Home » C’è cinesi…… che scoperta

C’è cinesi…… che scoperta

di Leonardo Romagnoli

C'è cinesi...... che scoperta

“D’altronde è un classico : a crisi economica in corso sono sempre gli immigrati, gli stranieri(quando non gli ebrei, i semiti, gli arabi) i capri espiatori più comodi. Come i tedeschi negli anni 30 si sentivano vittime dei “giudei”, così oggi rigurgita presso i bianchi del west l’idea di essere vittime”. Questa frase presa  da un articolo sul rigurgito xenofobo negli Stati Uniti , un paese nato dall’immigrazione e cresciuto grazie all’immigrazione, mi è tornata in mente leggendo una serie di articoli comparsi su vari giornali di diversa tendenza politica ma tutti incentrati sulla presenza cinese in alcune zone della Toscana con particolare riferimento a Prato e recentemente anche a Firenze. Mi sono sembrati articoli, spesso neppure volontariamente, ispirati ad un mal compreso senso di appartenenza territoriale/culturale che sconfina spesso nella xenofobia e nel razzismo. Con questo non voglio dire che non esistano problemi di  legalità e di integrazione di alcune comunità, ma questo non può essere ricondotto semplicemente alle scelte degli “altri” e non anche alle “nostre”.

Parto dalla più banale che riguarda il fiorire di attività commerciali in sede fissa o itinerante con titolari cinesi a Firenze e anche in provincia disegnata come una specie di Blob extraterrestre che piano piano accerchia e ingloba subdolamente il povero commerciante autoctono “ costretto” a cedere la propria attività. Questa è una favola buona per chi ci crede ma chi ha vissuto per qualche anno nel commercio sa benissimo che  spesso gli imprenditori cinesi rilevano a prezzi esorbitanti attività decotte oppure attività che vengono o sono state cedute ben sapendo della crisi di mercato che stava investendo alcuni settori che avevano difficoltà a riconvertirsi. Attività che gli imprenditori cinesi in questione avrebbero potuto aprire liberamente senza sborsare  una lira con le liberalizzazioni intervenute nel settore del commercio ormai da diversi anni. Che poi qualcuno si meravigli che queste attività facciano concorrenza per i loro prezzi bassi è altrettanto stupefacente, ma la fanno a chi ha merce della stessa qualità. Per molte attività commerciali l’arrivo dei “cinesi”  ha significato la possibilità di vedersi riconosciuto una buonuscita  sostanziosa a fronte di una realtà di mercato  già in grande difficoltà e che nessun altro avrebbe potuto garantire. La cessione avveniva e avviene  ormai solo per quelle attività che per localizzazione e capacità imprenditoriale potevano e possono dimostrare  di raggiungere un certo fatturato, non esistono più rendite di posizione dovute a regolamentazioni statali o comunali che penalizzavano  le iniziative imprenditoriali e le idee nuove.

Lo stesso discorso vale per la realtà pratese, anche se questa  presenta aspetti di difficoltà diverse dovute all’importanza numerica della comunità cinese rispetto agli abitanti della provincia  e ad un tessuto industriale oggi pesantemente condizionato dai laboratori cresciuti in modo indiscriminato nel corso degli anni e dove il rispetto delle norme sul lavoro è ridotto ai minimi termini. Ma anche qui c’è da chiedersi: come si può considerare la situazione attuale estranea alla storia industriale e civile di quel territorio? Sono marziani invisibili che vivono tra noi? O per troppo tempo sono stati “utili” a una realtà industriale che produceva grandi fatturati e grandi  guadagni? Pagano in contanti, chiedono poco, sono precisi, puntuali , non protestano e non hanno sindacati. Qualcuno credeva forse che dietro quegli industriosi artigiani non ci fossero lavoratori quasi ridotti in schiavitù?  Ho l’impressione che finchè c’era chi ordinava e chi eseguiva tutto era tollerato, ma quando la catena di intermediazioni si è rotta i contrasti sono diventati più evidenti. Chi lavorava ha cercato il rapporto diretto con il destinatario finale( comprese le grandi firme, il made in Italy che spesso di italiano ha solo lo stilista) e la tecnologia esportata in Cina, compresa la formazione, è ritornata sotto forma di tessuti e prodotti. Questo cerchio si rompe solo con la ricerca continua e l’innovazione, con il rispetto dei diritti dei lavoratori e con la legalità, ma fino a quando i soldi erano facili questo non interessava a nessuno e alle persone si guardavano le mani e non il taglio degli occhi.

lr

Potrebbe anche piacerti

Lascia un commento

Mostra/Nascondi Podcast Player
-
00:00
00:00
Update Required Flash plugin
-
00:00
00:00