L’ospedale di Luco di Mugello. Dalla fondazione (1871) agli inizi del ‘900

L’ospedale di Luco di Mugello. Dalla fondazione (1871) agli inizi del ‘900

L’ospedale di Luco di Mugello ha iniziato la sua attività nel 1871 dopo circa 10 anni dalla costituzione di un comitato promotore sorto per realizzare una struttura sanitaria anche nel territorio mugellano.
Una storia lunga, quella dell’utilizzo sanitario dell’ ex monastero, che si è conclusa con l’apertura del nuovo presidio di Borgo san Lorenzo nel 1989, che ha accompagnato la vita di un’intera comunità offrendo un servizio prezioso per la salute dei mugellani ( dal 1980 aveva cessato di essere un ente autonomo per dipendere dalla neonata USL 11).
Una storia che avrebbe meritato una fine migliore di quella che sta caratterizzando attualmente l’ex Monastero camaldolese ormai inutilizzato da diversi anni con seri pericoli di degrado che rischiano di comprometterne la stabilità.

La prima richiesta per istituire un ospedale in Mugello è del 4 maggio 1860 quando il Consiglio Distrettuale di Borgo san Lorenzo, su indicazione del dott. Antonio Guidacci e del conte Francesco Pecori Giraldi, avanzò la proposta al Consiglio compartimentale di Firenze affinché si istituisse un “ ospedale da stabilirsi in quella località che , per le condizioni igieniche e topografiche , fosse riconosciuta più utile e vantaggiosa , servendosi a tale scopo dei capitali che si erogavano a soccorso dei poveri e delle somme vistose corrisposte annualmente per sopperire al mantenimento e trasporto degli ammalati di chiascheduna Comunità a Firenze “.

La necessità della costruzione di un ospedale in Mugello era sentita da tempo come risulta anche da una relazione del vicario di Scarperia Giovanni Pescatori del 1795 e riportata dalla rivista Giotto nel 1904 :”in questa provincia del Mugello ho avuto modo di riflettere che non esiste spedale alcuno per i malati, talmente non solo i poveri del Mugello, ma altresì quelli del Vicariato di Firenzuola e di altri luoghi della Romagna Granducale si transaltano allo Spedale di Firenze, con pericolo manifesto di un notabile deterioramento cagionato dal viaggio non meno lungo che disastroso, segnatamente per quelli della Romagna e del Vicariato di Firenzuola, onde , a sollievo dell’umanità bisognosa (…) ottimo provvedimento sarebbe che si stabilisse in questo luogo uno Spedale per la cura dei malati”.

La proposta del Consiglio Distrettuale di Borgo san Lorenzo del 1860 non trovò risposta e negli anni successivi , precisamente nel 1864, nacque un Comitato promotore per “ ricorrere alla carità privata” presieduto dal cav.Giuseppe Martini Bernardi e del quale facevano parte Luigi Romanelli, Giovan Battista Ulivi, Giovanni Traversi, Don Giovanni Barzacchini, il dott. Pasquale Gozzoli, Girolamo Magnai, Don Cesare Piattoli, Angiolo Barchielli, il dott. Antonio Lanini e Pietro Bruschi.

In due anni il Comitato aveva raccolto quasi 11 mila lire , una somma insufficiente per realizzare una nuova struttura nelle vicinanze di Borgo san Lorenzo come era nelle intenzioni. Per questo cominciò a farsi strada l’ipotesi di utilizzare l’ex Monastero di Luco di Mugello, costruito nel 1086 , che nel 1867 era passato al Regio Demanio. Il Comitato pro- erigendo Spedale riuscì ad ottenere l’immobile dal demanio per una somma molto contenuta e ottenne il regio decreto nel 1868 che erigeva in ente morale il futuro istituto.(1)

A 330 metri sul livello del mare , egli (il monastero ndr) gode di tutte le condizioni climatologiche favorevoli del Mugello, senza quasi risentir lo svantaggio delle meno favorevoli. Infatti, meglio difeso dai venti del nord per la gran vicinanza della muraglia dell’Appennino , e in tutte le stagioni illuminato dai primi raggi del sole nascente e salutato dagli ultimi del tramonto, il suo piccolo fertilissimo territorio può dirsi orientato in modo eccezionalmente felice.La stessa configurazione del suo ben coltivato suolo, costituito da tanti ristretti piani molto inclinati , favorendo lo scolo delle acque provenienti dall’alto, rende meno sensibile l’umidità che vedemmo propria di tutta la valle. L’acque potabili poi , delle quali luco è ricchissimo, sono eccellenti e del tutto superiori ad ogni eccezione.”(2)

D’altra parte , come ricorda Renzo Vignini nella sua tesi su “Epidemie e politiche sanitarie a Borgo San Lorenzo 1853-55”, l’ex monastero era già stato utilizzato come enorme lazzaretto per il ricovero dei malati dopo l’epidemia di tifo petecchiale del 1817 (Al Contrario n.30 del febbraio 1981).(3)

“L’11 giugno 1868 il re Vittorio Emanuele II “vista la Deliberazione 7 Marzo 1867 del Comitato de’ Cittadini promotori formatosi in Borgo S. Lorenzo per la formazione di uno Spedale in servizio degl’infermi poveri dei Comuni della Vallata e dei Monti del Mugello; vista la Deliberazione 5

Aprile 1867 della Deputazione Provinciale di Firenze circa alla erezione dell’Opera Pia suddetta in Corpo morale; viste le Istanze 27 Aprile e 10 Maggio 1868 del Presidente del Comitato suddetto; vista la Legge 3 Agosto 1862 ed il Regolamento 27 Novembre dello stesso anno; avuto il parere del Consiglio di Stato” decretò la nascita dell’Ospedale di Mugello, con sede nel soppresso convento di Luco. La gestione dell’Ospedale, creato esclusivamente grazie a oblazioni volontarie di alcuni benefattori, venne provvisoriamente affidata dallo stesso sovrano al Comitato promotore con obbligo di presentare entro tre mesi dal decreto un progetto di Statuto Organico.”(4)

Al vecchio comitato subentrò “Il Comitato generale di beneficenza dell’Ospedale del Mugello” del quale fu confermato presidente il Martini Bernadi ma vide anche l’ingresso della nobiltà mugellana con il principe Corsini, il conte Cambray- Digny , il marchese Capponi, il conte Leonetti, i marchesi Torrigiani e Tolomei -Biffi. Tra i nomi di rilievo anche il prof.Pietro Cipriani di San Piero a Sieve(5).

Il nuovo comitato riuscì in breve tempo a raccogliere offerte di privati e anche contributi dai Comuni e dalla Provincia di Firenze e perfino dal re Vittorio Emanuele II.

Nell’estate del 1869 iniziarono i lavori “ di adattamento del fabbricato” che terminarono due anni dopo quando l’Ospedale del Mugello venne inaugurato il 15 agosto 1871 e “ il giorno seguente potè accogliere i primi malati”.

Il primo direttore sanitario fu il dott.Antonio Delli che mantenne l’incarico fino al 1874 ,quando venne chiamato alla direzione dell’ospedale di San Miniato, e venne sostituito dal dott. Gisberto Ferretti che resterà a Luco fino al 1878 realizzando un’importante Topografia sanitaria del comune di Borgo san lorenzo e pubblicando uno studio sui primi anni di attività dell’ospedale del Mugello.

Il Ferretti lasciò il Mugello nel 1878 per assumere la carica di Medico Primario e Direttore dell’Ospedale di Imola.

Nel frattempo il Comitato di beneficenza aveva cessato la sua funzione e i comuni che avevano attivamente partecipato all’apertura dell’ospedale dettero vita al Comitato di Amministrazione che venne eletto dai Consigli comunali con un rappresentante ogni 3000 abitanti. I comuni erano Borgo san Lorenzo, Vicchio, Firenzuola, Scarperia e San Piero a Sieve a cui si aggiunse nel 1879 Barberino di Mugello che cominciò a mandare i propri malati a Luco ed ebbe alcuni rappresentanti nel comitato di amministrazione.(6)

Lo Statuto del nuovo ospedale era stato definito nel 1873 insieme al primo regolamento interno. “In base ad esso l’Ospedale poteva ammettere in cura solo individui affetti da malattie acute ed, eccezionalmente, croniche, cittadini di quelle comunità che contribuivano al suo mantenimento e che avevano propri rappresentanti nel Comitato di Gestione, a cui competeva la direzione superiore degli affari amministrativi, sanitari e disciplinari. I suoi membri, a cui non spettava alcun assegnamento, rimanevano in carica 4 anni ed erano sempre rieleggibili. Fra i membri del Comitato veniva eletto, a maggioranza di voti, il Presidente, cui spettava l’alta sorveglianza e la direzione dell’Ospedale, e il Segretario.

Il personale dei funzionari, nominati dal Consiglio Dirigente e sottoposti a conferma quinquennale, era composto da un economo ragioniere, un Tesoriere per la parte amministrativa, un Direttore medico e un Computista Amanuense.Vi erano poi nove inservienti (Sei infermieri, tre uomini e tre donne, dipendenti dal Direttore sanitario ,a cui spettavano compiti di guardia, igiene e assistenza agli infermi, una cuciniera, una guardarobiera e un portinaio )scelti dietro proposizione collettiva del Direttore Sanitario e dell’Economo e un cappellano, nominato dal Consiglio Dirigente.”(7)

Nel 1902 lo Statuto viene modificato per la prima volta e poi ancora nel 1907. In base a tali modifiche la direzione generale e l’amministrazione dello Spedale vengono affidate a un Consiglio Direttivo, ad un Comitato Esecutivo e ad un Presidente (8).

L’apertura dell’ospedale del Mugello , pur essendo un grande obiettivo per la politica sanitaria del territorio, non impediva che una parte consistente di malati fossero ugualmente indirizzati all’ospedale di S. Maria Nuova in particolare da alcuni comuni come Firenzuola o Barberino.

Non mancano le polemiche sull’eventuale qualità dell’assistenza e sul fatto che alcuni comuni indirizzassero a Luco solo malati cronici mentre gli altri venivano trasportati a Firenze.(9)
Nel periodo della sua direzione il Ferretti cerca in ogni modo di confutare queste scelte facendo notare che molti pazienti a pagamento sceglievano la struttura di Luco e soprattutto sottolineando il grande risparmio che avrebbero potuto realizzare i comuni mugellani.
Il Ferretti riferendosi al triennio 1873-75 scrive : “Nel detto triennio circa 162 infermi mugellani in media ogni anno , con un’annuale media spedalità di 39,33 giornate per ciascuno, consumarono in media annualmente a Firenze 6372,62 giornate, che a L. 1,769 in media annuale ognuna, rappresentano la spesa media annua nel triennio di L. 11274,90. Nello stesso triennio , il medesimo numero di infermi, con la media annuale di spedalità di 38,35 giornate per ciascuno, avrebbe in media ogni anno consumato a Luco 6212,17 giornate, rappresentanti la spesa media annua di L.9940, 23. Per conseguenza il risparmio dei comuni mugellani, se avesser nel triennio 1873-75 inviati i loro infermi di S. Maria Nuova a Luco, sarebbe stato in media di L.1334, 64 per ogni anno ! Quanto a Firenzuola , il suo risparmio avrebbe, nel detto triennio, toccato in media ogni anno la cospicua cifra di L. 632,52!”.

Oltre al risparmio per le finanze si sarebbe risparmiato a molti malati un lungo trasporto e pericolosi disagi per cui “giunsero non rare volte a S. Maria Nuova già fatti cadaveri”.(10)

Nei primi anni di attività circa un terzo dei ricoverati era affetto da pellagra con un incremento dei ricoveri tra fine primavera e inizio estate , in particolare , scrive il Ferretti, “il maggior numero di entrati si ebbe nel 1873 e 1874, e cioè negli anni immediatamente successivi a quelli in cui gli scarsi e cattivi raccolti in Mugello favorirono lo sviluppo della pellagra in numero di poveri doppio” rispetto ad altri anni.
Una notazione curiosa riguarda le donne che rappresentavano un numero molto inferiore degli internati rispetto agli uomini, “ciò forse perché, più tolleranti de’ fisici malori e più attaccate alle loro case , alle loro famiglie, chiedono meno frequentemente di esserne allontanate”.

 

La mortalità in quegli anni era di circa 15 persone ogni 100 ricoverati in gran parte dovuta a malattie croniche mentre per gli affetti da malattie acute la media annuale è di poco più di 3 ogni 100 ricoverati “ e cioè ad una proporzione che è forse impossibile riscontrar mai ne’ Grandi Ospedali delle città nostre e straniere”(Ferretti).

All’ospedale di Luco si svolge anche un’interessante attività chirurgica che riguarda varie malattie , compresi tumori, ma poche criminose lesioni , “è questa importantissima prova , che ci compiaciamo di rilevare, dell’altrove affermata temperanza e della mitezza d’animo delle nostre popolazioni”(idem).(11)

La pratica chirurgica ebbe un notevole incremento con il successore del Ferretti , il dott. Raffaello Farnocchia che mantenne la direzione dell’ospedale di Luco fino alla sua morte avvenuta il 3 marzo1913.

Durante la sua direzione furono apportati notevoli miglioramenti alla struttura : “la costruzione di una corsia per uomini ben areata capace di oltre 30 letti nell’ala occidentale del fabbricato prima non utilizzata; il miglioramento della corsia destinata alle femmine; l’istituzione della Farmacia; l’impianto di buone cabine da bagno, del riscaldamento centrale mediante calorifero ad aria calda ; l’adattamento di un ristretto ma pur discreto locale per uso di sala di operazioni e di medicature; l’accrescimento dell’armamentario chirurgico; ecc” (Barchielli)

L’ospedale ebbe un momento di difficoltà all’inizio del secolo XX tanto che nel 1907 la prefettura nominò commissario il marchese Ferdinando Frescobaldi che rimase a capo dell’amministrazione per diversi anni successivamente come presidente del Comitato amministrativo . Il Frescobaldi si rivelò un amministratore capace di introdurre importanti cambiamenti.

Dotazione copiosa dell’ospedale di acqua sorgiva in sostituzione di quella poco buona fornita da un unico pozzo che spesso nella stagione estiva restava asciutto; costruzione di una bella sala per operazioni asettiche rispondente pienamente ad ogni attuale esigenza; trasformazione dei locali posti all’ingresso dello Spedale ed occupati dalla Farmacia in una sala di operazioni asettiche e di medicature e in altra saletta per consultazioni mediche , e trasporto della Farmacia in locale più adatto e più appartato dalle infermerie; riduzione dell’antico refettorio dell’ex convento, che quasi immutato nei primi anni di funzionamento dello Spedale aveva servito come corsia , in una infermeria di sfollamento igienica, anzi elegante, la quale porta il nome di Sala Gerini in ricordo del benefico elargitore della somma necessaria al lavoro di trasformazione; restauro della infermeria Donne e della sala Croniche ed impiantato in tutti i locali restaurati o trasformati del riscaldamento e termosifone e la luce elettrica; aumento del personale di assistenza e miglioramento delle sue condizioni economiche”(Barchielli).
Dopo la morte del dott. Farnocchia venne impiantato anche un Gabinetto Radiografico a lui intitolato e realizzato grazie alle offerte raccolte dal dott. Barchielli che divenne il nuovo direttore prima di essere richiamato al fronte per partecipare alla prima guerra mondiale nel luglio del 1915.

Ma i lavori da fare alla struttura sarebbero stati ancora molti per “ corrispondere in modo perfetto ai bisogni del Mugello”.
E’ ancora il dott. Barchielli a fare un quadro piuttosto “colorito” delle problematiche igienico sanitarie ancora irrisolte a partire dall’infermeria Uomini “ che dall’epoca della sua costruzione non ha avuto mai il benefizio del più piccolo ritocco e che oggi è in condizioni, non dico antigieniche ( perché l’igiene è troppo che se ne è andata), ma sconcie tanto da fare ripugnanza. Anche per certi casi di malattie infettive-contagiose è urgente provvedere dei locali isolati dalle infermerie per malattie comuni. E’ vero che ci si può valere , come si è fatto ora , del regolamento che viete l’ammissione dei contagiosi, ma io penso che l’Ospedale mancherebbe alla sua più utile missione se non si mettesse in grado di accogliere , senza danno o pericolo per gli altri ricoverati, anche certi affetti da malattie infettivo-contagiose, per esempio da difterite. Il soccorso più o meno rapido di un difterico può essere questione di vita o di morte , e il nostro Istituto deve potere porgere tale soccorso rapidamente.”
Un punto dolente sottolineato dal dott. Barchielli è la mancanza di una lavanderia a vapore presente anche in piccoli ospedali e che comporta vantaggi economici e soprattutto igienici.

E’ necessario che si abolisca la più presto il trattamento finora in uso dei materiali di medicatura inquinati di pus e di ogni materiale infettante , dagli effetti letterecci e personali sporchi ecc , i quali raccolti nelle infermerie vengono trascinati al 1° piano, dove rimangono a espandere le loro esalazioni e i microbi finché non li prendono le lavandaie, per portarli, senza alcuna precauzione, a lavare alle loro abitazioni o nel più prossimo corso d’acqua!”

Nonostante queste difficoltà e la mancanza di attrezzature l’ospedale di Luco di Mugello ha rappresentato per quasi 120 anni un presidio sanitario indispensabile per tutto il territorio, un luogo di sofferenza ma anche di speranza per migliaia di persone che hanno trovato nell’x monastero e nelle persone che ci lavoravano un conforto al loro dolore e una risposta ai loro problemi di salute.
Ma Luco è stato la struttura che ha visto nascere diverse generazioni di mugellani e anche solo per questo l’ex convento, fondato nell’anno 1000, meriterebbe di avere un futuro a servizio della comunità del Mugello.

Leonardo Romagnoli

Note

  1. come scrisse il dott. Ferretti nella sua Topografia “ tale savia determinazione, oltre che all’accennata ragione economica di incontrastabile valore, fu dovuta all’esame delle condizioni eccellenti nelle quali trovavasi il vastissimo locale, ed alla sua posizione topografica del tutto rispondente alle esigenze dell’igiene”.

  2. Idem

  3. Nella sua relazione sui primi sei anni di attività dell’ospedale anche il Ferretti ricorda gli eventi del 1817 con l’epidemia di tifo che colpì la Toscana e che assunse in Mugello proporzioni tali da indurre i comuni della vallata “ ad aprire un lazzaretto provvisorio ( popolato in pochi mesi da più centinaja d’infermi ) in quello stesso ex Monastero di Luco “ che poi sarà scelto come sede dell’ospedale negli anni 60 dell’800.

  4. Ilaria Pagliai (a cura) – Archivio dell’Ospedale di Luco nel Mugello (1871-1980).

  5. Pietro Cipriani fu medico di Vittorio Emanuele II che lo nominò senatore nel 1870. Era nato a San Piero a Sieve nel 1808. Una breve biografia è riportata nel libro di Fabrizio Scheggi “Furono Protagonisti” p.244-48. Ma sulla sua figura esiste anche una voce su Wikipedia molto esauriente. All’opera di Cipriani come medico è stato dedicato un volume curato da Massimo Aliverni edito da Polistampa nel 2004 “Pietro Cipriani e la medicina del suo tempo”.

  6. Per il comune di Borgo san Lorenzo furono eletti : il Cav . Giuseppe Martini – Bernardi, il cav. Giovanni Traversi, Girolamo Magnai, Angiolo Barchielli e Giovan Battista Cini; per Vicchio : il comm,sen. Pietro Cipriani,il conte Francesco Pecori Giraldi, il marchese Scipione Capponi, il dott. Guido Guidi; per Scarperia :il marchese Giacomo Tolomei-Biffi, Piero de’ Principi Corsini, il notaio Francesco Ronconi; per San Piero a Sieve : il conte avv. Tommaso Cambray -Digny e ancora il sen. Pietro Cipriani(doppia elezione); per Firenzuola: il cav. Dott. Cino Bertini, il cav. Olinto Morara, Luigi Giovacchini e il dott. Giovanni Carli.
    Presidente venne nominato il Martini – Bernardi e vice presidente il Tolomei-Biffi.

  7. Ilaria Pagliai cit, pag.6

  8. Il Consiglio direttivo era composto di 7 membri di cui 2 per Borgo San Lorenzo e uno per ognuno degli altri comuni. Ad esso spettava l’approvazione dei Bilanci preventivi e consuntivi; la fissazione di stipendi, indennità e salari; l’approvazione delle nuove e maggiori spese; la nomina, la sospensione e il licenziamento degli impiegati; lo stabilire la retta giornaliera delle spedalità; l’accettazione e revoca di eredità, legati e donazioni; l’acquisto e l’alienazione dei beni; le azioni da promuovere o da sostenere in giudizio; la creazione dei mutui passivi e l’investimento dei capitali; la determinazione della cauzione da prestarsi dal Tesoriere dell’Istituto e la ricognizione della idoneità di essa; le riforme del presente Statuto e dei regolamenti sanitari ed amministrativi ed infine tutti gli affari che per la loro natura ed importanza eccedevano le attribuzioni del Presidente e del Comitato Esecutivo.
    “Il Presidente ha l’alta Direzione dell’Istituto, stipula i contratti in suo nome, lo rappresenta in giudizio, provvede alla esecuzione delle deliberazioni del Consiglio e del Comitato, e soprintende a tutti quanti i servizi dello Spedale. Il Presidente provvede altresì alle spese dello Spedale colla spedizione dei mandati di pagamento i quali non costituiranno titolo di scarico per il tesoriere se non sono firmati dal Presidente stesso, da un membro del Comitato Esecutivo e dal Segretario-Ragioniere; e provvede pure, nei modi fissati dal Regolamento, al buon andamento del servizio farmaceutico ed alla disciplina del personale d’assistenza”. “Spedale di Mugello. Testo unico dello Statuto Organico” Borgo S. Lorenzo, Tipografia di A. Mazzocchi, 1907, p. 9. (cit. Pagliai p.7).

  9. C’è anche un curiosa constatazione che riguarda Firenzuola dove i vetturini avevano tutto l’interesse a trasportare i malati a Firenze perchè ne avevano un maggior guadagno.

  10. Nella sua relazione sul sessennio 1871-76 il Ferretti riassume in pochi punti la bontà della scelta di realizzare un ospedale a Luco:

1° che l’Ospedale di Mugello, in causa della scarsità di mezzi posseduti, non poteva aprirsi che nell’ex Monastero di Luco, di cui la sufficiente centralità e le favorevolissime condizioni topografiche e atmosferiche non potevano e non possono essere messe in dubbio;
2° che , senza contare il grande risparmio ne’ trasporti, la spesa de’ Comuni mugellani e dei più prossimi d’oltre Appennino pel mantenimento degli infermi, è minore nell’ospedale del Mugello che in quello di S, Maria Nuova ove anzi la spedalità è ordinariamente maggiore;
3° che nell’ospedale del Mugello il servizio sanitario di assistenza immediata agli infermi, è, per ora, più che sufficiente; e che gli infermi stessi , lautamente trattati, vi hanno, per l’eccezionale salubrità dello Stabilimento, un annuo ragguaglio di mortalità relativamente piccolissimo.
Non ci resta quindi che da augurarsi di nuovo , che tutti i Comuni interessati, dian opera, anche pel loro meglio, al progressivo sviluppo di una Istituzione onde si onora altamente il paese ove sorse. E quando , per l’efficace loro concorso, l’ospedale di Mugello potrà contare i 500 e più infermi i quali, come provammo, potrebbe di anno in anno ricoverare nelle sue sale, verranno, senza alcun dubbio, introdotti man mano nel Pio luogo que’ miglioramenti che , al pari noi, desiderano ardentemente effettuare i benemeriti che , con tanta carità ed abnegazione, lo dirigono e amministrano “(Ferretti )

  1. Vedi la parte del libro dedicata a Gisberto Ferretti e la topografia sanitaria di Borgo san Lorenzo.

 

I commenti sono chiusi.