Unione vo’ cercando

Unione vo’ cercando

 

Alla fine di marzo ho pubblicato sul sito di Radio Mugello e sulla mia pagina facebook una riflessione sul ruolo dell’Unione dei Comuni che partiva da due fatti precisi come la proposta turistica dei cammini di Dante e la partecipazione al bando ministeriale Pinqua ( sulla qualità dell’abitare) per sottolineare che queste due vicende mettevano in luce un certo scollamento e una mancanza di unità d’intenti pericolosa per il futuro dell’ente sovracomunale.

Il mio intervento è stato ripreso da OkMugello e dal Galletto(che ringrazio per l’attenzione che mi è stata riservata) e sembra abbia dato luogo ad un dibattito nel quale si può anche inserire la proposta del sindaco di Vicchio per rafforzare il ruolo dei comuni nelle partecipate (acqua e rifiuti in particolare).

Il presidente dell’Unione Moschetti mi ha risposto con garbo, senza mai citarmi, ma trovo le sue considerazioni non particolarmente convincenti.

Così come trovo stucchevoli i rinnovati appelli di qualcuno al comune unico come soluzione ai problemi del territorio e al peso politico del Mugello nelle scelte strategiche dell’area metropolitana fiorentina.

La situazione attuale è figlia di scelte sbagliate del passato ma anche di una debolezza politica, in particolare del partito di maggioranza relativa, che con queste scelte ha poco a che fare, ma che appare evidente dal prevalere dei particolarismi se non dei personalismi.

La prima scelta sbagliata è stata creare due comunità Montane per Mugello e Montagna Fiorentina solo per venire incontro alle ambizioni politiche di qualcuno ma indebolendo non poco il peso politico di un territorio prima unito.

La seconda scelta sbagliata è stata trasformare le comunità montane in Unioni ( a cui per i comuni non è obbligatorio partecipare) con la perdita di funzioni e finanziamenti e senza un guida politico -amministrativa dedicata, uno specchietto per le allodole per chi crede che i costi della politica siano il problema del nostro paese.

Altra scelta discutibile è stata la non obbligatorietà di alcune gestioni associate tra i comuni partecipanti all’Unione alle quali si sta arrivando con ritardi di anni.

Gestioni associate significa ( o dovrebbe significare) un utilizzo più efficiente delle risorse e del personale anche per favorire i soggetti demograficamente più deboli all’interno dell’Unione e per avere strutture adeguate alle nuove necessità.

Oggi una parte delle risorse per fare investimenti derivano dalla partecipazione a bandi e avvisi regionali, ministeriali o comunitari che richiedono un certo livello di progettazione. La storia di questi anni ha dimostrato che spesso non è la dimensione del comune che facilita nell’accesso alle fonti di finanziamento ma la qualità del personale tecnico-amministrativo dei singoli comuni.

Creare una struttura presso l’Unione che metta insieme le migliori professionalità del personale interno con quelle delle singole amministrazioni con il compito di portare avanti la progettazione necessaria agli obiettivi programmatici del territorio potrebbe essere essenziale per il futuro. Più che di personale c’è bisogno di risorse e di attivare una sinergia con soggetti che operano in questo campo presenti nel territorio.

Un altro settore in cui l’Unione continua ad avere un ruolo fondamentale è quello del turismo. Lasciando da parte lo scollamento manifestato in occasione dei cammini più o meno danteschi, c’è necessità di potenziare questa gestione associata anche in termini di personale se si vuole ripartire dal buon livello raggiunto nella fase pre pandemia.

Coloro che sono intervenuti sul ruolo del territorio nell’ambito metropolitano si sono dimenticati totalmente di una scelta già fatta ma che stenta a muovere con passi decisi verso la sua completa realizzazione. Mi riferisco al Distretto Rurale. Una scelta precisa di sviluppo e caratterizzazione per il Mugello nel contesto della città metropolitana che dovrebbe assumere nel tempo l’ulteriore specifica di biologico essendo ormai quasi il 50% della nostra superficie agricola coltivata senza utilizzo di sostanze chimiche. Dal punto di vista turistico una simile specificazione sarebbe un importante biglietto da visita a livello internazionale abbinato alla vicinanza a Firenze, una delle città d’arte più attrattive del mondo. In questo senso il progetto degli Uffizi diffusi , il potenziamento dell’Itinerario Liberty e delle presenze chiniane, la valorizzazione del sistema museale territoriale sono tutte iniziative necessarie a completare un’offerta turistica di alto livello.

Dicevo all’inizio della debolezza politica del nostro territorio che non si risolve con scorciatoie amministrative come quella del comune unico che ha francamente poco senso. Il Mugello pur avendo solo 64 mila abitanti rappresenta 1/3 della superficie della città metropolitana e deve sapere far pesare l’importanza del territorio montano per la qualità della vita dell’area urbana ( ad esempio per l’approvvigionamento idrico) e in questo senso serve anche a poco unificare le quote dei comuni nelle aziende che gestiscono i servizi se non si ha un’idea di come tali aziende debbano funzionare in relazione al nostro territorio(in questo senso la Mutiutility può addirittura peggiorare la situazione).

Ribadisco che pensare ad un comune unico da Firenzuola a Dicomano vorrebbe dire creare un’area amministrativa enorme (con l’aggiunta di Vaglia sarebbe simile a New York e un po’ più piccola di Roma che è uno dei comuni più grandi d’Europa) con una popolazione molto contenuta che avrebbe un consiglio di 24 persone che non potrebbe mai rappresentare tutte le realtà oggi presenti se non attraverso la creazione di “municipalità” nelle singole località che richiederebbero sempre degli amministratori. Ci sarebbero comuni che non avrebbero nemmeno i voti per eleggere un consigliere.

Come già avvenuto per le città metropolitane e l’assurda riforma del province si rischia solo di restringere lo spazio elettivo per i cittadini con scarsi vantaggi per il funzionamento della macchina amministrativa.
“La sostanza della democrazia è il potere dei cittadini di decidere del proprio destino in modo consapevole e pacifico nel quadro di una “società aperta”, nella quale non si dia una distribuzione delle risorse materiali e culturali tale da impedire a qualsiasi cittadino di partecipare alla formazione delle decisioni politiche, come anche accedere ai massimi livelli di potere”(Salvadori).

Pensare di risolvere i problemi attraverso una semplificazione dell’assetto istituzionale e della partecipazione democratica è stato ( ed è) un grande errore che non ha favorito la crescita qualitativa dell’amministrazione pubblica e della politica a livello territoriale e nazionale.

Leonardo Romagnoli

24.5.21

I commenti sono chiusi.