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Mugello : la valle degli orrori?

di Leonardo Romagnoli

Mugello : la valle degli orrori?

Viviamo nella valle degli orrori e  non ce ne siamo accorti. L’impressione che si ricava dal reportage di Rumiz su Repubblica è quella di un territorio ridotto ad un deserto con un Appennino dove “persino i cinghiali rifiutano di vivere lassù”, dove si  è vissuto qualcosa di biblico nell’indifferenza generale e  dove spariscono anche animali( compreso i salmoni!) e piante.

Per chi si è battuto fin dall’inizio contro la realizzazione dell’Alta Velocità in Mugello questo più che una conferma  del proprio agire sembra un’offesa ulteriore al territorio.

Dopo la sentenza al processo di Firenze ( che continuo a considerare una sconfitta perchè non è stato riconosciuto il danno ambientale) si sono scritte sui giornali delle sonore bischerate : comitati nati dopo gite  nella valle del Terzolle, erroneamente situata nel Mugello, date completamente sballate.

Qualcuno vuole ricordare che il progetto dell’AV risale al 1991-92 e che prevedeva il passaggio dalla valle del Mugnone e da Fiesole e che metà progetto fu cambiato dopo le osservazioni di tanti cittadini, comitati e amministratori? Che tutto questo si svolse con grandi dibattiti in Mugello e anche in parlamento ma nell’indifferenza di gran parte della stampa?

Il tema ovviamente non era il Mugello ma cosa doveva essere la politica dei trasporti nel nostro paese, quali dovevano essere le scelte infrastrutturali e con quali impatti ambientali.

E’ curioso che nessuno degli interlocutori di Rumiz ricordi che gli enti locali istituirono un proprio osservatorio ambientale locale, ancora in attività,  diretto dal Prof. Rodolfi  che ha monitorato giorno per giorno i torrenti, le sorgenti e tutte le risorse idriche del territorio sostenendo le richieste risarcitorie dei cittadini. Un lavoro serio scientifico che è stato la base delle indagini della magistratura per l’impatto sulle risorse idriche , altro  che “ per forza non è nevicato”?

SE l’impatto sulle risorse idriche è stato da sempre  la preoccupazione principale degli enti locali, la questione veniva invece trattata superficialmente dal progettista Ing. Lunardi diventato in corso d’opera Ministro delle Infrastrutture:

“Nel caso del progetto CAVET, so che, dove è stato previsto di togliere l’acqua alle sorgenti o ai corsi d’acqua, essa sarà riportata mediante acquedotti: ne sono stati realizzati almeno dieci proprio per compensare il depauperamento delle falde acquifere. Questa, però, è una operazione provvisoria, perché una volta realizzata la galleria sotto falda, e rivestita con calcestruzzo, essa viene impermeabilizzata e diventa come un sommergibile, per cui nel tempo, quando si concluderà il lavoro, la falda si ripristinerà e riprenderà la sua quota iniziale, ricreando l’equilibrio che era stato interrotto. Se esso non venisse ripristinato, dall’esterno si potrebbero fare perforazioni, riprendere l’acqua attraverso un sistema di pozzi e restituirla ai comuni, alle sorgenti o ai corsi d’acqua. Si tratta, quindi, di un equilibrio che si altera temporaneamente e successivamente viene ripristinato.”(testimonianza in commissione trasporti e ambiente alla Camera). 

 

A questi errori si sta cercando con fatica di porre un rimedio, se pur parziale, con una serie di progetti, voluti dagli enti locali,  che hanno come obiettivo quello di riportare la risorsa idrica dove gli impatti sono stati più consistenti e permettere agli agricoltori mugellani di poter contare su approvvigionamenti idrici  dai torrenti e da piccoli invasi anche nei periodi più siccitosi dell’anno. Perchè nonostante la descrizione da girone infernale che emerge dall’articolo  il Mugello resta un distretto agricolo tra i più importanti della Toscana, con una zootecnia di qualità sia nel settore della carne che del latte(il 50% del latte toscano lavorato dalla Mukki viene da questo territorio), con un turismo, anche ambientale, in crescita che ha bisogno di essere sostenuto come risorsa economica sostenibile capace di creare lavoro e occupazione. Ma voi verreste in una zona dove “spariscono piante e animali”  con “ conifere moribonde e castagni in sofferenza e animali che fra un mese scapperanno anche da qui” in “ valli senza più uno goccia d’acqua” con solo “polvere e silenzio”?

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PS. Solo qualche anno fa sempre Rumiz scrisse su Repubblica un reportage sul’AV in cui scriveva:” Dieci ore di viaggio al buio, con appena sei finestre sull’ Appennino, sei lampi di luce su foreste, abbazie, torrenti e vecchie stazioni di posta. Un capolavoro italiano.(…)C’ è poco in Europa che regga al confronto. Il tunnel della Manica era come bucare il burro. La galleria in costruzione nel Gottardo passa sotto tremila metri di granito, ma le Alpi non crollano, sono ferme da centinaia di milioni di anni. Qui è altra musica: avanzi in una massa inquieta, franosa, una montagna giovane che ti spiazza ogni trenta metri. Il paragone giurassico non basta più, la visione diventa anatomica. Arranchi come Pinocchio nella trachea di una balena che rumina, sfiata, rutta, nuota nel mare. Il vero viaggio al centro della Terra è qui, nella spina dorsale della Penisola.”

La situazione di allora era sicuramente peggiore di quella di oggi e nonostante tutto aveva il coraggio di scrivere:”Fai appena in tempo a vedere che il Mugello s’ è rifatto il lifting con i soldi dell’ Alta Velocità: prati come campi di golf, strade, torrenti a regime, piste ciclabili. “

C’era poco da commentare allora c’è ancora meno oggi, lo sguardo cambia secondo il Virgilio di turno e in tutti i casi si diffonde un’immagine distorta di un territorio.

 

 

 

 

 

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