’Unione con un’interrogazione al neo presidente Moschetti che si dimostrò fiducioso verso il nuovo Cda Mukki che avrebbe,secondo lui, sicuramente tutelato gli allevatori mugellani.

Riteniamo -disse Moschetti- che la maggior garanzia non derivi tanto e banalmente dall’essere più o meno presente, quanto soprattutto dal fatto che si punti su questo latte. Quindi, sarà nostra cura rapportarci con i Consiglieri, abbiamo già chiesto un incontro anche con la maggioranza, cioè con il Comune di Firenze per essere, in qualche modo informati su quello che è il piano industriale che, secondo noi, è il vero snodo in cui verrà deciso quale sarà il rapporto con il latte del Mugello, che noi sappiamo essere un latte più caro, ma anche un latte con delle qualità migliori rispetto alla concorrenza tanto da poterlo configurare come latte quasi tutto di alta qualità. Ciò non toglie , proseguiva Moschetti, che per quanto riguarda le aziende nel Mugello, è assolutamente nostra cura ascoltare quelle che sono le loro necessità e rappresentarle” anche verso la Regione.

Il quella sede sollecitai l’Unione a promuovere un incontro con gli allevatori mugellani e le associazioni di categoria per cercare di recepire eventuali difficoltà derivanti da questa situazione. Non so se tale incontro, che era stato annunciato, ci sia stato oppure no ma il comparto del latte ora ha bisogno di avere delle certezze anche perchè è molto probabile che i soci della Centrale della Toscana non parteciperanno all’eventuale aumento di capitale di 30 milioni indicato anche nella nota del Sole 24 ore ,con il rischio che diminuisca il peso della Mukki nella compagine sociale della Centrale d’Italia.

Tutto questo mentre l’emergenza coronavirus mette invece  in evidenza la necessità di potenziare il comparto agricolo e alimentare di alta qualità per aumentare la capacità del paese di rispondere ai bisogni di approvvigionamento dei cittadini con le produzioni locali.

Leonardo Romagnoli

27.3.20

I commenti sono chiusi.