L’infanticidio tra 800 e 900

L’infanticidio tra 800 e 900

 

 

Nel libro dedicato al 1919 in Mugello nella parte riservata ai fatti di cronaca avvenuti in quell’anno riportavo come primo avvenimento di un certo rilievo un infanticidio avvenuto nella zona di Vespignano nel comune di Vicchio. Questo quello che scrivevo:

il giorno 8 corrente nel popolo di Vespignano, al podere detto Il Poderaccio ( secondo altri Il Palazzaccio Ndr) , la giovane ventiduenne Annunziata Tommasi, sgravatasi di un bambino frutto di illeciti amori, pare lo abbia ucciso per nascondere la propria colpa” racconta Calambrone nella cronaca vicchiese del Corriere Mugellano. “Il solerte brigadiere Baldi, che comanda la stazione Carabinieri di Vicchio, dopo avere con tutta sollecitudine espletate le indagini del caso, ha denunciato il fatto al Pretore di Borgo san Lorenzo avv. Boni(…) che ordinò il piantonamento della puerpera” e stabilì che il cadaverino rimasse a disposizione per gli esami autoptici. A questo punto la vicenda passa alla Regia Procura di Firenze e a un giudice istruttore che giunge in Mugello con al seguito un perito. La ragazza restò piantonata in casa con l’accusa di infanticidio.
Il Messaggero del Mugello ci fornisce altri particolari sull’accusata e sulla sua storia. Annunziata era la più grande di cinque figli del bracciante Eugenio Tommasi, vedovo, ed era stata mandata “garzona” presso la famiglia Pini di Vitigliano dove “amoreggiò ed ebbe intimi rapporti” con tal Filippo Colombi anch’egli garzone nella stessa colonica.

La Tommasi .rimasta incinta – dice il Messaggero – seppe sempre ben nascondere il suo stato, sia alle amiche che ai familiari, coi quali mai ebbe a confessare il suo fallo”. Sulla colpevolezza della giovane il giornale non ha dubbi e aspettano solo l’autopsia che “ dirà in qual modo preciso la Tommasi tolse la vita a quell’innocente (..) la madre snaturata tenne celato, per quasi due giorni, il cadaverino sotto le coltri , finché il di lei padre accortosi di quanto era accaduto alla figlia e forse ritenendo che il bimbo fosso morto per causa naturale, avvertì la levatrice e il medico perché rilasciasse l’ordine di seppellimento. Ma – scrive il Messaggero – l’egregio dott. Catastini, riscontrando sul cadaverino tracce di violenza , avvisò senz’altro l’autorità giudiziaria.”
Annunziata fu dichiarata in arresto e trasportata prima all’ospedale di Luco per le cure e successivamente alle prigioni mandamentali e in seguito a Firenze.
Il corpo del neonato invece venne trasportato alla camera mortuaria del cimitero di Vicchio dove il medico legale dott. Picchi, insieme al dott. Catastini, eseguì gli esami sotto la supervisione del giudice istruttore Barbero. Ancora non si conoscevano i risultati dell’autopsia ma il cronista locale affermava che “ in ogni modo dalla necroscopia è risultato che il bambino, oltre alla rottura del cordone ombelicale, aveva la completa frattura delle mandibole e lo strappamento della lingua. La snaturata madre volle in modo così raccapricciante soffocare i primi vagiti dell’innocente angioletto”.

Ovviamente nessuno cercava minimamente di comprendere la situazione sociale e familiare in cui era maturato il tragico gesto.

l’istruttoria è tutt’ora in corso – scrive ancora il Messaggero del 26 gennaio – ma ormai è accertata la responsabilità della Tommasi e non rimane alla triste donna che attendere nell’oscuro carcere la severa condanna che le infliggeranno i giudici popolari”.

 

Passeranno alcuni mesi e il processo sarà celebrato a Firenze il 7 giugno con Annunziata Tommasi che sarà difesa dagli avvocati Dino Lattes e Ugo Castelnuovo Tedesco. La giovane verrà condannata alla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione con 4 mesi tolti per l’indulto e altri quattro praticamente già scontati. Sarebbe interessante leggere gli atti del processo perché le cronache riportano solo l’esito del dibattimento. Sicuramente sia i difensori, sia i giudici fecero valere una serie di attenuanti che furono accolte nel giudizio finale permettendo ad una ragazza di appena 22 anni di poter tornare ad una vita normale in tempi ragionevoli.”

In queste settimane per motivi non legati a questa cronaca mi sono trovato a scorrere l’inventario del Tribunale di Firenze tra il 1867 e il 1931 e ogni tanto mi imbattevo in qualche processo per infanticidio. Scorrendo velocemente l’elenco è emerso che in questi anni gli infanticidi erano quasi cento di cui una buona parte concentrati negli anni successivi alla prima guerra mondiale. Tra questi c’è anche quello dell’Annunziata Tommasi ( fasc 6 del 1920). In realtà guardando le sentenze della Corte d’assise di Firenze la parola infanticidio ricorre addirittura per 138 volte.(1)

Tenendo conto che solo una parte di questi infanticidi venivano scoperti o finivano a processo si capisce che si tratta di una situazione drammatica, vissuta soprattutto da giovani donne non sposate che si è protratta nel corso del XX secolo. L’anno con più processi è addirittura il 1925 con 8 casi discussi in tribunale. Sarebbe interessante un’analisi degli atti per capire la provenienza di queste ragazze e lo stato sociale di appartenenza perché non è sempre vero che questi eventi si verifichino solo in ambienti culturalmente arretrati o contadini.
Oggi grazie anche ad alcune ricerche storiche sappiamo che che la soppressione di neonati era un fatto tutt’altro che raro nei secoli passati. Basta leggere il saggio di Gregory Hanlon su “L’infanticidio in Toscana nella prima età moderna” in cui parla nello specifico anche delle coppie sposate. A essere vittime erano soprattutto le femmine in quanto, analizzando i libri delle nascite, emergeva che in alcuni anni si verificava un’anomala differenza tra nati maschi e femmine. Questo era particolarmente accentuato nei periodi di carestia o di raccolti comunque difficili. Lo studio si riferisce in particolare al periodo tra l’inizio del 1500 e l’inizio del 1700 in alcune zone e paesi della Toscana e secondo Hanlon in certi anni l’infanticidio poteva riguardare addirittura un quarto o un terzo dei nati vivi. Spesso quando si leggono certe ricerche ci si chiede cosa ne è dell’amore materno, ma anche questo è in gran parte una costruzione culturale che è mutata enormemente nel corso dei secoli come ha ben illustrato Elisabeth Badinter nel suo fondamentale “L’amore in più , storia dell’amore materno” uscito anche in Italia per Longanesi nel 1981. Scrive la Badinter – dopo un’accurata analisi storica che dal 1600 arriva ai nostri giorni- “ nel percorrere la storia dei comportamenti materni nasce la certezza che l’istinto materno sia un mito. Non abbiamo incontrato nessun comportamento che potesse dirsi universale e necessario a ogni madre. Al contrario, abbiamo constatato l’estrema variabilità dei sentimenti secondo la cultura, le ambizioni e le frustrazioni. E’ allora inevitabile concludere, anche se può sembrare crudele, che l’amore materno è soltanto un sentimento, e come tale essenzialmente contingente(…) tutto dipende dalla madre dalla sua storia e dalla Storia. No, non esiste una legge universale che sfugga al determinismo naturale. L’amore materno non va dato per scontato. E’ “in più” “.

Per tornare al Mugello non bisogna dimenticare quanto già scriveva il dott. Ferretti nella sua Topografia Sanitaria di Borgo san Lorenzo pubblicata nel 1882 dove il numero molto elevato di aborti e nati morti non passava inosservato nelle sue statistiche tanto che anche lui sottolineava come nascessero più maschi che femmine “ fatto rarissimo e perfettamente opposto a quanto riscontrasi in quasi tutte le province d’Europa”. Le considerazioni si portano dietro il sospetto di un infanticidio selettivo anche se Ferretti non ne parla esplicitamente . “Aborti alla macchia e infanticidi fecero parte allora – ricorda Prosperi nel suo libro il Volgo Disperso dedicato ai contadini nell’800-del segreto delle famiglie, quando non finirono nei registri dei manicomi criminali e negli atti dei processi giudiziari”.

Oltre a questo ci sono i dati sulla mortalità riportati dal Ferretti che sono impressionanti e riguardano 8 anni degli anni 70 del XIX secolo dove si hanno a Borgo san Lorenzo 3445 decessi totali di cui 1715 erano fanciulli della prima infanzia. Sono dati di solo 150 anni fa che dimostrano l’importanza dei progressi in campo medico e scientifico che hanno contribuito alla crescita esponenziale dell’aspettativa di vita anche di noi mugellani.

Leonardo Romagnoli

24.9.22

1)Coloro che pensano che la nostra sia un ‘epoca violenta rispetto al passato dovrebbero dare uno sguardo agli archivi e alle statistiche. Tra il 1915 e il 1925 nel tribunale di Firenze ci sono ben oltre 600 sentenze riguardanti omicidi ( e qualche tentato omicidio)improvvisi, premeditati e volontari.

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