Ndrangheta e politica in Toscana

Ndrangheta e politica in Toscana

 

L’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia regionale è un problema serio, ma, purtroppo, non nuovo, anche se la recente indagine che ha coinvolto anche un’azienda mugellana fa emergere contiguità con l’imprenditoria di interi comparti che dimostra come la questione invece di trovare un contrasto in questi anni abbia continuato a svilupparsi.

L’economia illegale secondo alcuni studiosi vale oltre l’11% del Pil e in Toscana in questi anni sono stati molti gli investimenti con denaro riciclato nel settore del commercio e dei pubblici esercizi, nell’acquisizione di importanti aziende agricole o di patrimonio immobiliare di pregio e anche in attività industriali che stavano vivendo momenti di difficoltà.

Questo dimostra che la legislazione antimafia oggi esistente non è sufficiente a prevenire il fenomeno che può essere combattuto solo con una seria attività di controllo del territorio e con l’intreccio di banche dati dei vari settori investigativi con quelli delle agenzie pubbliche e degli enti locali.

In passato in Mugello ci sono state “discusse” acquisizioni di aziende agricole tramite il tribunale fallimentare e ora si scopre che la Cantini Marino srl di Vicchio ( nel 2019 con un fatturato di 8,9 milioni) era stata da tempo infiltrata dalla ndrangheta tramite Nicola Verdiglione collegato al Clan Gallace che collaborava con il titolare Graziano Cantini finito agli arresti.

In questo caso l’obiettivo era il controllo del mercato degli inerti e la partecipazione alla realizzazione di opere pubbliche , ma con un’attenzione particolare anche allo smaltimento di rifiuti pericolosi in cui era coivolta un’altra azienda della zona di Pontedera finita nell’inchiesta, di proprietà di una persona legata a Verdiglione, che trattava scarti delle concerie del comprensorio del cuoio in provincia di Pisa.(http://met.provincia.fi.it/news.aspx?n=332244)

La vicenda della Cantini di Vicchio sgomenta per la facilità con cui la criminalità organizzata può inserirsi nel tessuto produttivo anche in un territorio circoscritto come il Mugello dove si presume che il controllo sociale e amministrativo sia più forte e diffuso.

Va però ricordato che  tutta l’attività investigativa è partita dal traffico di cocaina nel porto di Livorno dove solo lo scorso anno sono state sequestrate oltre tre tonnellate di stupefacente. Ed è un traffico gestito in gran parte proprio dalla Ndrangheta calabrese.

Tornando alla parte dell’inchiesta denominata “Keu”, dal nome dell’inerte finale derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli ( il depuratore gestito dal Consorzio Acquarno), la cosa che ha fatto più scalpore ed ha dato risalto all’indagine è il coinvolgimento di politici ed esponenti regionali importanti come Ledo Gori capo gabinetto per 10 anni con Rossi e ora riconfermato da Giani ( che ora lo ha sospeso) o Edo Bernini direttore del settore ambiente.

Le reazioni sulla stampa e delle forze politiche sono state tutte incentrate su quest’ultimo aspetto dell’inchiesta che , secondo me, presenta aspetti non completamente chiari e come è avvenuto spesso anche in altre inchieste degli anni passati si confondono azioni che hanno rilevanza penale con atti e attività che invece hanno un’ importantissima valenza politica o morale ma non sono reati.

Cerco come sempre di basarmi su quello che hanno riportato i giornali e che è stato fornito dalla Procura.

Intanto mi ha lasciato perplesso uno schema che ripropongo nella pagina e che suddivide l’inchiesta in vari livelli che partono dagli arrestati ( della cantini marino e altri) per passare alla ditta di smaltimento di rifiuti e da qui all’Associazione conciatori e al Consorzio Acquarno e infine i politici ( definiti il 4° livello). Uno schema così impostato serve ad ingenerare una confusione nei ruoli e nelle responsabilità e può far pensare che fra il 4° livello e il 1° ci sia un collegamento diretto che invece non esiste. Ovvero “i politici” parlano e discutono con l’Associazione Conciatori ,che rappresenta 500 aziende e 6000 addetti con un fatturato di 2,4 miliardi di euro, che svolge la sua azione di lobby per chiedere provvedimenti che evitino impedimenti alla loro produzione fino a richiedere la rimozione di un funzionario troppo zelante (purtroppo non è il primo caso vedi Tav), ma non hanno rapporti con gli altri.

Ledo Gori è accusato di essere il punto di riferimento dei conciatori pisani e secondo gli inquirenti le partite d’interesse sono diverse :”Ci sono le questioni relative alle autorizzazioni e le deroghe alle procedure di Autorizzazione Integrata ambientale, ci sono i soldi a fondo perduto destinati a consorzi da far arrivare, ci sono nomine di dirigenti a capo di organi di controllo” e la Nazione cita l’Arpat che è deputata ai controlli sul depuratore di Aquarno.

Nessuno di questi provvedimenti è competenza di Ledo Gori che come capo gabinetto del presidente può sicuramente influire molto ma non decidere e infatti il funzionario “rompiscatole” resta al suo posto a svolgere il suo lavoro di controllo e rilascio delle autorizzazioni ancora oggi.

Il fatto che i conciatori e la sindaca di Santa Croce sull’Arno premessero per mantenere Gori nel suo ruolo può scandalizzare dal punto di vista politico ma è niente di straordinario ( lo avevano chiesto tanti altri settori e associazioni). Chi non vorrebbe in un posto di governo una persona vicina agli interessi di un territorio? Ad esempio il fatto che Giani abbia nominato il sindaco di Marradi come suo referente per le aree interne e i comuni montani è stao accolto positivamente dal territorio del Mugello.
La Deidda nell’intercettazione dice “noi finora s’è avuto Ledo ed Enrico Pisani, cioè ma lo sai che quell’altre province non vedevan l’ora che Enrico si levasse dalle palle”, ovviamente per mettere qualcun altro a capo gabinetto, e poi parla dei conciatori che “erano stati generosi con la politica” forse riferendosi a contributi elettorali.

Anche Giani, infatti, è stato tirato in ballo per una cena o un incontro con l’associazione conciatori e con alcuni associati che hanno contribuito alla sua campagna elettorale con 20 mila euro regolarmente registrati e rendicontati. Ma soldi sono stati versati anche alla candidata Ceccardi e altri esponenti politici di vari gruppi in questa come in altre campagne elettirali:
Personalmente continuo a considerare in modo negativo i contributi economici in campagna elettorale provenienti da aziende o associazioni imprenditoriali perché bene o male si può creare un legame privilegiato che non deve esistere, ma la legge lo consente e riguarda tutte le forze politiche e non è un reato.

Quanto al Keu e al suo utilizzo come sottofondo stradale nella realizzazione della strada 429 tra Empoli e Castelfiorentino non si tratta di un fatto sconosciuto e secondo i tecnici 8000 tonnellate significano 200 metri di strada su 17 km di percorso. Nella seconda puntata di questa vicenda è comparso anche il titolo “la sindaca sapeva che finivano lì” riferendosi ad colloquio con il presidente di Acquarno che gestisce il depuratore che informa la Deidda che dopo un sopralluogo di Arpat non sarà più possibile smaltire il Keu tramite l’azienda di Lerose che utilizzava il materiale in cementifici e come sottofondo stradale. Dice il presidente “ sai quant’è che ci pensa a delle alternative? Cioè quella cosa dell’economia circolare che dice Rossi, cioè noi ci si prova ad andà negli asfalti si può provà ad andà però… perché tutte le volte che ti provi a fa’ qualcosa e ai discorsi dici … no…no.. ma cosa fate… e poi mi metti i bastoni tra le ruote?”. In pratica la Regione ora contesta l’utilizzo del keu negli asfalti che non avrebbero le caratteristiche “chimiche” adeguate.

Detto in altre parole l’utilizzo del Keu nei sottofondi stradali doveva essere ammesso tanto che la stessa Acquarno scrive «il prodotto finale del trattamento di recupero (dei fanghi, ndr) è il granulato sinterizzato (Keu) che, dopo miscelazione con carbonato di calcio, è impiegato per la produzione di granulati inerti per l’edilizia (Hsc) e conglomerati bituminosi (Hcb) per asfalti». Se era un’operazione illecita perché dichiararlo sul sito ufficiale ?(http://www.depuratoreaquarno.it/it-IT/Attivita/trattamento-fanghi-di-depurazione)

Un po’ più complessa la questione degli scarichi non a norma del depuratore nel torrente Usciana dopo il non rinnovo della Autorizzazione unica ambientale alla fine del 2018 e la richiesta di dotarsi di una Autorizzazione Integrata ambientale. Secondo la ricostruzione del Gip in un colloquio tra i direttore Andreanini e il funzionario Sanna (quello non gradito) viene avanzata l’ipotesi che depuratore potesse essere escluso “ solo se fosse stato modificato il vecchio accordo, concluso nel 2013 e scaduto dal 2016 in modo tale da inserire il consorzio nel sistema di gestione che perseguiva un interesse pubblico” ed è lo stesso Sanna a proporre “ di andare a ritoccare il piano dicendo che quell’impianto doveva essere considerato urbano”. Nel frattempo sarebbe stato possibile adottare atti transitori. L’abuso di ufficio contestato al dirigente regionale Bernini verte su questo e la procura gli contesta “ che il 9 aprile 2019 avrebbe preparato una tabella che era stata rivista” per i limiti di scarico sulla base di un incontro avvenuto il 18 marzo in cui Bernini avrebbe dichiarato che questi limiti “ non sarebbero dovuti essere penalizzanti”. Il reato indicato è l’abuso di ufficio che è stato anche modificato dal DL Semplificazioni approvato in periodo covid  proprio per cercare di evitare che funzionari pubblici ritardino la firma di atti per timore di contestazioni.

Insomma siamo di fronte ad un’indagine che va avanti da alcuni anni e in cui molte contestazioni riguardano atti pubblici e che potevano essere evidenziate già al momento della loro approvazione? oppure ci sono aspetti ancora non evidenziati che prevedono ben altri coinvolgimenti?

Tra l’altro nel 2019 la Regione aveva sottoscritto un protocollo con il distretto conciario che prevedeva l’investimento di 80 milioni di euro “ finalizzati alla riduzione dei rifiuti prodotti nel distretto e a migliorarne la valorizzazione e il re-inserimento in altri cicli produttivi; al tempo stesso il protocollo mira ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti non recuperabili prodotti dalle imprese conciarie presso la discarica di Scapigliato (Rosignano Marittimo) gestita da Rea Impianti per tutta la durata della fase transitoria (tre anni), quando si prevede che saranno stati realizzati gli investimenti previsti sugli impianti, permettendo così ad esempio di ricavare dai rifiuti conciari concime organico di alta qualità e conglomerati bituminosi e cementizi, dando piena attuazione all’economia circolare.” (https://www.toscana-notizie.it/documents/735693/0/protocollo+Economia+circolare+Cuioio/ca5bc142-10ef-4273-a971-57d7f1bbf98e)

Arrivo così ad un’altra vicenda che mi ha lasciato perplesso ed è quella relativa al consigliere regionale Pieroni , ex presidente della provincia di Pisa, accusato di corruzione per aver fatto approvare un emendamento ad una legge e aver ricevuto, secondo l’accusa, 2500 euro in campagna elettorale. Un consigliere che prende oltre 6 mila euro al mese si fa corrompere per 2500 pare francamente poco credibile, ma sarà il proseguimento dell’indagine a darci prove si spera attendibili. Che Pieroni avesse invece voluto aiutare l’ associazione questo è invece possibilissimo ma quegli emendamenti sono stati approvati da un consiglio in cui siedono 40 consiglieri e , secondo Pieroni, senza opposizioni. “Gli ho detto a Eugenio : vai liscio e di buttarlo lì. Infatti lui ha letto velocemente la relazione….non ha detto nulla(…) era una tattica studiata”. La gip scrive nell’atto di accusa che Pieroni ha operato “ a prescindere da qualunque attenzione per l’interesse pubblico” e di aver usato le sue prerogative per “ soddisfare le esigenze espresse da un gruppo di privati” e sempre gli inquirenti scrivono che Pieroni “ non conosceva e comprendeva neanche il contenuto tecnico” di quello che aveva proposto ( se l’ignoranza fosse un reato non ci sarebbero carceri per contenere i reprobi). Al di là delle valutazioni politiche, tecniche o morali ,dove sta il reato?

La legge in questione è la 32 del giugno 2020 ed è stata impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale proprio per le modifiche previste dall’art.12 ( le leggi regionali toscane contestate dal governo davanti alla Corte costituzionale sono ben 48) e non mi risulta che ancora ci sia stata una sentenza.

Fatte queste considerazioni bisogna stare attenti a non minimizzare l’infiltrazione mafiosa nel tessuto produttivo toscano (e nazionale in generale)che può trovare nelle conseguenze della pandemia un ulteriore fattore di espansione per le difficoltà che stanno vivendo interi comparti produttivi e dei servizi.

A questo proposito dovrebbe essere rivista la legislazione vigente con un rafforzamento delle attività investigative e di controllo rispetto a procedure puramente burocratiche che si sono dimostrate inefficaci.

Nonostante sia ovviamente convinto che tra questioni morali e penali ci sia una differenza sostanziale, la politica esce malissimo da questa vicenda perché dimostra ormai una maggiore attenzione alla gestione del potere e degli interessi particolari chiusa nelle stanze dei palazzi che non ad una visione del futuro e del bene comune che nasce dai territori, dall’associazionismo, dal volontariato e dal tessuto sociale.

La Toscana ha un problema anche con la dotazione di impianti utili nel trattamento dei rifiuti e per lo sviluppo dell’economia circolare.

Le 8mila tonnellate di rifiuti citate nell’inchiesta possono sembrare molte, ma è utile ricordare che si tratta in realtà di una frazione minima rispetto agli scarti del distretto conciario. «Le innovazioni tecnologiche e impiantistiche adottate a livello depurativo hanno sensibilmente ridotto la produzione di fanghi da smaltire che nell’ultimo ventennio (1995 – 2015) sono passati da 180.000 a 15.000 ton/anno – dichiarano nel merito proprio dal depuratore Acquarno – Tuttavia i flussi in gioco sono assolutamente rilevanti e la disposizione in discarica non ha tardato a presentare limiti e criticità oggettive connesse, in primo luogo, al reperimento dei volumi necessari. Proprio per questo motivo è stata studiata una soluzione alternativa che potesse garantire la riduzione volumetrica dei fanghi di depurazione e il loro riutilizzo come materia prima seconda (Mps)», ovvero il famigerato Keu.”(…)Perché i fanghi non sono un problema “solo” per le aziende che li producono, ma anche per la depurazione delle acque reflue urbane: un recente studio Ref ricerche mostra che sotto questo profilo la Toscana esporta (legalmente) 72mila ton/anno di fanghi, e che ce ne saranno altre 48.713 ton/anno quando i depuratori ad oggi mancanti entreranno – si spera – in funzione. Se queste sono le difficoltà che si incontrano nella gestione degli scarti dovuti alla depurazione delle acque reflue urbane, difficile pensare che soggetti privati possano passasserla meglio.”(L.Aterini – Greenreport.it).

Infine questa vicenda dovrebbe far capire che la famosa “ semplificazione”, da tutti richiesta , per la realizzazione di grandi opere ed opere pubbliche in generale e che riguarda , in gran parte, proprio le normative ambientali e le procedure di assegnazione dei lavori pubblici rischia di aprire la strada all’infiltrazione della malavita organizzata e di aziende senza scrupoli, mentre c’è bisogno di una “efficienza rigorosa” della pubblica amministrazione nel rispetto dell’interesse collettivo e della salvaguardia del territorio.

Leonardo Romagnoli

19.4.21

I commenti sono chiusi.