Danni morali irreparabili
Le vicende del presidente del consiglio stanno creando danni al prestigio internazionale dell’Italia ma soprattutto un danno morale profondo nel paese e non mi riferisco solo all’ “egoismo di massa” implicito nel suo messaggio politico ma al danno morale per cui non si è più capaci di distinguere la verità dalla menzogna, la legalità dall’illegalità.
Si è scritto anche troppo spesso che Mister B. è un grande comunicatore quando invece è solo uno che possiede e condiziona tanti mezzi di comunicazione da poter veicolare una semiverità che un pubblico che per gran parte si informa attraverso la televisione non è grado di analizzare con cognizione di causa.
Voglio iniziare dalla panzana che sta diventando sentire comune : uno in casa propria fa quello che vuole e B. è un cittadino come tutti gli altri, la privacy è inviolabile. Tesi sostenuta non solo da chi è a libro paga ma anche da tanti coetanei del Cavaliere dimentichi che il ricoprire una carica pubblica può comportare degli oneri morali che non sono richiesti al normale cittadino e soprattutto insensibili alla commissione di una serie di reati che hanno imposto alla magistratura di aprire un’inchiesta. A tutto questo va sommato il ricorso costante alla menzogna per spiegare alcuni comportamenti che non sono solo privati. Gli esempi sono talmente tanti in questi anni da aver anestetizzato un’opinione pubblica che sembra disposta a perdonare tutto in attesa di qualche sgravio fiscale o qualche condono. “ Prende per buone le verità della televisione” come diceva una famosa canzone. E la menzogna diventa perfino atto parlamentare facendo sprofondare nel ridicola quello che dovrebbe essere la massima espressione della nostra democrazia.
Nella recente votazione per impedire ai magistrati di perquisire l’ufficio di un ragioniere della Fininvest, diventato nel frattempo sede dell’on. Berlusconi, il parlamento ha votato contro sulla base di una relazione in cui si sosteneva che Mister B. telefonò alla questura di Milano perché effettivamente convinto che la minorenne marocchina che vi era trattenuta fosse la nipote di Mubarak e di conseguenza era “preoccupato di tutelare le relazioni internazionali”.
Come ha scritto Michele Serra “ le ipotesi interpretative, secondo logica, sono due e due soltanto. Prima ipotesi : 315 deputati della Repubblica hanno avallato con il loro voto questa ricostruzione perché convinti che sia vera. Ne consegue che considerano il (loro) presidente del consiglio uno scemo totale, così sprovvisto di discernimento da poter credere che una delle signorine prezzolate conosciute a Arcore fosse la nipote di un capo di Stato, e avendo saputo, per giunta , di averla ugualmente scritturata per i suoi festini. Secondo caso : 315 deputati hanno sottoscritto questa esilarante storiella sapendo perfettamente che è una balla. Ma preferiscono sottoscrivere il falso piuttosto che ammettere che il (loro) presidente del Consiglio possa finire davanti ai giudici per una malinconica faccenda di prostituzione minorile. Dopo il voto vittorioso, parecchi nella maggioranza ridevano. Di che cosa è difficile dire, visto che con il loro voto hanno certificato di essere o dei sostenitori di un cretino , o dei pubblici mentitori”.
A questo si possono aggiungere i tentativi di qualche parlamentare di presentare proposte di legge per abbassare la maggiore età in vicende di sesso o di spostare le competenze per simili reati dalla procura generale alle sedi distaccate, che , un po’ come il famoso” utilizzatore finale “ dell’avvocato parlamentare Ghedini, conferma la verità dei fatti.
Provate a pensare al nonnetto di quartiere che fa esso con una minorenne per soldi e quindi consenziente ( ce ne sono di casi di cronaca anche famosi), cosa pensate che succederebbe ( ed è successo)? Il nonnetto verrebbe accusato di istigazione alla prostituzione minorile processato e arrestato, sarebbe costretto a cambiare quartiere perché nessuno vivere accanto ad una persona simile. Se la stessa cosa la fa un riccone , magnate televisivo diventa invece un legittimo comportamento privato per soddisfare le ultime energie virili di un ultra settantenne.
Oltre a tutto questo si può aggiungere lo spettacolo indecente di queste signorine ben retribuite che per decisione del sultano diventano parlamentari regionali o nazionali per meriti boccacceschi così , come ha detto una di loro nelle intercettazioni, “ in questo modo ci paga lo Stato”. Tutto ciò in un paese che crocifigge un giorno sì e l’altro pure ( magari sulle televisioni del sultano) il politico locale che riceve un’indennità spesso modesta per il ruolo pubblico che ricopre. La politica è un costo , la “mignottocrazia” uno spasso. Una situazione simile dovrebbe sconcertare prima di tutto chi si riconosce in una certa parte politica e invece ci si arrampica sugli specchi o ci si rifugia in un culto della personalità che ha paragoni solo nella Corea del Nord. Non esiste neppure un partito ma solo un potere personale in cui tanti di fatto sono dei dipendenti che hanno paura di perdere “il lavoro” profumatamente pagato dalla collettività.
Berlusconi non è un perseguitato perché è entrato in politica ma esattamente il contrario. Dalla sua posizione politica ha tratto enormi vantaggi economici ed ha cercato di annullare i problemi giudiziari con una serie di leggi “ ad personam” che non ha eguali in tutte le democrazie occidentali.
Alcuni fatti da soli sarebbero bastati in ogni parte del mondo per chiedere le dimissioni di un capo di governo:
1) l’avvocato personale con soldi dell’azienda del premier condannato in via definitiva per corruzione di magistrati.
2) Il principale collaboratore del premier condannato nel primo processo e in appello a 7 anni di carcere per complicità con la mafia
3) Responsabili amministrativi e collaboratori condannati in via definitiva per corruzione della guardia di finanza ed evasione fiscale( a cui si potrebbero aggiungere le società fittizie create con sede nei paradisi fiscali).
In un paese normale nessuno con queste caratteristiche sarebbe chiamato a gestire la cosa pubblica e non basta trincerarsi dietro il consenso elettorale per giustificare un simile stravolgimento delle regole della democrazia che non è solo voto ma rispetto della legalità e della separazione dei poteri, altrimenti ci indirizziamo verso una “democrazia autoritaria” come vien definita
la Russia di Putin….quello del lettone.
La politica diventa prostituzione, il desiderio e il godimento si trasformano in volgare asservimento.
lr
PS. Vi sembra normale un paese in cui gli avvocati deputati di un imputato si riuniscono con il ministro della Giustizia per stabilire non solo la difesa del loro assistito ma anche le eventuali proposte di legge utili ad evitare ogni processo all’intoccabile?