Home » La morte di un’amica

La morte di un’amica

di Leonardo Romagnoli

La morte di un'amica

“Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente.”

Virginia Woolf

 

 

E’ morta Alessia Ballini.   La notizia ha creato forte emozione in tutto il Mugello e in particolare a San Piero a Sieve dove Alessia risiedeva ed aveva ricoperto la carica di sindaco fino al giugno 2009.

Alessia aveva solo 42 anni e da tempo combatteva contro una grave malattia, ma nonostante questo non aveva mai cessato la sua attività politica  come sindaco e assessore provinciale e ultimamente come consigliere regionale. La sua elezione al Consiglio Regionale , dopo aver partecipato con grande successo personale alle primarie, aveva rappresentato una svolta anche per il Mugello che si era riconosciuto compatto attorno alla sua figura e alla sua proposta politica.

Come sindaco di San Piero a Sieve ha dovuto gestire tutta la difficile fase dell’impatto dei lavori dell’alta velocità sul territorio del Mugello  e sotto la sua amministrazione  ha avuto impulso l’associazionismo locale con il coinvolgimento dei giovani nell’attività amministrativa e nella promozione del comune. Nell’ultima parte del suo mandato al comune è stata chiamata anche a ricoprire la carica di assessore provinciale con deleghe allo sport,pari opportunità e cooperazione. In particolare nella cooperazione Alessia aveva dimostrato grande capacità di intessere rapporti con realtà politiche e sociali in varie parti del mondo   per aiutare lo sviluppo di quei popoli ma anche per ricevere stimoli  indispensabili a superare un dibattito politico interno avaro di sguardi verso il futuro. Da sottolineare il rapporto che San Piero a Sieve aveva instaurato con il Chiapas  dove Alessia si era recata alcune volte per comprendere e approfondire l’esperimento politico delle popolazioni indigene e del comandante Marcos, visto dall’Italia quasi come un fenomeno folkloristico senza  comprenderne il messaggio  profondo di autogoverno di popolazioni per decenni espropriate delle proprie risorse  soprattutto della loro identità.

Alessia era una persona seria che credeva nella politica come strumento per costruire un futuro migliore, come servizio per la buona amministrazione, la politica come studio quotidiano e confronto con gli altri fuori dal teatrino degli ululati televisivi. Era attenta alle difesa dei diritti delle persone messi in discussione da decisioni irrispettose delle libertà personali e delle scelte di vita del singolo cittadino.

Credo che il modo migliore di ricordarla sia riproporre questo suo scritto comparso sulla Repubblica nel 2009 proprio sul tema della libertà di scelta di una persona che stava lottando per la sua vita.

 

 

La Libertà calpestata

 

 

 

Di Alessia Ballini 

 

 

 

Da quando, circa un anno fa, mi hanno diagnosticato un tumore all’intestino, ho molto rivalutato l’uso metaforico di termini che hanno iniziato a far parte della mia quotidianità. 

Ascolto il Presidente del Consiglio usare il termine “metastasi” per descrivere meglio che può ciò che pensa della magistratura e non riesco ad astrarmi da quello che significa per me, i linfonodi gonfi sparsi nel mio corpo, la sofferenza delle cure che tentano di ridimensionarli. Centinaia di migliaia di persone hanno questa condizione in comune con  me. Non c’è nessuno che lo consiglia sulla scelta terminologica? Non  c’è un barlume di consapevolezza nella sua straordinaria capacità comunicativa? 

Da quando convivo con la mia malattia, ribellandomi, accettandola, lottandoci con tutte le energie che ho, la mia dimensione corporea ha assunto tutta la sua materialità, il suo predominio, la sua insopprimibile verità. Che io sono il mio corpo. Che il mio corpo non è separato dal mio spirito. Che sono entrambi miei e sono le uniche cose che possiedo. Guardo il dibattito parlamentare sul testamento biologico, annoto il suo triste esito e rammento che lo Stato sta mettendo le mani sulla mia dignità, presente e futura. 

Da quando la mia vita ha svoltato e mi hanno consegnato una nuova carta d’identità, quella che ognuno di noi ha in tasca e che chi è fortunato non dovrà mai tirare fuori, ho capito il significato impagabile, incomparabile di una sanità pubblica efficiente e universale. L’istituzione che si fa carico di te, quando tu non puoi. Lo  Stato che ti affianca, che ti sorregge, quando ne hai bisogno. Che tu sia ricco o povero. Comunitario o extra. Uomo o donna. Religioso o ateo. Questo è lo Stato che voglio. Che non mi invade, non mi prevarica. Che mi rispetta. Che mi lascia libera. Che lascia libera la mia coscienza di decidere per me, per la mia vita. 

Dal mio punto di osservazione, parziale e , si fa per dire, privilegiato, l’attività del parlamento in merito alla vita e alla morte, al corpo e allo spirito, alla libertà e alla coscienza, appare di una povertà sconcertante. Tutti occupati a tutelare la libertà di coscienza dei parlamentari quando quella dei cittadini è definitivamente calpestata. 

 

Questo suo amore per la libertà e la vita ci mancherà moltissimo. 

 

LR 

 

“ La vita è un sogno dal quale ci si risveglia solo morendo”(V.WOOLF)

 

 

 

Banner Pubblicitario Kuna Web Agency (728 x 90)

Potrebbe anche piacerti

Lascia un commento

Mostra/Nascondi Podcast Player
-
00:00
00:00
Update Required Flash plugin
-
00:00
00:00