Paolo Cocchi in un’intervista che compare oggi sul Corrierefiorentino oltre a manifestare tutta la sua amarezza per l’andamento di questa vicenda giudiziaria e la solitudine politica che ne è stata il contorno umanamente inaccettabile , fa anche una riflessione sul circuito della comunicazione: ” Nessuno sulla stampa si è chiesto se ciò che veniva detto era vero o no. Un solo giornalista di una radio mugellana ha posto dubbi “. Ringrazio Paolo Cocchi per la stima ma non sono un giornalista. Riporto qui di seguito i due articoli pubblicati sulla vicenda redatti semplicemente leggendo le carte così come venivano pubblicate dai giornali.
Leonardo Romagnoli
ALCUNE RIFLESSIONI SULL’INDAGINE DI BARBERINO
Pubblicato il da radiomugello
Siamo il paese del “Legittimo impedimento”, del “lodo Alfano”, del “processo breve”, di un Parlamento nel quale siedono indagati e condannati, con sottosegretari in odor di Camorra di cui viene chiesto l’arresto ma che continuano a gestire soldi pubblici, con un presidente del Consiglio plurinquisito, con qualche assoluzione, molte prescrizioni e la condanna in via definitiva per corruzione di magistrati del suo più stretto collaboratore, nonché avvocato di Fininvest, nonché ex Ministro della Difesa , l’avv. Cesare Previti , l’uomo dal look da golpista sudamericano.
A questo si aggiungano comportamenti ,penalmente forse irrilevanti, ma moralmente e politicamente indecenti tanto da gettare discredito sulle istituzioni e sullo Stato a livello nazionale e internazionale. Abbiamo anche il sottosegretario che contemporaneamente fa l’assessore all’urbanistica della sua città che dichiara “ di aver accettato l’incarico di assessore “per risolvere un problema che è una spina nel fianco della famiglia Berlusconi” ed è passato dalle parole ai fatti, risolvendo una vicenda che si trascina dal 1980: l’edificazione di un’area di 500.000 mq agricoli in località C.
È da quell’anno infatti che i Berlusconi, entrati in possesso dei terreni, tentano di costruirvi sopra una sessantina di edifici residenziali, una sorta di Milano 4, essendo nel Dna di famiglia operare nell’esclusivo interesse del bene pubblico.
Finalmente l’intervento risolutivo del neoassessore ha sbloccato l’iter, organizzando, per la modica cifra di 40 milioni, la vendita da parte di Paolo Berlusconi all’immobiliare Brioschi della famiglia Cabassi. Presentando una variante generale al PGT, ha eliminato il vincolo di assoluta inedificabilità, destinando l’area a un “primo utilizzo” per l’Expo 2015, cui seguirà la creazione di una cittadella del divertimento e dei servizi con ingenti cubature.
Inoltre, dimostrando notevole solerzia, non ha mancato di prevedere un “indennizzo” per i precedenti proprietari, cui i Cabassi corrisponderanno in seconda battuta un’integrazione pari al doppio o al triplo della cifra iniziale, quando dopo il 2015 il programma di “valorizzazione” sarà portato a termine. “(Giornale dell’architettura aprile 2009). Inchieste nessuna.
Questo per dire che chi considera tutto questo irrilevante per giudicare i politici e la politica ( sono eletti dal popolo e tanto basta) non ha moralmente diritto di intervenire sulle questioni dell’urbanistica che tanto appassionano le cronache fiorentine e le indagini della Procura.
Anche in questo caso , come ho già avuto modo dire in altra circostanza, vanno distinti i fatti penalmente rilevanti da quelli politicamente e moralmente discutibili. La magistratura deve occuparsi dei primi , la politica e i cittadini anche dei secondi. Fermo restando che il principio di non colpevolezza ( fino a prova contraria) vale per tutti e non va considerato un avviso di “garanzia” alla stregua di una condanna ( sostengo questo fin dai tempi di “mani pulite” quando invece tanti “ garantisti” di oggi esponevano cappi in Parlamento ed emettevano sentenze prima dei magistrati).
Ormai è passato più di un anno dal terremoto che ha coinvolto l’amministrazione fiorentina ,e non solo , sulle vicende urbanistiche di Castello ed ancora non c’è stato nessun rinvio a giudizio e nessun processo si profila all’orizzonte per capire se si è trattato di vicende penalmente rilevanti o di atti amministrativi anche insulsi ma comunque legittimi. Resta lo squallore di una classe politica troppo sicura di sé e poco attenta all’interesse generale e su questo gli elettori fiorentini non sono certo stati teneri. Sono emersi legami non proprio limpidissimi fra potere economico , potere politico e stampa locale ( basti pensare alla figura fatta dalla Nazione e dal suo direttore Carrassi) ma la gran parte degli atti rilevanti ai fini dello sviluppo urbanistico sono stati discussi in seduta pubblica nei consigli comunali. Il rinnovamento politico era quindi necessario ma vorremmo anche sapere se sono stati compiuti atti illegittimi e favoritismi inaccettabili oppure si pensa che chi amministra non debba confrontarsi anche con i gruppi che rappresentano interessi economici forti come quelli coinvolti nello sviluppo fiorentino almeno da 40 anni a questa parte?
Ed adesso veniamo a Barberino di Mugello : tanto tuonò che piovve , si potrebbe dire. Era almeno più di un anno che si era a conoscenza di indagini sullo sviluppo urbanistico del comune attivate in seguito a esposti e in particolare dopo i lavori dell’Outlet e del nuovo casello a cui si aggiungono i lavori della terza corsia e della Variante di Valico. Stiamo parlando di centinaia milioni di euro di investimenti che non lasciano certo indifferenti né l’economia locale né la politica, la prima alla ricerca di ricadute positive per le proprie attività e la seconda chiamata a governare un impatto ambientale e sociale dagli effetti potenzialmente devastanti.
I nuovi avvisi di garanzia e l’indagine del Pm DeGregorio mette insieme fatti tra loro molto diversi e in alcuni casi con nessuna collegamento, almeno questa è la sensazione che si ricava dalla lettura dei resoconti giornalistici che si basano sulle indicazioni degli stessi magistrati. Si passa dalla discarica di inerti per
la Variante di Valico all’ampliamento dell’Outlet per finire con le autorizzazioni del Bahia e l’edificabilità di alcuni terreni. Per la vicenda Bahia si è addirittura scomodato il romanzo della barberinese Simona Baldanzi “Bancone verde menta” dove si parla di irregolarità edilizie per la realizzazione della struttura. Questo caso mi lascia molto perplesso perché è vero che il comune può tante cose ma non può certo insabbiare eventuali denunce della Polizia Municipale o dei Carabinieri in materia edilizia , amministrativa o igienico sanitaria. Si è cercato di favorire chi gestiva la struttura modificando il bando, come sembra di capire da alcuni articoli, ma non si tiene conto che senza le modifiche attuate non avrebbe partecipato nessuno al bando. E queste cose non sono state dette nelle segrete stanze ma sulle pagine della stampa locale. Queste strutture disturbano la quiete del Lago? Sono esteticamente discutibili? Può essere, anzi per molti è così. Ma sono state fatte carte false? Sono stati corrotti dei funzionari per avere le autorizzazioni? Questo non risulta. Anche le intercettazioni telefoniche non aggiungono niente in questo senso.
Quando si fanno degli atti amministrativi, per forza di cose, si favoriscono alcuni interessi e se ne possono danneggiare altri, soprattutto nel campo urbanistico o in quello commerciale, ma è importante che non vi siano interessi economici diretti di chi compie le scelte ( il famoso conflitto d’interesse) e soprattutto che queste siano il frutto di una programmazione che obbligatoriamente è competenza del consiglio comunale che rappresenta politicamente la popolazione nel suo insieme.
Questo non ci farà evitare gli obbrobri e le scelte sbagliate ma permette di individuare con chiarezza le responsabilità e anche gli interessi in gioco,valutare il peso delle Lobby o dei comitati d’affari.
Per l’Outlet si è fatto di tutto e di più. Questa è una verità difficilmente contestabile ma che deriva dagli accordi stipulati al tempo della chiusura dello stabilimento produttivo della Rifle che comportava la perdita di qualche centinaio di posti di lavoro e la scomparsa di un pezzo di storia mugellana (questa sì descritta magistralmente in “figlia di una vestaglia blu” di Simona Baldanzi).
Chi ha vissuto quelle assemblee toccava con mano il dolore non solo della perdita di un posto di lavoro ma di un’identità, del sentirsi parte di un corpo sociale attorno al quale Barberino era cresciuta nel bene e nel male. La contropartita fu la proposta dell’Outlet, una specie di scenografia da Cinecittà, con il falso villaggio delle griffes, un “non luogo” per eccellenza per dirla con Augè, ma capace di creare diverse centinaia di posti di lavoro , molti precari e alcuni stabili, anche se in settori del tutto diversi da quello della produzione tessile in cui erano impegnate tante operaie orgogliose della loro professionalità che evaporava come neve al sole.
Ancora oggi l’outlet ,dopo un inizio di curiosità anche per i consumatori locali , vive più come un’escrescenza dell’autostrada che come una porta del Mugello di cui vorrebbe riprodurre la vita del villaggio. Bisogna lavorare perchè questa attrattività di sposti sul territorio , ma questo è un altro discorso.
Era ovvio che una volta avviata la procedura , la sua realizzazione sarebbe stata una priorità non solo per il comune di Barberino e che tutti gli ostacoli sarebbero stati saltati in scioltezza. L’Outlet non si doveva fare? Allora fu deciso diversamente a tutti i livelli, nessuno escluso.
A questo proposito le intercettazioni che alcuni giornali riportano a sostegno di presunte irregolarità sono francamente ridicole. Abbiamo l’architetto B. che si occupa dell’Outlet che dice al Tecnico comunale di aver parlato con l’assessore per licenziare la pratica prima della metà del mese e il tecnico P. che risponde “ Si ma poi la va mandata in conferenza dei servizi in regione” e B replica “ No, che c’entra la conferenza dei servizi della regione?” e P. ricorda che “ i piano attuativi in zona paesistica vanno in regione e soprintendenza no?” e B conclude “ si vabbè… in Soprintendenza ci pensiamo noi” e P. concorda “ esatto”. Cosa c’è di irregolare? Niente. Ancora sull’ampliamento sarebbe però “illuminante” un’altra conversazione telefonica.
Architetto B.(outlet)” Mi è giunta voce che giovedi avete una commissione edilizia integrata” P. “sì” e B.” Confido che ci sia anche l’ outlet lì dentro” e P. “si fa all’uopo” e il giorno dopo il vice sindaco L chiama il tecnico P. che conferma “ sì per giovedi si è fatta apposta” e L. “ Giovedi 24 io credo che portino l’outlet” e P. “ eee si è convocata apposta Alberto”. Qui si sfiora davvero il ridicolo se queste fossero le prove di presunti favoritismi illegali. Nelle commissioni edilizie non ci sono politici e quella integrata comprende la presenza aggiuntiva di geologi o esperti di paesaggio.
In quella commissione sono stati commessi atti illegittimi? Non risulta .Successivamente si doveva pronunciare
la Conferenza dei servizi della regione. Ha commesso atti illegittimi? Dall’indagine non risulta. Informarsi se una pratica e all’ordine del giorno di una commissione è un reato? Allora lo commette la totalità dei consiglieri comunali di maggioranza o di opposizione in tutta Italia.
In un articolo uscito sabato 6 febbraio Franca Selvatici di Repubblica riporta come elemento chiave dell’indagine il fatto che alcuni imprenditori avessero una corsia privilegiata e tra questi ovviamente la Bmg dei Fratini che costruiva l’outlet e scrive testualmente “ La Procura ha rilevato un atteggiamento di completa disponibilità, quanto meno per l’ampliamento dell’outlet, al punto che il dirigente è indagato per falso in atto pubblico per aver attestato la conformità del progetto al piano di fabbricazione (…) e per aver fornito tutta una serie di informazioni e di supporti all’architetto progettista. “ Praticamente uno viene indagato perché cerca di svolgere al meglio il proprio lavoro su un progetto a suo tempo condiviso dal Ministero fino ai sindacati . La scelta, lo ripeto, può essere anche sbagliata sotto tanti punti di vista ma non è illegittima. Ancora più ridicola l’affermazione relativa all’assessore “ che secondo la procura avrebbe dovuto astenersi da ogni interessamento per il progetto, dato che sua moglie lavora alle dipendenze di una delle società che gestiscono l’outlet”. Questo, se mi è permesso, è una ridicolizzazione del “conflitto di interesse” e come se un sindaco non dovesse interessarsi della sorte di una fabbrica che chiude perché la moglie ci fa l’impiegata o l’operaia. Lo prenderebbero a palate! Nel caso in questione, per chi non l’avesse capito, si parla di dipendenti e non di soci o azionisti. Dalla tragedia alla farsa.
Altro argomento sensibile è il nuovo casello autostradale e la conseguente viabilità che ha sicuramente danneggiato una parte di esercizi commerciali presenti vicino al vecchio casello e su cui furono subito presentati degli esposti.” Una relazione del professor Raffaello Lugli, del dipartimento di ingegneria civile dell´Università di Firenze, sconsigliava la realizzazione del nuovo casello sia dal punto di vista economico che ambientale, dato che esso sarebbe sorto (e in effetti è sorto) sul ciglio di una fortissima depressione per cui sono state necessarie ingenti opere di rinforzo. Secondo il professore, la soluzione più sensata, in linea con il primo progetto di Autostrade, sarebbe stato l´ampliamento del casello preesistente., scrive la Repubblica riportando le lamentele dei commercianti del posto.” Gli imprenditori si sarebbero anche convinti delle buone ragioni tecniche per la seconda soluzione, se non avessero scoperto nella variante comunale delle stranezze. Sulle planimetrie non hanno trovato più traccia dei parcheggi realizzati anni prima nella loro lottizzazione e concessi al Comune, mentre è comparso presso il nuovo casello un parcheggio, poi realizzato, che dovrebbe essere collegato all´Outlet da un sottopasso. Esiste in effetti un ampio camminamento, costruito peraltro da Autostrade e classificato come «passaggio acque piovane». Il nuovo parcheggio ha impedito la realizzazione di una rotatoria ovale. La analisi degli espropri e delle compravendite dei terreni ha alimentato altri dubbi. Gli esercenti dell´area vicina al vecchio casello meditano di chiedere i danni.”(idem).
La magistratura ha quindi ritenuto fondati questi dubbi? Dall’inchiesta non risulta tanto che , addirittura con un documento congiunto; Regione , Provincia e Comune “ sottolineano la correttezza e la trasparenza che ha accompagnato fin dall’inizio l’iter per la realizzazione della nuova opera prevista dalla convenzione per
la Variante di Valico firmata nel 1990 dagli enti locali e società Autostrade. Si aprì allora un confronto tra Comune, Provincia e Regione e Ministeri competenti in un continuo dialogo con la popolazione, i comitati, Società Autostrade. Il risultato di oggi è una nuova viabilità, organizzata in modo da alleggerire la pressione sul casello e sulle aree industriali circostanti, così come stabilito dai vari enti e prescritto dagli strumenti urbanistici comunali. “ e ricordano che “Il progetto definitivo del nuovo Casello è stato approvato con decreto del Ministero delle infrastrutture del 10.09.1996; successivamente, con decreto in data 19.11.2001, fu approvata, nel contesto del Prevam, una variante urbanistica che non modificava la configurazione del casello ma la viabilità in uscita da esso in direzione Nord. Quello che era stato concepito come un tratto viario locale, destinato a servire soltanto la zona industriale scendendo lungo
la Sieve , è diventato il “bypass del Mugello”, assumendo il ruolo di una viabilità primaria di scorrimento verso Barberino e Borgo San Lorenzo, priva di interferenze con la viabilità locale di distribuzione. Ciò ha reso necessario anche la modifica dell’intersezione a valle del casello con l’introduzione della attuale rotonda.”(maggio 2008)
Le scelte sbagliate ci possono fare arrabbiare , ci possono danneggiare anche gravemente, ma purtroppo o per fortuna non sono un reato.
Dalla Nazione del 4 febbraio :“Dal lavoro degli investigatori è emersa una gestione affaristica del territorio di Barberino del Mugello, ma è da una intercettazione telefonica captata all’epoca delle ultime elezioni amministrative fra l’ex sindaco Luchi e un consigliere comunale che non risulta indagato, che emerge l’esistenza di un vero e proprio comitato d’affari volto a perseguire interessi personali:
Consigliere: «Hai saputo il risultato delle Comunali?».
Luchi: «Ho saputo? Ma, e ho fatto lo scrutinio fino alle due».
Consigliere: «Ah, ecco. Allora t’avrai visto qual era il giochino. Allora… a casa mia i comitati d’affari… Qui abbiamo il L. assessore all’urbanistica, il G., il geometra con interessi sul territorio, il suo zio costruttore edile e la sua fidanzata in un’agenzia immobiliare a Barberino. A casa mia questo cose qui diventano molto pericolose all’occhi della gente».
Luchi: «E lo so. Ma, questo e bisogna essere svegli noi».
Consigliere: «Si ho capito, però il segnale forte che viene dall’analisi di questo voto guardando i nomi e c’è… traspare come il sole che c’è un comitato d’affari che ha evidentemente interessi forti su quello che è il piano regolatore, l’urbanistica futura, lo sviluppo urbanistico ecettera…».
Luchi: «No, no, mi dispiace, io non la leggo così».
Consigliere: «Speriamo che mi sbaglio. Speriamo che mi sbaglio».
L’intercettazione secondo gli inquirenti che l’hanno diffusa dovrebbe essere la conferma delle loro ipotesi ma è davvero poca cosa , perché dimostra soltanto quello che tutti sanno: nei partiti ci sono gruppi di interesse che si confrontano e che , proprio a Barberino , ha portato ad una spaccatura non irrilevante già al momento delle primarie e che si trasferita anche nel voto amministrativo. Che poi imprenditori edili, immobiliaristi, geometri architetti e ingegneri abbiamo interessi forti per piani regolatori e regolamenti urbanistici è quasi un’ovvietà visto il loro lavoro, sarebbe strano il contrario. Ruolo della politica è quello di fare delle scelte per affermare il bene comune rispetto ai , pur legittimi, interessi particolari.
Su questo le opinioni si confrontano, per esempio Paolo Cocchi , in un intervento uscito su Repubblica precisa che :
“le imprese toscane chiedono spesso alla politica , in attesa delle grandi riforme e delle grandi decisioni, di “facilitare” : relazioni, confronti di opportunità, progetti, iter burocratici. Questa è una parte del nostro lavoro. Anzi una parte importante di questo lavoro. Senza questa parte, la mia cultura, i miei valori, le mie letture e aspirazioni, i programmi politici che propongo agli elettori non servirebbero a nulla, non produrrebbero effetti, non entrerebbero a contatto con le persone, i loro bisogni e interessi. Tutto questo serve a un sindaco, alla fine , per fare scuole, case , infrastrutture. Certo non se ne possono trarre illeciti guadagni, non si può abusare del proprio ufficio elargendo “favori” che danneggino gli interessi pubblici. Ma questi elementi semplicemente non esistono fintantoché non vengono provati”. E una telefonata per informarsi di una pratica edilizia appare sinceramente un po’ poco per palesare un reato di abuso d’ufficio.
A suo tempo quando si candidò per la prima volta al Consiglio Regionale Cocchi ricevette una serie di finanziamenti da parte di aziende che operavano nel Mugello nel rispetto della legge esistente e dichiarandoli tutti pubblicamente, cosa che pochi altri fecero sfruttando la norma che sotto una certa quota l’obbligo non esisteva. Personalmente è un sistema che non mi piace ma è legittimo e come tale va valutato e di conseguenza valutare anche l’operato del politico che quei fondi ha ricevuto. La trasparenza è in questi casi indispensabile e obbligatoria. (Mi sia concessa una divagazione estetica : in una intercettazione un imprenditore in modo rozzo parla della “persona con gli orecchioni” ed ho pensato che se Cocchi fosse stato di centrodestra non lo avrebbero mai candidato in regione vista la fine che ha fatto il sindaco di Assisi bocciato da Berlusconi per i suoi orecchi a sventola, invece della politica gli hanno consigliato la chirurgia estetica. E’ così che qualcuno sceglie la classe dirigente del paese).
Per quanto riguarda gli imprenditori coinvolti nell’inchiesta non ci fanno certo una bella figura, al di là delle responsabilità penali, emergono atteggiamenti arroganti e la consapevolezza che il loro peso economico in un territorio come quello del Mugello li rende privilegiati, inattaccabili e capaci di condizionare il potere politico con le “Buone” o con le “cattive”. In parte vanteria di paese , in parte realtà . Qui occorre fare chiarezza al di là delle indagini della magistratura che ad una prima lettura presentano invece più elementi di debolezza che non robuste prove di reati commessi dai soggetti coinvolti.
In questi casi si sente spesso dire che la “politica di una volta” era un’altra cosa ma in realtà è più una sensazione dettata dalla nostalgia di un’età che non tornerà più che non il frutto di una ricostruzione storica.
In un articolo che stavo leggendo sull’urbanistica e il rapporto città campagna ho trovato questa descrizione che , secondo me , potrebbe adattarsi alla nostra situazione “Ma sbaglia chi, per quanto in buona fede, evoca immagini di un passato virtuoso quasi sempre immaginario, come soluzione al degrado del territorio e dell’ambiente. Non solo perché appunto i modelli evocati non corrispondono alla realtà storica, ma soltanto ad alcune sue componenti, prive di senso avulse dal contesto. Ma soprattutto perché proprio contro queste condizioni di vita storicamente la società ha cercato e trovato un proprio percorso evolutivo, a migliorare le condizioni di vita, lavoro, relazione. Non è un caso, ad esempio, se i tanto deprecati e criticati spazi del consumo moderno tendono a svuotare di funzioni e vita i centri storici tradizionali. Ma quando invece i medesimi spazi storici grazie all’intervento di cittadini e amministrazioni sanno adeguarsi alle nuove domande, non tardano naturalmente a riempirsi di nuova vita e attività.”(Fabrizio Bottini)
Guai a quelli che aggiungono casa a casa, e uniscono campo a campo, fino a occupare ogni spazio, e diventano i soli proprietari in mezzo al paese!” (Isaia, 5:8)
Leonardo Romagnoli
6.2.10
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La Macchina del fango
Se questo è il modo serio di fare delle indagini rispettando le persone….. e un giornalismo guardone senza inchieste
Da qualche settimana è stata comunicata dalla Procura di Firenze la conclusione delle indagini sulle vicende urbanistiche di Barberino di Mugello con accuse varie mosse ad ex amministratori, funzionari e imprenditori. Questa indagine , come ho già avuto modo di scrivere al momento degli avvisi di garanzia nel febbraio 2010, non mi è sembrata fondata su un consistente impianto accusatorio in quanto mescolava( ed ora mi sembra ancora di più) questioni di competenza giudiziaria con considerazioni politiche o etiche che non hanno nessuna attinenza con il codice penale.
Questa sensazione invece di essere fugata dalla conclusioni delle indagini è stata da questa ulteriormente alimentata complici alcuni resoconti giornalistici che definire discutibili è dir poco.
Non ho letto le carte, e quindi posso anche sbagliarmi, ma devo anche considerare che quello che è stato pubblicato dai giornali siano gli aspetti qualificanti di un’inchiesta e allora i dubbi aumentano ancora. L’inchiesta sulle vicende urbanistiche di Barberino aveva come scopo quello di smantellare un “comitato d’affari” che aveva condizionato lo sviluppo del comune negli ultimi 10 anni partendo da alcune denunce di privati che si ritenevano danneggiati da alcune scelte , in particolare quello sul nuovo casello. All’atto pratico, se i documenti sono quelli fino ad adesso pubblicati, non ci sono procedure irregolari o illegali ma solo scelte discutibili da un punto di vista urbanistico che non sono un reato penalmente rilevante(l’unica accusa seria riguarda la presunta corruzione di un funzionario regionale da parte di un imprenditore su una particolare vicenda).
L’inchiesta ha però determinato l’isolamento politico di Paolo Cocchi, in quel momento assessore regionale alla Cultura e portavoce della “lista Franceschini” in Toscana nonché sindaco di Barberino per due legislature prima di Luchi. Cocchi è stato di fatto escluso dalle elezioni regionali e dalla possibilità di ricoprire cariche amministrative pur non avendo subito nessuna condanna. Si ha quasi la sensazione che l’obiettivo dell’inchiesta non sia tanto l’urbanistica quanto la politica e in particolare Paolo Cocchi nel suo ruolo di “facilitatore” come lui stesso si è definito per alcuni interventi da amministratore pubblico. Le indiscrezioni comparse sui giornali al momento della chiusura delle indagini e quelle pubblicate in questi giorni invece di allontanare questa impressione la rafforzano.
Al momento della chiusura delle indagini sui giornali è comparsa la notizia di un appartamento acquistato dall’ ex assessore regionale e qualche cronista si è lanciato in assurdi paragoni con la vicenda Scajola ( acquistato a sua insaputa). “ Non si tratta di un appartamento con vista Colosseo” ha scritto testualmente Franca Selvatici su Repubblica dell’11 ottobre scorso.
Per come la conosco io la vicenda è totalmente diversa perché quell’acquisto( si tratta di due stanze per ampliare l’appartamento di proprietà e non di un’abitazione nuova) è avvenuto successivamente all’invio dell’avviso di garanzia e sul quale gli inquirenti hanno anche ascoltato il geometra che stava curando la pratica. Cosa c’ entra Scajola? Secondo voi una persona che è sotto indagine prosegue le pratiche edilizie per un alloggio ricevuto illecitamente? Si fa torto all’intelligenza delle persone. E ‘ molto probabile invece che tra le varie situazioni non ci sia nessun legame ma che la questione potesse essere utile per rafforzare l’impianto accusatorio.
E veniamo così alle ultime indiscrezioni sull’inchiesta che guarda caso si riferiscono sempre a Cocchi ma che non hanno ancora una volta nessuna attinenza con l’indagine sulle vicende urbanistiche e infatti sono della fine del 2010 quando Cocchi non occupava più nessuna carica amministrativa. In particolare ancora la Selvatici su Repubblica ci informa che Starnini ex vice presidente del Consiglio Regionale e ora presidente della Immobiliare Novoli gli chiede di intercedere per un incontro con l’assessore alla cultura di Firenze per parlare di alcune pratiche ( tra cui la sede della nuova direzione della KME). Cocchi si fa spiegare i problemi – scrive la Selvatici- e poi chiede “ Io cosa ci potrei guadagnare in tutto questo giro , secondo te?”. Siamo di fronte non più ad un amministratore pubblico ma ad un semplice cittadino e la questione non si capisce quale rilevanza penale e giudiziaria possa avere. Ancora peggio per l’intercettazione del 7 novembre in cui Cocchi critica il sindaco “di Barberino Zanieri ( che ridendo chiama Amhadinejad) perché non va in tv”. Anche qui sarebbe utile sapere ,dalla giornalista che lo pubblica e dalla procura che glielo ha fornito , la valenza giudiziaria di queste considerazioni( tra l’altro lo sanno tutti che il buon Carlo Zanieri si è visto appioppare quel nomignolo per la somiglianza con il leader iraniano) e l’attinenza con l’indagine sull’urbanistica. La Nazione poi non si è fatta scappare il gossip rincarando la dose e accennando ad altri giudizi poco lusinghieri su altri personaggi della vita politica vicini ai due interlocutori telefonici che erano Cocchi e il sindaco di Borgo San Lorenzo ( il tono tra i due e chiaramente ironico e sopra le righe come si conviene ad un colloquio informale e privato).
Sulla Nazione di oggi sabato 12 novembre vengono riportati stralci di conversazione che non hanno nessuna valenza giudiziaria ma servono solo a gettare un po’ di zizzania in casa PD, non è giornalismo dì inchiesta ma pettegolezzo al peggior livello perché ha lo scopo politico di gettare fango.
Anche in questo caso valgono le considerazioni di cui sopra: cosa c’entra tutto questo con l’indagine? E’ penalmente rilevante dire che ad una persona puzza il fiato? E’ politicamente rilevante che qualcuno non ami la pettinatura di qualcun altro? E’ penalmente indispensabile sapere che una persona possa assomigliare politicamente ad un’altra? Se si fossero detti che la moglie del giornalista caio lo tradisce con tizio l’avrebbero pubblicata? Sarebbe stata penalmente rilevante? Non ci può trincerare dietro il fatto che tutte le intercettazioni devono essere rese pubbliche perchè non è vero, soprattutto per quelle che non hanno nessuna attinenza con le vicende giudiziarie in cui i soggetti sono coinvolti. Addirittura coinvolgono,come in questo caso, persone che non sono oggetto di nessuna indagine giudiziaria.
La Nazione è lo stesso giornale che considerava penalmente irrilevanti le telefonate del nostro (ex) presidente del consiglio con ricercati ed escort e derubricava a fatti personali frequentazioni di prostitute e faccendieri ( e ricordiamo che non era intercettato B. ma le altre persone indagate per reati gravissimi).
La Repubblica è lo stesso giornale che ha sempre detto di voler adottare un proprio codice di comportamento che prevede di non pubblicare vicende e considerazioni che non hanno niente a che vedere con le indagini.
Sono contrario ad ogni limitazione sia per quanto riguarda le indagini della magistratura sia per quanto riguarda la possibilità di conoscere da parte dei cittadini attraverso la libera stampa ma ritengo indispensabile un codice deontologico che separi l’informazione dal fango e la conoscenza dalla maldicenza.
E’ veramente miserevole accontentarsi di guardare la vita dal buco della serratura.
Leonardo Romagnoli
12.11.11
PS
“Dar vita a un’inchiesta giornalistica, non significa semplicemente trovare documenti giudiziari e sbatterli in prima pagina, ma analizzare i dati, collegare i fatti e capire i meccanismi profondi che governano gli eventi.Questo sapeva fare con sapienza D’Avanzo. Il suo metodo che gli permetteva di non accanirsi sulle persone e di giudicare invece senza indulgenza le loro azioni.Può sembrare un dettaglio, questione di lana caprina, deontologia da scuola di giornalismo. Ma non lo è. E’ proprio ciò che fa la differenza tra opinionismo militante e vera inchiesta giornalistica. Tra le cose che D’Avanzo detestava c’è quella superficialità che porta sempre più spesso a creare processi mediatici basati sul nulla, che quando poi si sgonfiano, lasciando dietro di sè solo vittime del cattivo giornalismo,per le quali una smentita non potrà mai cancellare l’onta della prima notizia. Lui al contrario aveva bisogno di fatti accertati, di prove,di capire lui stesso prima di far capire gli altri.(…)
Questo rigore non assicura di essere al riparo da errori o imprecisioni, tutt’altro,ma permette di agire sempre con quella lucidità e sicurezza che si hanno quando si è consapevoli di essere solo alla ricerca della verità”.
(R.Saviano in Giuseppe D’Avanzo – Inchiesta sul Potere – Repubblica 2011).
Detto questo un consiglio di lettura utile e divertente : “L’arte di tacere” dell’Abate Dinouart edito da Sellerio