oMaggio ai Popoli a Barberino domani 27 maggio

Teatro Comunale Corsini    Barberino di Mugello
Anteprima del progetto Lontano da dove  vincitore della II edizione del Bando Migrarti
oMaggio ai Popoli
spettacolo teatrale risultato del laboratorio teatrale
in collaborazione con  Istituto Comprensivo Barberino di Mugello
con gli allievi della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di Barberino di Mugello
e la partecipazione del gruppo dei Maggiaioli di Barberino di Mugello
operatori teatrali Rosario Campisi, Alba Grigatti, Virginia Billi, Ulpia Popa
direttore del coro Benedetta Manfriani
allestimento Laura De Bernardis
documentazione video Leonardo Giannini
coordinamento e regia Riccardo Rombi

Sabato 27 maggio alle 21 al Teatro Corsini va in scena oMaggio ai Popoli, un vero e proprio viaggio alla scoperta degli antichi riti propiziatori di rinascita e rigenerazione dopo la fine dell’Inverno che
appartengono alla tradizione popolare albanese, romena e italiana.

Un percorso avviato a partire dalle testimonianze raccolte tra i rappresentanti delle tre comunità che ha fatto emergere gli elementi comuni presenti nel Dita e Veres in Albania, nel Martizor in Romania e nel Canta’ Maggio in Italia, le tre Feste di Primavera con cui ogni anno si festeggia il ritorno alla vita e alla prosperità dopo la fine dei mesi invernali. Un progetto che parte dalle tradizioni comuni per parlare anche ai più giovani di integrazione e di uguaglianza. In scena oltre settanta alunni dell’Istituto Comprensivo di Barberino di Mugello, accompagnati dal gruppo tradizionale dei Maggiaioli di Barberino per l’esito finale del laboratorio realizzato con gli studenti della scuola primaria, che ha visto la partecipazione di numerosi alunni di origine albanese e rumena, due delle maggiori comunità presenti sul territorio.

Un punto di comunione fra le culture di altri popoli e le nostre radici è stato trovato nella festa del Maggio, comune a molti popoli europei. Nelle nostre campagne abbiamo il “Maggio”, le maggiolate o bruscellate, in Romania hanno il Martisor, mentre in Albania si festeggia il Dita e Vëres, tutte feste che sono di buon auspicio per i raccolti, che nascono dalla speranza di un futuro fatto di abbondanza, felicità e amore. Con questo spirito i formatori della compagnia: Ulpia Popa, Rosario Campisi, Alba Grigatti e Virginia Billi hanno curato e seguito la preparazione teatrale dei giovani protagonisti e Benedetta Manfriani li ha avvicinati al canto corale, così sul palco gli alunni saranno impegnati in canti, balli e richiami storici del Maggio, mentre i Maggiaioli chiuderanno lo spettacolo con brani del loro repertorio.

Lo spettacolo sarà l’anteprima del progetto Lontano da dove, con cui Catalyst, in collaborazione con il Comune di Barberino di Mugello, ha vinto il bando MigrArti 2017 del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Dita e Verës la festa di primavera in Albania

Dita e verës (“giorno d’estate”), è l’attesissima festa di Primavera che ogni anno, il 14 marzo, si festeggia in Albania, in particolare nella città di Elbasan. Rigenerazione, risveglio della natura, continuità della vita, sono i significati più profondi di questa ricorrenza pagana, le cui origini si perdono nell’antichità. La sera del 13 marzo si portano dentro casa violette selvatiche profumate, karakafte e fili d’erba verde, preannunciando così l’arrivo della stagione calda. Nonne e mamme si alzano presto, fanno bollire le uova (con l’acqua che rimane si sciacqua il viso come protezione contro il caldo sole dell’estate), preparano i dolci tipici della festa, i Ballakume, con uova sode, gherigli di noce e fichi secchi, che i bambini portano ai vicini e ai parenti (këmbë – scambio) come segno di prosperità e abbondanza. Le bambine indossano il “verore”, un braccialetto composto da un filo rosso e uno bianco intrecciati (che ricorda il mărţişor rumeno). È un vero e proprio portafortuna preparato con cura dalla nonna: aiuta a restare in salute e belli coloriti dal tenue sole di primavera! Si toglie solo dopo quaranta giorni, legandolo ad un ramo di rosa.


Mărţişor, la festa di primavera in Romania

Il primo giorno di primavera, convenzionalmente il primo marzo, in Romania ed in Moldova si celebra il Mărţişor, che in italiano si può tradurre come “piccolo marzo”. Si tratta di una festa tradizionale per accogliere l’arrivo della primavera, una ricorrenza molto sentita tra i romeni ed i moldavi. Infatti per festeggiare l’arrivo della bella stagione gli uomini omaggiano mogli, sorelle e madri con delle piccole spille fatte di fili intrecciati di colore bianco e rosso. Questi amuleti sono spesso corredati con piccoli oggetti come un fiore o un cuore e sono il più delle volte fatti a mano. Il Mărţişor viene indossato sulla giacca per tutto il mese di marzo ed è considerato una forma di dono propiziatorio. Il dato etnografico ci rivela infatti che questa antica pratica si rifà ai culti agrari e rituali; ricorre pertanto la simbologia della rinascita della natura che porta con sé abbondanza e fertilità. Una possibile interpretazione del significato cromatico del Mărţişor vuole che il bianco sia il simbolo della neve, dell’inverno alle spalle, mentre il rosso coinciderebbe con la rinascita della vita. Nonostante le diverse morfologie della leggenda, persiste un dato comune: i due colori rappresentano elementi che sono tra loro indissolubilmente intrecciati, in cui sussiste uno scambio di forze essenziali al riprodursi della vita (umana e naturale). Il rito tradizionale del Mărţişor equivale, più genericamente, al desiderio di lasciarsi alle spalle l’inverno sterile in vista di una rinnovata fertilità. L’avvento della bella stagione viene così sancito da uno scambio affettuoso di una piccola spilla, dono che rinvigorisce i rapporti tra i membri della comunità e porta gioia a chi lo riceve.

Il Maggio, la festa della rinascita in Italia

Anche in Italia ogni anno in diverse regioni si celebra il ritorno alla Primavera e l’uscita dall’Inverno attraverso forme tradizionali comunemente note come il Calendimaggio o Cantar maggio. Questi riti antichi mantengono quella funzione magico-propiziatoria che solitamente si eprime attraverso una questua durante la quale, in cambio di doni (tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci), i maggianti (o maggerini) cantano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitano. Simbolo della rinascita primaverile sono gli alberi (ontano, maggiociondolo) che accompagnano i maggerini e i fiori (viole, rose), citati nelle strofe dei canti, e con i quali i partecipanti si ornano. Il calendimaggio è una tradizione viva ancor oggi in molte regioni d’Italia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita: fra queste il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, l’Emilia-Romagna (ad esempio si celebra nella zona delle Quattro Province, ovvero Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova), ma anche l’Umbria, le Marche e il Molise. In Toscana, in particolare, la tradizione del maggio è particolarmente sentita sulla montagna pistoiese e nella provincia fiorentina (Mugello, Barberino).

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