Il consumo di suolo in Mugello e Valdisieve

IL consumo di suolo in Mugello e Valdisieve

Il consumo di suolo non solo non rallenta, ma nel 2021 riprende a correre con maggiore forza, superando la soglia dei 2 metri quadrati al secondo e sfiorando i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno, un ritmo non sostenibile che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale. In questo modo perdiamo servizi ecostistemici importanti legati ad un suolo sano.
Le conseguenze sono anche economiche, e i “costi nascosti”, dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 15 anni, sono stimati in 8 miliardi di euro l’anno che potrebbero incidere in maniera significativa sulle possibilità di ripresa del nostro Paese.

Questo sono alcune considerazioni espresse nella presentazione del Rapporto 2022 sul consumo di suolo in Italia a cura dell’Ispra (Istituto superiore perla protezione e la ricerca ambientale).
La relazione tra il consumo di suolo e le dinamiche della popolazione conferma che il legame tra la demografia e i processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione non è diretto e si assiste a una crescita delle superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione, in molti casi di decrescita, dei residenti. Anche a causa della flessione demografica, il suolo consumato pro capite aumenta in un anno di 3,46 m2 , passando da 359 a 363 m2 /ab , erano 349 m”/ab nel 2012.

Ovviamente il consumo di suolo ha intensità molto diverse tra le regioni e anche nei comuni.

Il 25% dell’intero suolo consumato è rappresentato dagli edifici (5.400 km2 ) che continuano ad aumentare costantemente (+1.125 ettari), distribuendosi tra aree urbane compatte (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%). Oltre 310 km2 di edifici risultano non utilizzati e degradati, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli. 323 ettari nel 2021 sono stati destinati alla realizzazione di nuovi poli logistici, prevalentemente nel Nord-Est (105 ettari) e nel Nord-Ovest (89 ettari).

Le aree perse in Italia dal 2012 avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 150 mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica dei nostri territori.

A questo si aggiunge un utilizzo improprio di una parte dei suoli agricoli per la produzione di energia rinnovabile.

Oltre 17.500 ettari di suolo sono occupati da impianti fotovoltaici, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari, circa il 35% di tutti gli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483). Gli scenari futuri previsti per la transizione ecologica prevedono un importante aumento nei prossimi anni di questa tipologia di consumo, stimato in oltre 50.000 ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale anche se, sfruttando gli edifici e i fabbricati già esistenti, sarebbe possibile ridurre il consumo della risorsa suolo. È stata stimata, infatti, una superficie potenzialmente disponibile per l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti compresa tra 75.000 e 99.000 ettari, sufficiente ad ospitare nuovi impianti fotovoltaici per una potenza complessiva compresa tra 70 e 92 GW, un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile complessiva previsto dal Piano per la Transizione Ecologica al 2030 .

Ma veniamo alla Toscana e al nostro territorio per capire a che punto è il consumo di suolo.

In Toscana al 2021 il consumo di suolo è il 6,2% ovvero 141.799 ettari con un incremento tra 20 e 21 di 293,75 ettari, nella provincia di Firenze il consumo è al 7,3% con 25.761 ettari e un incremento 20-21 di 43,89.

Detti così i dati potrebbero sembrare accettabili, ma va considerato che oltre il 50% della superficie regionale è coperta da boschi e poi ci sono le aree montane o coperte da fiumi e laghi.

Per fare un esempio il 7,3 % della provincia diventa a Firenze il 41,9%, a Campi il 32%, a Sesto il 20,6 e a Signa il 22,1%. Se si percorre l’asta dell’Arno o la FI-PI-LI si trovano molti comuni con percentuali simili per poi arrivare sulla costa dove Forte de’ Marmi ha il 46,1 % di suolo coperto e Viareggio il 38,5%.

In Mugello come ce la caviamo? Con i numeri direi piuttosto bene, anche se, ripeto, le percentuali possono essere ingannevoli. Cerco di essere più chiaro. Se un comune ha solo il 20% del proprio territorio pianeggiante il 5 o 6% di suolo perso in edificazioni, asfalti , etc è un’entità tutt’altro che trascurabile.

Questi sono i dati dei Comuni del Mugello e Valdisieve:

Comune                  consumato al 2021        ettari                    21 su 20

Barberino 5,70% 756 0,46
Borgo san lorenzo 3,80% 560 0
Dicomano 3,20% 199 -0,04
Firenzuola 3,00% 829 1,01
Marradi 2,10% 327 0
Palazzuolo 1,50% 163 0,02
Scarperia e san piero 5,00% 576 0,48
Vicchio 2,70% 370 0,11
Vaglia 4,10% 235 0,04
Londa 1,90% 115 0
San Godenzo 1,5 146 0
Rufina 5,10% 235 0,56
Pelago 6,10% 332 0
Pontassieve 5,30% 601 0,45

Sono dati abbastanza stabili da alcuni anni e in alcuni casi, come quello di Firenzuola ad incidere sono state scelte infrastrutturali nazionali che hanno interessato quel territorio comunale. In parte lo stesso discorso può valere anche per Barberino. Dovrebbero essere evitate , come indicava anche il Pit della Regione, ulteriori edificazioni lungo l’asta della Sieve per scongiurare un’urbanizzazione senza soluzione di continuità che priverebbe il territorio dei terreni più fertili per l’agricoltura e provocherebbe un ulteriore impermeabilizzazione del suolo.

Se l’obiettivo programmatico resta quello di un distretto rurale e biologico a questo dovrebbero essere adeguate anche le previsioni urbanistiche tenendo conto dell’andamento demografico e dell’attuale patrimonio immobiliare inutilizzato.

Come ho già avuto occasione di scrivere in occasione del rapporto 2017 ,il suolo è una risorsa non rinnovabile per cui dovrebbe essere nell’interesse comune salvaguardarne la funzione ecologica e produttiva. Mentre il consumo di suolo impoverisce la collettività, la sua tutela può stimolare nuove opportunità economiche anche sotto il profilo edilizio.

Leonardo Romagnoli

27.7.22

PS
La cartina in alto riguarda il consumo di suolo pro capite ed ovviamente penalizza i comuni con pochi abitanti.

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