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La Corte costituzionale e la depurazione

di Leonardo Romagnoli

Alcune considerazioni che sono un po’ in contrasto con quanto stanno facendo alcune associazioni di consumatori.Tra interesse privato e interesse collettivo.

La sentenza 335 del 10 ottobre 2008 della Corte costituzionale  sulla tariffa del servizio di depurazione  se è ineccepibile  nella sua formulazione lascia invece molto perplessi dal punto di vista dei contenuti e soprattutto degli effetti  negativi che rischia di causare.

La Corte   nella sua sentenza ha  rilevato come la tariffa  “ ha natura di corrispettivo di prestazioni contrattuali e non di tributo” per cui  i servizi previsti devono essere effettivamente erogati.

Tra i motivi indicati per escludere la natura tributaria di tutta la  tariffa vi è l’inapplicabilità “alla tariffa del servizio idrico integrato delle modalità di riscossione mediante ruolo che sono tipiche(anche se non esclusive) dei prelievi tributari”.

Tutto questo andrebbe bene se si fosse nell’ambito di un semplice rapporto economico, ma nella sostanza stiamo parlando invece di qualità ambientale che è un bene collettivo.

Come è stato fatto notare 

la Corte non si riferisce mai esplicitamente ai principi comunitari in materia ambientale “ sebbene la contrattualità del rapporto di utenza del Servizio idrico integrato risponda al noto principio chi inquina paga. Detto principio, lungi dal limitarsi ad avere una natura meramente risarcitoria , in realtà afferma che il costo dell’inquinamento, ovvero il costo dell’utilizzo delle risorse naturali (quale è l’acqua) deve essere a carico del soggetto che rispettivamente lo genera o ne fruisce. Pertanto la corrispettività tra pagamento di denaro da parte dell’utente e servizio idrico erogato è un fatto ineludibile alla luce del diritto comunitario”(www.lexambiente.it).

Dato che il costo complessivo del servizio  era spalmato tra le varie voci se, giustamente , chi non doveva pagare  chiederà il rimborso, chi ha pagato meno dovrà pagare la differenza per far tornare il conto finale? E se quei soldi fossero stati spesi per costruire un impianto che ancora non è in funzione? Dato che questa era la legislazione vigente, e riconfermata  con il codice ambientale del 2008(ministro Pecoraro Scanio), chi pagherà la differenza e i mancati introiti? La fiscalità generale ? I comuni?

Ci potrebbero essere” comuni che  ritardano l’avvio della depurazione, onde permettere ai propri cittadini di pagare meno?”

Avremo una situazione paradossale con un forte aumento delle tariffe della depurazione e anche dell’acqua per permettere di reperire risorse per la realizzazione degli impianti.

La depurazione è un bene collettivo che non può essere considerato alla stregua di un servizio commerciale perché se migliora la qualità della Sieve è un vantaggio per tutti i  mugellani non solo per quelli che sono allacciati all’impianto di depurazione. Se la situazione fra frazioni e capoluogo , come per esempio a Borgo San  Lorenzo, fosse stata rovesciata, gli abitanti delle frazioni sarebbero stati contenti di pagare un servizio di cui  avrebbero beneficiato ,in  termini di qualità dei fiumi, tutti gli abitanti del comune?

Portiamo un altro esempio. Gli abitanti di Vicchio e Dicomano pagano la depurazione e quelli di Rufina no : chi trae più vantaggi dalla presenza degli impianti di depurazione? Firenze ha un parte dei propri abitanti non allacciati alla depurazione ma che la maggioranza sia llacciata è un vantaggi per tutti. Se Firenze non avesse depuratore  e lo avessero tutti i comuni a monte avremo la situazione assurda che chi avrà i maggiori vantaggi (L’acquedotto di Firenze pesca, per esempio, in Arno) non dovrà pagare niente.

Ed è singolare  che una battaglia che è  tutta interna ad una logica puramente commerciale venga fatta propria da gruppi ambientalisti che , giustamente, si battono per la natura pubblica  delle risorse idriche e per la qualità dell’ambiente.

Il ragionamento commerciale  “ può , al limite, tenere per l’approvvigionamento idrico, si rivela invece inappropriato per fognatura e depurazione, e ancor di più per il drenaggio delle acque piovane”(…) dall’impasse si può uscire solo riaffermando la natura collettiva del servizio di depurazione”(A.Massarutto) come avviene in altri paesi europei..

Una battaglia seria è quindi quella per la costruzione degli impianti di depurazione, utilizzando le risorse che per questo i cittadini versano ai gestori  o ai comuni.

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