Come funzionano i contributi sul commercio

Come funzionano i contributi sul commercio

Viene data molta enfasi in questi giorni  ad un’opportunità offerta  dal decreto 34 del 30 aprile del 2019 che prevede “agevolazioni per la promozione dell’economia locale mediante la riapertura e l’ampliamento di attività commerciali , artigianali e dei servizi”.

Va premesso che tutto ciò che va a favore dell’incremento dell’attività commerciale di vicinato va giudicato favorevolmente ma bisogna evitare di creare aspettative che non potranno essere soddisfatte oppure  dare informazioni inesatte.

L’agevolazione consiste “ nell’erogazione di contributi per l’anno in cui avviene la (ri)apertura o l’ampliamento degli esercizi e per i tre anni successivi”(..) rapportata alla somma dei tributi comunali dovuti dall’esercente(…) fino al 100% dell’importo”.

Prima questione : quali tributi comunali? Se tra questi dovesse rientrare anche la Tari la proposta potrebbe essere interessante, basti pensare ad un’attività di somministrazione.

L’agevolazione però non riguarda nuove aperture, il decreto è chiaro al comma 4 art.30 scrive : sono esclusi dalle agevolazioni (….) i subentri, a qualunque titolo, in attività già esistenti precedentemente interrotte, sono altresì escluse dalle agevolazioni (…) le aperture di nuove attività e  le riaperture, conseguenti a cessione di un’attività preesistente da parte del medesimo soggetto che la esercitava in precedenza o di un soggetto, costituito in forma societaria, che sia ad esso direttamente o indirettamente riconducibile”.

Seconda questione: lo stanziamento previsto per il 2020 è di 5 milioni di euro e i comuni con meno di 20.000 abitanti sono oltre 6000. Quanto viene assegnato a ogni comune? Quali sono i criteri per l’assegnazione delle risorse?

I comuni per erogare le agevolazioni devono istituire nell’ambito del proprio bilancio un fondo da destinare alla concessione dei contributi. Lo hanno istituito? Lo faranno con il bilancio preventivo 2020? Di quale entità sarà?

I contributi sono infatti concessi “nell’ordine di presentazione delle richieste, fino a esaurimento delle risorse iscritte nel bilancio comunale” e nel modulo di domanda c’è scritto espressamente che  chi presenta la richiesta dichiara  “di essere consapevole che il contributo potrebbe essere non erogato in caso di esaurimento delle risorse stanziate in bilancio e/o delle risorse stanziate nel fondo dal Ministero dell’Interno”.

Si rischia di alimentare aspettative che non potranno essere esaudite, anche se si spera che chi decide di intraprendere un’attività non lo faccia solo per le agevolazioni.

Sempre tra le specifiche del decreto in merito agli ampliamenti c’è scritto che “ per gli esercizi il cui ampliamento comporta la riapertura di ingressi o di vetrine su strada pubblica chiusi da almeno sei mesi nell’anno per cui è chiesta l’agevolazione, il contributo è concesso per la sola parte relativa all’ampliamento medesimo”.

Giustamente sono escluse dalle agevolazioni le sale scommesse o gli esercizi che detengono al loro interno apparecchi di intrattenimento per il gioco e anche le attività di compro oro.

Per i prossimi anni il decreto incrementa il fondo a 10 milioni nel 2021, 13 milioni nel 2022 e 23 milioni a decorrere dal 2023.

La sensazione è che il decreto potrebbe essere molto importante per i piccoli centri per evitare la chiusura di attività commerciali e la riapertura di negozi di vicinato, mentre nei centri medi potrebbe ingenerare situazioni di concorrenza agevolata verso le attività esistenti. Tutto dipenderà da quali tributi sarà esentato chi riapre o amplia.
Comunque  sarebbe importante che venissero stanziati anche  fondi dedicati all’incentivazione di nuove attività commerciali e artigianali come già previsto dal bilancio di alcuni comuni anche in Mugello.

 

Leonardo Romagnoli
21.1. 20

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