pro e contra Dostoevskij, il nuovo spettacolo di Archivio Zeta al Passo della Futa

pro e contra Dostoevskij

dal 13 luglio al 18 agosto 2019 ore 18

1969/2019 | 50° anniversario dell’inaugurazione del Cimitero militare germanico al Passo della  Futa

drammaturgia e regia Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni  liberamente ispirato a Il sogno di un uomo ridicolo (1877) e I fratelli Karamazov (1879)
con Gianluca Guidotti, Enrica Sangiovanni, Antonia e Elio Guidotti, Alfredo Puccetti, Andrea Sangiovanni, Alessandro Vuozzo.
partitura sonora Patrizio Barontini
elementi scenici Francesco Fedele e Giulia Piazza
costumi les libellules Studio
foto di scena Franco Guardascione
ufficio stampa Sabrina Camonchia

produzione Archivio Zeta 2019

 

posti limitati, prenotazione obbligatoria

www.archiviozeta.eu – 334 95 53 640

ingressi: intero 20€ – ridotto 10€

 

CALENDARIO DETTAGLIATO  luglio e agosto 2019 (23 repliche)

luglio: sabato 13 – domenica 14 – sabato 20 – domenica 21 – sabato 27 – domenica 28

agosto: giovedì 1 – venerdì 2 (no sabato 3 agosto) e da domenica 4 a domenica 18 agosto tutti i giorni

tutte le repliche sono al tramonto alle ore 18 (durata circa 2h)

 

PRO E CONTRA DOSTOEVSKIJ è un progetto teatrale ideato, scritto e diretto da Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni e prodotto da Archivio Zeta, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione (1969/2019) del Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa (FI) e del sedicesimo anno di residenza artistica della Compagnia in questo luogo che è il maggiore sacrario tedesco della seconda guerra mondiale in Italia.

Lo spettacolo che verrà messo in scena nell’estate 2019 (luglio/agosto, per 23 repliche) è una drammaturgia originale ispirata all’opera di Fëdor Dostoevskij (1821-1861), in particolare ad alcuni frammenti del racconto Il sogno di un uomo ridicolo (1877) e ad alcune scene del romanzo I fratelli Karamazov (1879), tratte soprattutto dal libro V della parte II (che nel romanzo si intitola appunto Pro e contra).

NOTE

Dostoevskij nel 1862 intraprese un lungo viaggio in Europa che sconvolse la sua anima e lo trasformò in un uomo del sottosuolo. Anche lo spettacolo è un viaggio verso il sottosuolo di un uomo ridicolo, un uomo in preda ad una terribile angoscia, un uomo attratto dalla forza della bassezza, un indifferente che, dalla Russia ortodossa, popolata di monaci e permeata di icone e riti, decide di partire per un’Europa che, con il suo Palazzo di Cristallo nella Londra dell’Esposizione universale, simbolo di un mondo brutale ridotto a immenso e seducente meccanismo tecnico, è già un cimitero e nient’altro.

Nel corso delle stazioni di questo pellegrinaggio fantastico quest’uomo, questo paradossista a cui non frega più niente s’imbatterà in un angelo sotto forma di stella, si scontrerà, come in un incubo, con il diavolo in persona in una camera d’affitto, si troverà calato nella Siviglia del Sedicesimo secolo ad assistere e dirigere l’incontro tra il Grande Inquisitore e Cristo.

Lo spettacolo è un viaggio polifonico nell’universo Dostoevskij, alla ricerca dei pro e dei contra, delle domande ultime, inseguendo le voci-idee del passato, del presente e del futuro, come le definiva Michail Bachtin. Un viaggio fisico e filosofico che attraversa il vasto territorio della dualità, dell’esperienza divisa. Un campo di battaglia in cui bene e male sono in lotta tra loro in uno scontro in cui la ridicola coscienza degli esseri umani non è totalmente annullata dall’indifferenza e non può più rifugiarsi nel sottosuolo eludendo ogni responsabilità.

Volevamo che queste voci-idee risuonassero nel cimitero: che cosa è permesso? si può moralmente andare al di là del bene e del male? come possiamo misurare la nostra libertà? davanti a chi inchinarsi? Queste domande anteriori si abbattono sul coro silenzioso dei caduti. In ogni spettacolo convochiamo questo coro e gli poniamo domande. Il coro muto riflette le stesse domande al nostro tempo, nel nostro teatro di Marte.

In quest’epoca di terrore e di follia insensata risaliamo in un volo cosmico fino a Dostoevskij, per andare alle radici della storia della società massificata dove potere, economia, ideologia e politica si saldano per sfociare nei totalitarismi che abbiamo conosciuto e, forse ancor di più, nell’attuale sistematica distruzione del pianeta.

Dostoevskij ci farà intravedere come la bontà, granello radioattivo sbriciolato nella vita, non sia scomparsa.

Un primo passo nel vasto mondo di questo grande scrittore filosofo.

 

IL LUOGO

 

Il Cimitero fu costruito tra il 1962 e il 1969 da Dieter Oesterlen e vi sono seppelliti più di 30.000 giovani soldati tedeschi mandati a combattere sulla Linea Gotica. La progettazione del cimitero venne affidata all’architetto Oesterlen il quale doveva interpretare nella forma il motto che: “le tombe di guerra incitano alla pace, chiunque voglia collaborare alla diffusione delle idee per la pace è il benvenuto”.

 

Il cimitero fu inaugurato il 28 giugno del 1969 ed è il maggiore sacrario germanico in Italia. L’idea che la costruzione dà è quella di una spirale senza fine che improvvisamente si interrompe. Infatti è costituita da un muro di duemila metri che sale avvolgendo la montagna fino alla cima e circonda i sepolcri dei caduti.

 

Il valore della riscoperta e valorizzazione di un luogo della Memoria come il Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa, luogo tragicamente simbolico, luogo dei nemici, dei vinti, di sepoltura per giovani dai 16 anni e la possibilità di vedere rappresentati testi di grande respiro (nel corso degli anni abbiamo messo in scena tragedie di Eschilo, Sofocle, Pier Paolo Pasolini, Karl Kraus, Julio Cortázar) immessi in un paesaggio superbo come quello dell’Appennino tosco-emiliano, fanno di questo progetto un evento unico nel suo genere che ha ricevuto negli anni l’Alto Patronato dei Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano per l’alto valore civile e culturale e nel 2007 tra gli spettatori il Presidente del Consiglio Romano Prodi.

 

I Persiani di Eschilo è stato il primo spettacolo rappresentato nell’agosto 2003. Da allora tutti gli anni, nei mesi estivi, abbiamo abitato questo luogo portando avanti un’originale ricerca teatrale, cercando di trovare sempre nuovi punti di vista e offrendo, ad un pubblico in continua crescita, un appuntamento annuale che per molti è diventato rito culturale, un pellegrinaggio laico irrinunciabile.

 

Una riflessione contemporanea sul rapporto tra storia, memoria, arte e architettura.

 

 

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