Coronavirus, perché #iorestoacasa è necessario? Lo spiega il Cnr

Coronavirus, perché #iorestoacasa è necessario? Lo spiega il Cnr

«Il distanziamento sociale è ancora più importante, perché da quello che sta emergendo esiste una gran parte della popolazione che non ha sintomi documentabili ma è in grado di trasmettere il virus»

[19 Marzo 2020]

Dopo le dichiarazioni del premier britannico e l’invito a prepararsi a perdere i propri cari perché la Gran Bretagna non avrebbe adottato alcuna politica per contrastare la diffusione del virus – anche se tre giorni dopo si osserva già un’inversione di rotta – in molti qui in Italia si sono di nuovo chiesti l’utilità delle misure adottate dal nostro governo.

Per capire il perché delle scelte fatte è molto illuminante la  splendida simulazione grafica fatta dal quotidiano “The Washington Post” e ripresa anche dal “Corriere della Sera“, dove vengono messe a confronto quattro diverse strategie di contenimento del contagio da un fantomatico virus in una popolazione di 200 persone, identificate come singoli pallini il cui colore cambia in base allo stato di salute.

Nel primo modello (Modello 1), se si lascia il virus libero di agire senza alcuna strategia di contenimento, il contagio si diffonde rapidamente, e solo dopo che quasi tutti si sono infettati si iniziano a contare i primi guariti. Da sottolineare che in queste simulazioni la mortalità non è stata assolutamente considerata. Ma se pensiamo solo per un attimo a cosa sta accadendo in Lombardia è facile intuire che ospedali stracolmi e assenza di opportune cure aumentano enormemente il tasso di mortalità, che sarà ben superiore a quello teorico previsto per il virus.

Nella seconda simulazione (Modello 2), dove si mette in quarantena un gruppo di individui c’è un iniziale rallentamento del contagio. La quarantena, però, non riesce ad essere mai totale e qualche individuo contagiato passa nel gruppo dei sani che continuano a fare una vita normale. In breve tempo accade quanto già descritto nel Modello 1, un rapidissimo aumento dei casi e la comparsa dei guariti solo nella fase finale del contagio del gruppo. Anche per questo modello valgono i ragionamenti sulla mortalità fatti per il Modello 1 per quanto riguarda l’impossibilità del sistema sanitario di far fronte a tante persone ammalatesi tutte contemporaneamente.

I Modelli 3 e 4 sono modelli di isolamento sociale in cui si evitano gli spazi pubblici e i movimenti della popolazione sono limitati. Nel Modello 3 circa il 25% della popolazione continua a muoversi mentre gli altri sono a casa. La curva di crescita del contagio è molto più lenta, e soprattutto le guarigioni iniziano a crescere ben prima che tutti si siano ammalati. Risultati ancora migliori si hanno nel Modello 4 dove poco più del 10% della popolazione è libera di muoversi sul territorio, mentre quasi il 90% delle persone è a casa. Il contagio si diffonde molto lentamente e il numero  dei sani e dei guariti è sempre maggiore rispetto a quello dei malati.

Da questi modelli emerge in modo chiarissimo che il “distanziamento sociale” è, di fatto, l’unico modo per contenere il contagio e cercare di mantenere bassa la percentuale delle persone ammalate in modo che tutti possano ricevere le cure necessarie. Se pensiamo alla nostra pandemia reale, il distanziamento sociale è ancora più importante, perché da quello che sta emergendo esiste una gran parte della popolazione che non ha sintomi documentabili ma è in grado di trasmettere il virus. Poiché per ragioni economiche, di sovraccarico del sistema sanitario e di rapidi cambiamenti nel tempo (chi è negativo oggi potrebbe essere positivo domani), non è consigliabile eseguire a tutti il tampone e verificare se si è portatori del virus, il rimanere confinati a casa di gran parte della popolazione è la migliore soluzione, in quanto impedisce agli asintomatici di circolare indisturbati e di diffondere inconsapevolmente il virus.

I dati epidemiologici che si stanno raccogliendo in Italia a Vo  indicano che tra le persone che contraggono il virus  una percentuale altissima (tra il 50 ed il 75%)  è effettivamente asintomatica. Questo è un dato fondamentale nel pianificare la strategia del contenimento del virus. Il modello di isolamento sociale prevede comunque dei contatti con l’esterno (spesa, medicine, terapie) per cui è, al contrario, di vitale importanza che i tamponi vengano eseguiti ripetutamente su tutte le persone che attualmente sono a contatto con il pubblico (dai medici ed infermieri alle cassiere dei supermercati) per evitare che rappresentino un focolaio nascosto di contagio e di diffusione del virus.

di Luisa Bracci Laudiero, Istituto di Farmacologia Traslazionale e CNR Immunology Network

www.greenreport.it

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