L’uccisione di Sitrialli(10.12.1920) e la violenza fascista in Mugello (1920-21)

L’uccisione di Sitrialli e la violenza fascista in Mugello (1920-21)

Nella seconda metà del 1920 era stato raggiunto un accordo tra i rappresentanti dell’Associazione Agricola Mugellana e i rappresentanti della Federazione Mezzadri e Piccoli Affittuari per la la sottoscrizione di un nuovo patto colonico dopo un periodo di manifestazioni promosse in particolare dalle leghe bianche che in Mugello avevano come elemento di spicco Ismaello Ismaelli di San Giovanni Maggiore. Questo accordo però non trovava applicazione da parte dei proprietari terrieri e quindi le proteste continuarono.

Ad esempio nella giornata del 6 novembre numerosi contadini appartenenti alle leghe invasero il parco della Villa di Schifanoia a San Piero a Sieve della famiglia Cambray Digny per chiedere l’esecuzione dei patti colonici e il licenziamento dell’amministratore dell’azienda il dott. Giunta. Il figlio del dottore Giovanni estrasse un rivoltella per rispondere agli insulti ( così riporta il Messaggero del Mugello) lanciatigli dalla folla dei contadini e fu arrestato dai Carabinieri anche perché non era in possesso di porto d’armi. Nei giorni successivi la contessa Cambray Digny scrisse una lettera indignata alla Nazione in cui dichiarava che la manifestazione promossa dal Partito Popolare “ fu una vera aggressione politica” e aggiungeva di avere concesso ai suoi contadini “ anche di più che i patti nuovi non consentano” e negava che Giovanni Giunta avesse estratto una pistola.

La situazione sembrava pian piano avviarsi verso una soluzione quando l’Associazione Agricola Mugellana nella riunione del 30 novembre decise di non firmare l’accordo sui patti colonici in quanto “ le organizzazioni bianche si preparano a stipulare un patto generale per la regione Toscana, auspice il Ministro dell’agricoltura on . Micheli” e quindi ritenevano inutile stipulare un patto speciale per il Mugello. I proprietari di impegnavano a rispettare il patto che sarebbe stato sottoscritto con il Ministro “ deliberando di applicare nel frattempo le clausole di carattere economico stabilite dalla Commissione secondo il mandato avuto dall’assemblea del 28 settembre”.
Le organizzazioni dei contadini che si aspettavano invece la ratifica dell’accordo indissero subito lo sciopero con manifestazioni nei giorni successivi con alcune iniziative che si svolsero ancora nella zona di San Piero a Sieve presso la fattoria di Schifanoia dove la Contessa Cambray Digny aveva pubblicato una diffida a stipulare contratti di vendita con i mezzadri. Una delegazione di contadini chiese il rispetto dei patti ma ricevette un rifiuto netto da parte della Contessa. “ A questo rifiuto – riporta la cronaca del Messaggero -sembra che il segretario della federazione colonica il sig. Ottorino Orlandini rispondesse con l’imporre l’innalzamento della bandiera bianca sulla villa (…) il numeroso gruppo di contadini era giunto dinanzi alla villa; cominciò a tumultare ed assunse un atteggiamento minaccioso(…) l’agitazione si accentuò avendo la contessa dimenticato, nella confusione del momento, di apporre la firma ai nuovi libretti colonici rilasciati ai mezzadri(…) pertanto alcuni delegati salirono di nuovo alla villa per reclamare la firma dei libretti, ma siccome anche altri coloni cercavano di entrare alla rinfusa, la contessa nella propria stanza, per atto istintivo di difesa, impugnò una carabina “.

Questa ricostruzione del Messaggero del Mugello venne contestata qualche giorno dopo da Ottorino Orlandini che ricordava “ i libretti colonici consegnati dopo ripetute richieste non erano firmati e la contessina lasciò bussare alle sue porte , per qualche ora, sia il Maresciallo dei RR Carabinieri, sia un rappresentante del comune senza farsi viva” Fu quindi composta una commissione per chiedere la firma dei libretti colonici, ma quando fu aperta la porta “ la contessina che teneva una carabina in mano la puntò contro un membro della commissione stessa” e fu merito mio- chiude l’Orlandini- e del maresciallo se quella sera fu evitato un delitto.”

Passano pochi giorni e il 10 dicembre ebbe luogo un gravissimo fatto di sangue con l’uccisione di un contadino della zona di Fagna appartenente alle leghe bianche ad opera di una squadraccia fascista chiamata dal Giunta.

Da Firenze un camion di fascisti arriva a Pianvallico, dove un gruppo di contadini ha accolto l’invito di Orlandini, issando la bandiera bianca. Il colono 72enne Giovanni Sitrialli, detto Giannara, iscritto alle Leghe Bianche, è freddato con un unico colpo di pistola (probabilmente l’età corretta del Sitrialli è 79 anni come da lapide ancora visibile al cimitero di Fagna).Autori dell’omicidio i futuri parlamentari del PNF Italo Capanni, uno dei responsabili dell’assassinio a Firenze di Spartaco Lavagnini, e Manfredo Chiostri, e noti fascisti fiorentini come Bruno Frullini e Luigi Zamboni. Si autodenunciano poi Pier Antonio e Bruno Rosai, Massimo Escard, Carlo Nobili, Baldi Delle Rose, Mario Nerbini, Pasquale Lazzeri, Angiolo Massa e Corrado Mieli.
Ai funerali del colono ci sono 2.000 contadini, con Ismaello Ismaelli fra loro, armati di bastone e pronti a difendersi.”
Secondo la cronaca locale si formò un corteo da Fagna fino a Scarperia composto da circa 5000 persone con rappresentanze dei comuni del territorio, la partecipazione del sindaco di San Piero a Sieve Rossi e dei deputati Martini e Bacci, quest’ultimo, definito nella cronaca il “ deputato contadino”, tenne un discorso in piazza Vittorio Emanuele di Scarperia dopodiché il corteo tornò alla pieve di Fagna.

Si tratta di uno dei primi atti sanguinari di un fascismo largamente minoritario nel paese e che segnerà l’inizio di un’epoca di violenze contro le organizzazioni dei contadini e degli operai in tutta Italia fino all’instaurazione della dittatura mussoliniana.

Nell’edizione del 12 dicembre anche il Messaggero del Mugello parla dell’assassinio del Sitrialli , senza citarlo, e facendo passare l’azione squadristica come un brutto episodio estraneo al Mugello.
“ Il tragico conflitto di San Piero a Sieve , evidentemente provocato da elementi estranei al Mugello, richiama alla necessità di una pronta composizione della vertenza agraria”(…)” se vogliamo che questa agitazione non porti il nostro Mugello alle condizioni stesse che la lotta tra agrari e contadini ha ridotto la plaga bolognese”.(…) “ Proprietari e contadini cerchino adunque un punto di contatto e subito. Fra mugellani ci si deve intendere. Da Firenze, mi è parso, è venuto l’ingarbugliamento della matassa. E da Firenze i fascisti anche. Ed era meglio risparmiare il viaggio. Bando agli odi, si cerchi l’accordo di buona volontà”( firma Z).
Insomma l’assassinio di un contadino diventa quasi un incidente di percorso( e infatti non se ne rammenta neppure il nome) voluto da altri quando ormai è accertato che furono lo stesso Giunta e la contessa Cambray Digny a chiedere l’intervento dei fascisti fiorentini di cui era esponente di spicco proprio uno dei figli del dott. Giunta , Francesco.

Il 23 aprile del 1921 verrà inaugurata la sezione fascista di San Piero a Sieve
“ signorilmente addobbata per il gentile interessamento della Contessa Cambray Digny e signorino Giunta” scrive il Messaggero.

Roberto Cantagalli nel suo libro “Storia del Fascismo fiorentino “ così descrive quelle che successe il 10 dicembre 1920: “ sull’ora del mezzogiorno, un camion di squadristi arrivan cantando alla villa di Schifanoia. Uno dei capi del fascismo fiorentino e poi italiano, perché per un certo periodo fu anche segretario generale del PNF, il nazionalista, capitano e avvocato Francesco Giunta, ex organizzatore delle prime squadre d’azione messe su dall’Alleanza di difesa cittadina, era nativo di San Piero a Sieve. Giunta era stato negli anni giovanili uomo di particolarissima fiducia della contessa Cambray Digny. Considerato questo, non sembrerà strano che i fratelli di Francesco e i loro camerati di Firenze fossero di casa alla vila di Schifanoia e che quel giorno fossero invitati, per telefono, a pranzo nell’accogliente sala della ospitalissima loro anfitriona. Qui giunti, in 12, sostarono fino alle tre in lauto banchetto. Dopo pranzo presero l’impegno di fare “un favore” alla contessa, e cioè di fare “un giretto” per le fattorie e per le aie delle varie case coloniche a consigliare amichevolmente, a mettere una “buona parola” coi contadini per convincerli a recedere dallo sciopero, ritirare dalla cima dei pagliai quei loro cenci bianchi e tornare al lavoro.” Nei giorni precedenti le loro intimidazioni, a cui aveva partecipato anche Amerigo Dùmini, avevano avuto effetto nelle zone di Signa e San Casciano, “ ma nel Mugello non riuscirono a combinare nulla” perché le aie erano deserte e le case sprangate. Giunti a Fagna “sorpresero in un’aia un vecchio, due giovani e delle donne. Piombarono loro addosso ingiungendo di togliere le bandiere e poiché quelli tergiversavano spararono al solito vari colpi in aria. I contadini si chiusero in casa e sprangarono l’uscio : i fascisti imprecando e bestemmiando sfogarono la loro rabbia scaricando le rivoltelle contro la porta chiusa. Una pallottola raggiunse il Sitrialli, vecchio contadino di 72 anni, che morì sul colpo. I dodici non se ne accorsero nemmeno e mezzi ubriachi ritornarono a Firenze. I capi della spedizione erano : Luigi Zamboni, Bruno Frullini, Manfredo Chiostri , Italo Capanni”.

Il giornale fascista fiorentino la Sassaiola diretto dal Dùmini scriveva “Il fatto è noto. Un gruppo di fascisti, reduce venerdì scorso attraverso il Mugello dove aveva tentato opera di pacificazione tra contadini e agrari, fu brutalmente aggredito sulla via del ritorno nei pressi di una casa colonica. L’aggressione era premeditata.”

Si tenta chiaramente di far ricadere la responsabilità dell’eccidio sui coloni bianchi -scrive Carlo Rotelli nel suo saggio sulle lotte contadine in Mugello 1919-22 – e si esprime meraviglia per « un’aggressione » ingiustificata perché « nessuna violenza era stata usata dai fascisti verso i bianchi; né in quel giorno, né nei precedenti ».

Una ricostruzione palesemente falsa .”I fascisti anche qui ebbero l’aiuto e la protezione delle autorità locali e poi anche di quelle provinciali; l’ospitalità e la sussistenza degli aristocratici locali;non furono perseguiti e incriminati quando assassinavano nella sua abitazione in piena campagna il mezzadro bianco Sitrialli; la stampa non solo giustificò l’assassinio ma suggerì persino quella che diventò la giustificazione ufficiale della magistratura quando dovette muoversi spinta dallo scandalo pubblico e che dopo poche ore dall’arresto rilasciava gli assassini”(Libertario Guerrini)

Non era il primo episodio di violenza fascista come ricorda il Rotelli,  “una delle prime spedizioni squadristiche nel Mugello fu attuata nell’ambito di Barberino subito dopo le elezioni amministrative del 1920. Una squadra fiorentina capeggiata dal Frullini all’alba invadeva il paese, rastrellava i locali dirigenti socialisti, li chiudeva nella casa del popolo e faceva loro subito un pestaggio sistematico. Prima di andarsene i fascisti devastarono completamente la sede della casa del popolo”.

Dopo l’occupazione delle fattorie e le manifestazioni per i patti colonici della fine 1920 la repressione non si fece attendere e 12 coloni di San Piero a Sieve e Scarperia vennero ritenuti colpevoli di appropriazione indebita “ per le abusive vendite di bestiame fate dai coloni durante l’agitazione agraria”.

Le aggressioni fasciste ripresero con particolare accanimento nel Mugello nel mese di maggio in occasione delle elezioni politiche del 1921. A Borgo San Lorenzo, a Barberino, a Ronta, a Vicchio, a Dicomano, le squadre non si limitavano più a compiere scorribande intimidatorie nelle campagne, ma penetravano negli abitati, saccheggiavano le sedi dei partiti e delle Unioni, aggredivano i rappresentanti politici e sindacali più in vista. Di particolare efferatezza fu la spedizione nella borgata di Sagginale.” (C. Rotelli)

Il 16 maggio 1921 una spedizione punitiva composta da fascisti di Vicchio venne organizzata contro la frazione di Sagginale dove nei giorni precedenti c’era stata una certa resistenza alle intimidazioni delle squadracce. Il risultato fu la morte di Giuseppe Margheri, un operaio non iscritto a nessun partito. Il figlio del Margheri Luigi nel 1945 così ricostruì l’accaduto in una denuncia :”Il giorno 16 maggio 1921 a S. Cresci (Borgo San Lorenzo) fu bastonato un fascista, certo Romoli, responsabile di aver minacciato con la pistola diverse persone di Sagginale frazione di Borgo San Lorenzo durante le elezioni politiche. Insieme al suddetto Romoli a S. Cresci vi era un altro squadrista Staccioli Serafino il quale dopo aver preso parte attiva alla lite andò a Vicchio a chiamare altri fascisti e dopo tre ore un camion con sopra una quarantina di fascisti arrivano per fare una spedizione punitiva […]. I fascisti dopo aver sparato numerosi colpi di moschetto presero tutte le persone trovate fuori casa e le bastonarono a sangue. Nella sua abitazione si trovava il Margheri Giuseppe che sentiti gli spari si affaccio alla porta per chiamare la propria figlia Ersilia di anni 7; i fascisti che si trovavano in quel momento di fronte alla sua abitazione gli dissero: ’ora ti si danno noi’, e in così dire gli spararono contro 4 colpi di moschetto colpendolo al cuore cagionandogli morte all’istante”.

Dal 10 dicembre 1920 al 16 maggio 1921 una pagina violenta della nostra storia da non dimenticare.

Leonardo Romagnoli

8.12.20

2 thoughts on “L’uccisione di Sitrialli(10.12.1920) e la violenza fascista in Mugello (1920-21)

  1. Caro Leonardo, niente da dire sulla ricostruzione della morte del Sitrialli, anch’io ho scritto diverse volte di questo tragico evento di Fagna. La storia è quella e non va cambiata per motivi politici e ideologici, perché fa come l’olio nell’acqua, torna sempre a galla a raccontarci altre storie ed altri luttuosi avvenimenti. Anni orsono ho fatto relegare un tomo di fotocopie di giornali locali inerenti alle violenza cosidette “rosse” o “massimaliste” nel Mugello fra i primi del ‘900 fino all’avvento del fascismo. Se lo vuoi leggere te lo concedo volentieri, così, oltre alle violenze “nere” potrai venire a conoscenza delle violenze “rosse” che non furono poche: Borgo, San Piero, Sant’Agata, Vicchio, Barberino, Scarperia, Firenzuola etc, etc, accaddero soprusi, violenze, offese, irrisioni, addirittura bombe contro le chiese specialmente quella di Vicchio, così come fu picchiato Padre Massimo da Porretta mentre era ad officiare la Messa a Sant’Agata e dove rimasero feriti alcuni fedeli (uno di questi Luigi Romei era paralitico in una carrozzina) che erano in chiesa. Ma non mi dilungo perché i fatti furono tanti e documentati. Ci sono stati atti di violenza fascista e sarebbe, ripeto, da stupidi non evidenziarlo, ma ci furono anche atti di violenza massimalista e comunista, che però sono sempre stati nascosti e raramente menzionati. La storia è al di sopra delle parti se si vuole esser intellettualmente onesti. Saluti Giovannini

    • Scusa Aldo ma io non ho scritto una storia della violenza politica in Mugello agli inizi del 900, ma un articolo per ricordare quello che è avvenuto tra dicembre 1920 e maggio 1921. Le cronache locali le conosco benissimo per altre cose che ho scritto ma non possono essere assunte a unica fonte storica perché spesso le ricostruzioni sono parziali. Nella vicenda del Sitrialli massimalisti o comunisti non c’entrano nulla visto che l’agitazione dei mezzadri e piccoli proprietari era promossa dalle Leghe Bianche di Ismaello Ismaelli. Però una differenza rispetto alle violenze del passato dal 1920 in poi c’è ed è l’impunità dei picchiatori fascisti, con la violenza che si fa stato. Come dimostra questa vicenda particolare e quella successiva a livello nazionale con l’uccisione di Matteotti.