Diamo tutto alla Newlat Food? Latte e politica.

Diamo tutto alla Newlat Food? Latte e politica.

Dopo mesi di silenzio il mondo politico mugellano è tornato a interessarsi della produzione del latte, uno dei settori più importanti dell’agricoltura mugellana. Personalmente avevo sollevato il problema già l’anno scorso con il cambio del Cda della Centrale del Latte della Toscana ( QUI) presentando anche un’interrogazione al presidente dell’Unione del Mugello che in sostanza rispose di evitare allarmismi e che l’Unione avrebbe fatto un incontro con gli allevatori, cosa che invece non è avvenuta.(QUI) Solo quando si stava concretizzando l’acquisizione della quota di maggioranza da parte dei Mastrolia l ‘Unione ha chiesto un incontro a Regione comune di Firenze e presidenza Mukki per avere delucidazioni sulle ricadute di questa operazione sul territorio mugellano e i sui allevatori.(QUI)

Poi sono arrivate le prese di posizione dell’assessore Remaschi per la difesa della filiera del latte e anche una mozione in consiglio regionale.

Intanto l’acquisizione della Centrale del latte d’Italia è andata avanti e Newlat è diventato di fatto il nuovo proprietario con conseguente scioglimento dei vecchi Cda e nomina di un nuovo unico Cda in cui Newlat detiene la maggioranza.

Come avevo detto in occasione della presentazione del Documento di programmazione dell’Unione il 24 aprile scorso la trattativa per il rinnovo del prezzo del latte sarebbe stata una cartina di tornasole del comportamento della nuova proprietà al di là delle dichiarazioni rilasciate alla stampa e alla stessa Unione.

Purtroppo è andata come avevo previsto e i Mastrolia avrebbero voluto imporre da subito una riduzione di 5,5 centesimi dal 1 aprile al 31 dicembre rispetto alla valutazione in vigore.( per la centrale di Firenze si sarebbe trattato di un risparmio di 1.650.000 euro sul latte toscano).

C’è stata una trattativa con le Cooperative che conferiscono il latte dei produttori con un accordo raggiunto a 36 centesimi il litro e una diminuzione di 3,5 centesimi ,che è molto simile al prezzo lombardo alla stalla . Il latte spot italiano varia invece da 28,75 a 30 centesimi, quello francese tra 24,75 e 26,5, quello tedesco 27,32 e 28,35.

Per quanto riguarda i nostri produttori è opportuno ricordare che è in vigore con la Centrale del Latte di Firenze un accordo che possiamo definire integrativo che prevede incrementi di prezzo per la “mugellanità”, l’Alta Qualità e ovviamente il biologico che rendono ancora sostenibile la produzione locale in un mercato messo duramente alla prova dalle chiusure determinate dall’emergenza sanitaria. Se la nuova proprietà dovesse disdire anche questo la situazione diventerebbe disastrosa perchè verrebbe meno anche il Patto di Filiera che ha permesso in questi anni di convogliare sul Mugello diversi milioni del Psr della Regione Toscana.

Non entro nel merito di alcuni Ordini del Giorno che sembrano scritti più da un ragioniere che da gruppi politici ( ci sono anche partiti che sbagliano i litri con i quintali) ma mi hanno lasciato molto perplesso le dichiarazioni del Sindaco di Scarperia Ignesti nella sua qualità di assessore all’agricoltura dell’Unione dei Comuni. Ignesti dopo aver proposto di andare oltre la discussione su pochi centesimi dice “ che è urgente aprire un confronto tra nuova proprietà, istituzioni, territorio e produzione sulla valorizzazione del nostro latte : perchè il latte del Mugello non può avere lo stesso valore di quello che arriva dagli allevamenti intensivi del nord”. Mi fermo qui perchè alcune delle affermazioni che seguono nell’intervista sono discutibili (le mucche che bevono l’acqua Panna !!). Ancora più importante l’affermazione successiva che propone per il latte del Mugello “un progetto industriale di trasformazione del prodotto che dia più ampie garanzie e remunerazione ai produttori”. Insomma trasformare in loco la produzione di latte creandosi un proprio mercato del fresco e del trasformato. Ma come?

“Dovrebbe essere la Centrale del Latte stessa a mettere il cappello su questa su questo progetto acquisendo e utilizzando una struttura che già esiste , il caseificio del Forteto, un impianto costruito solo pochi anni fa che ha le potenzialità necessarie”.

Insomma ,cerco di tradurre, la Newlat si dovrebbe comprare anche il Forteto per fare una produzione solo mugellana con il latte dei nostri allevatori di ovini e bovini. Gli stessi imprenditori che propongono di ridurre il prezzo del latte ,e che controllano un gruppo da 500 milioni di euro di fatturato, dovrebbero investire anche in Mugello?

Intanto sarebbe interessante conoscere i dati di bilancio del Forteto del 2019 per fare una valutazione economica di una simile proposta e il rapporto del Forteto con gli allevatori di ovini in Toscana. Potrebbero essere coinvolte altre realtà locali che già trasformano e commercializzano con una propria rete?
E poi perchè non proporre allora la creazione di una nuova Cooperativa di trasformazione che assorbendo le strutture del Forteto ampliasse il proprio mercato anche al latte fresco vaccino e suoi derivati ?Una nuova struttura capace di chiudere la filiera in Mugello con un nuovo nome e nuovi obiettivi.
Ma è in grado questa struttura , oltre alla normale produzione e lavorazione di latte ovino e bovino, di commercializzare altri 15 milioni di litri di latte?

Che investimento sarebbe richiesto? Quali garanzie per i produttori? Quali le prospettive di mercato?
Nei prossimi mesi si andrà al rinnovo del Consiglio e della presidenza della Regione Toscana potrebbe essere l’occasione per mettere con forza al centro del dibattito il futuro della filiera del latte mugellano in particolare e toscano più in generale.

Leonardo Romagnoli

11.5.20

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