Civiltà e qualità dei servizi

Civiltà e qualità dei servizi

di Innocenzo Cipolletta

Il Sole 24 ore 13.10.19

In che paese ci piacerebbe vivere: dove si pagano poche tasse o dove ci sono buoni servizi di base? La risposta “alla Catalano” sarebbe semplice: in un paese con poche tasse e buoni servizi. Ma questo non è dato, se non in pochi piccoli paesi che spesso sono una sorta di paradiso fiscale e traggono risorse da altre fonti.

Comunque, in questi paesi, in generale, i servizi di base non sono gratis, ma costano ai cittadini in modo significativo.
Io credo che, posta di fronte a una scelta di questo tipo, la maggioranza dei cittadini, e in particolare quelli che hanno un reddito basso, dovrebbero dire che preferiscono un paese con buoni servizi di base. La qualità della nostra vita dipende da un buon sistema sanitario, che ci consenta di prevenire e curare le nostre malattie, specie in età avanzata. Dipende anche dal grado di istruzione e, quindi, dal sistema scolastico, che ci consente di accrescere il nostro reddito e quello del Paese. Dipende da un buon sistema di trasporti collettivi, nelle città e fra le città. Dipende da un buon sistema previdenziale che non ci lasci in miseria alla fine della nostra vita. Dipende da un sistema di Giustizia rapido ed efficace. Dipende da una capacità di controllo del territorio per dare ad ognuno di noi quella sicurezza che ci serve per vivere a pieno la nostra vita.

Dirò di più. In un’epoca, come l’attuale, in cui si parla continuamente del problema delle diseguaglianze e delle disparità di reddito e di opportunità, dobbiamo ricordarci che la maggiore redistribuzione del reddito non avviene attraverso il sistema fiscale, ma attraverso la spesa pubblica e, in particolare, i servizi pubblici. Se un italiano di reddito medio dovesse pagarsi, ai prezzi di mercato, la scuola per i suoi figli, la sanità per la famiglia, la pensione per la vecchiaia e i trasporti (tralasciando le spese per Giustizia, sicurezza e altro che non sono divisibili), c’è da essere certi che pagherebbe molto di più di quanto versa in termini di tasse e contributi sociali. Per non parlare dei poveri, per i quali sarebbe impossibile ogni accesso a servizi essenziali che vengono distribuiti dal sistema pubblico. Con tasse basse e servizi di mercato, le diseguaglianze sarebbe catastrofiche e molta parte della popolazione non sopravviverebbe affatto. La qualità dei servizi di base è la sintesi di una buona democrazia.

Certo, in Italia ci si lamenta che si pagano troppe tasse e che i servizi di base sono scadenti. In questa situazione, si dice, meglio pagare meno tasse e procurarsi da soli qualche servizio. Ma è proprio così? Se si pagano meno tasse, si finisce per ridurre ulteriormente le risorse per i servizi di base e questi non potranno che peggiorare, sicché questa ricetta non funziona.

È vero che le tasse sono elevate nel nostro paese, ma i servizi di base non sono scadenti. La sanità italiana è giudicata positivamente dagli organismi internazionali con riferimento ai servizi medicali, mentre ci giudicano molto carenti in termini organizzativi (tempi di attesa, qualità del ricovero, ecc.), cose che possono essere migliorate facilmente. La scuola italiana ha molti esempi di eccellenza e i nostri studenti non sfigurano affatto quando vanno in altri paesi. Certo, accanto agli istituti scolastici eccellenti, ce ne sono altri molto carenti: ma ciò vuol dire che non è necessario cambiare il sistema scolastico, bensì intervenire sulle carenze e ciò non è impossibile da fare. Quanto al sistema pensionistico italiano, possiamo solo dire che è molto generoso e, quindi, non possiamo lamentarcene.

In queste condizioni, gli italiani e i partiti politici che intendono rappresentarli non dovrebbero chiedere una indiscriminata riduzione delle tasse, ma dovrebbero chiedere, a gran voce, un forte miglioramento dei servizi, ciò che farebbe dell’Italia un paese civile, al livello degli altri paesi europei.

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