Il Trasporto ferroviario regionale è un affare

Il Trasporto ferroviario regionale è un affare

Le ferrovie dello stato hanno commissionato un studio sul trasporto ferroviario regionale che è stato presentato a porte chiuse durante il meeting di Cernobbio lo scorso 8 settembre. Il report si intitola “investire nel trasporto ferroviario regionale – un’opportunità per le regioni italiane e per il paese” e sottolinea l’importanza del trasporto locale non solo dal punto di vista sociale ma anche sotto l’aspetto economico. Insomma le ferrovie locali se potenziate possono diventare un volano per l’economia e il turismo. Secondo lo studio condotto da The European House -Ambrosetti investire sulle ferrovie locali potrebbe contribuire al prodotto interno lordo “ con un incremento fra l’1,7 e il 2,1% cumulato nei prossimi cinque anni, dare fra 350 e 450 mila occupati in più a tutto il settore (fra lavoratori diretti, indiretti e indotto) e far salire la spesa turistica di 1, 2 miliardi di euro al 2023”. Questi interventi comporterebbero poi anche un risparmio di 1,2 miliardi euro per minori emissioni e maggiore efficienza della rete. I passeggeri quotidiani delle reti regionali sono 2,87 milioni al giorno quasi 800 milioni in un anno e meritano quindi attenzione, il trasporto ferroviario non può essere solo Alta Velocità su cui in questi anni sono stati concentrati gli investimenti principali. “Un trasporto regionale efficace è anche un dovere civile “ sono parole di Gianfranco Battisti nuovo amministratore delegato di FS che in occasione della presentazione dello studio ha però chiesto più risorse per investimenti da parte dello Stato e dalle Regioni che si stanno muovendo in modo non omogeneo sia per i contributi all’acquisto di nuovi treni che per la programmazione del servizio ai cittadini. Nel corso degli anni il contributo dello stato al trasporto regionale è diminuito del 21,4% da 6 a 4,8 miliardi di euro e solo tre regioni hanno stanziato circa l’1% del proprio bilancio per compensare questa perdita.
Le Fs chiedono anche una revisione del sistema tariffario, tutelando studenti e lavoratori, con fasce orarie diverse e biglietti multimodali per ferro e gomma. Secondo Trenitalia il contributo erogato da Stato e Regioni equivale a 9,1 centesimi per passeggero km mentre in Francia è 9,3 e in Germania 13,1.

A parte questo il trasporto regionale emerge dalla ricerca come “un bene attrattivo” sul quale convogliare investimenti pubblici e privati perché “ nove passeggeri su dieci prendono un regionale”(oltre il 50% dei passeggeri-km).

Lo studio individua 5 passaggi fondamentali per raggiungere il risultato: ” garantire la stabilità nel
medio-lungo termine delle risorse finanziarie pubbliche per il trasporto ferroviario
passeggeri regionale, anche introducendo nuovi sistemi tariffari a copertura del servizio;
promuovere interventi regolatori a sostegno dell’intermodalità nei collegamenti urbani
ed extra-urbani; adottare misure per accelerare lo shift modale nei trasporti dalla gomma al ferro su scala locale; favorire un nuovo “Rinascimento urbano” che faccia leva sul processo di riqualificazione in corso delle stazioni ferroviarie; sfruttare le potenzialità della mobilità regionale su ferro come driver di sviluppo per il sistema turistico nazionale.”
“Il treno regionale – ha scritto Alessandra Patua sull’Economia del Corriere -può davvero connettere territori, farne visitare di nuovi, aumentare la sostenibilità, attrarre manager e turisti”.

Peccato che queste considerazioni fossero già all’ordine del giorno oltre 25 anni fa quando si discuteva di Alta Velocità e veniva chiesto un dibattito nazionale sulle infrastrutture e sulla politica dei trasporti di persone e merci che non è mai avvenuto seriamente.

Leonardo Romagnoli

18.9.19

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