La Foto di Classe

La Foto di Classe

La vicenda della circolare della direttrice didattica di Borgo San Lorenzo che vieta le foto di classe dimostra lo stato comatoso del giornalismo italiano che ne ha fatto un caso nazionale quando avrebbe meritato un trafiletto in cronaca.
Servizi in prima pagina, inviati televisivi, rimandi sui social e le cronache locali (sai se ne occupa la TV!!) per una questione che definire ridicola è poco. Dopo un simile polverone ci si meraviglia se la dirigente scolastica rifiuta di farsi intervistare, è il minimo che potesse fare e per questo va rispettata.

Esiste una legge sulla privacy, che ogni tre mesi, tra l’altro, è oggetto di nuove decretazioni che non fanno che rendere ancora più incomprensibile l’argomento, in attesa dell’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo (a maggio 2018).
La direttrice didattica sollecitata da alcuni genitori ha semplicemente applicato la legge, assurda è quindi la legge non il provvedimento anche se, come dovrebbe avvenire in molti casi, il buonsenso poteva forse indicare altre soluzioni. Ma se non c’è accordo la direttrice cosa doveva fare?

“Ogni volta che si scatta una fotografia, sia essa in un luogo pubblico o privato, bisogna chiedere sempre il consenso a tutti coloro che entrano nell’obiettivo. Il consenso non deve essere necessariamente scritto, ma può essere fornito anche con comportamenti inequivoco come il semplice fatto di mettersi in posa davanti alla fotocamera.” Ma non basta,

“se l’autore della foto vuol poi pubblicare l’immagine su un social deve chiedere un secondo e autonomo consenso . Chi ha autorizzato lo scatto non è detto infatti che autorizzi anche il caricamento dell’immagine su internet. Anche in questo caso il consenso può essere desunto da comportamenti concludenti come, ad esempio, la condivisione dell’immagine sul proprio profilo Facebook. Se il consenso allo scatto non può più essere revocato (essendo un fatto storico che ormai si è consumato e non torna più indietro), può invece esserlo – in qualsiasi momento e senza termini – quello alla pubblicazione. Così, se inizialmente autorizzo la pubblicazione di una mia immagine su un social network posso poi chiedere che la stessa venga rimossa o oscurata.”
Queste precisazioni non valgono per personaggi pubblici ritratti in occasioni pubbliche, mentre “in ogni caso, perché la foto di uno sconosciuto sia lecita non è sufficiente che sia fatta in occasione di avvenimenti e cerimonie, ma è necessario che le stesse si svolgano in un luogo pubblico o aperto al pubblico. Una festa privata ad esempio non consentirebbe al fotografo di scattare immagini. “

SE tutto questo vale per gli adulti per i bambini la situazione è ancora più ristretta :”Inutile dire che se le foto di adulti sono vietate, lo sono ancor di più quelle dei minori. A riguardo, però, le sanzioni sono più elevate per via del fatto che si tratta di soggetti indifesi. Anche l’entità del risarcimento del danno riconosciuto al genitore è superiore rispetto a quello che potrebbe scattare per una foto fatta a un adulto senza il suo consenso, e ciò a prescindere dall’eventuale lesione prodotta dallo scatto. “
E le conseguenze per chi non rispetta la legge sono di natura penale con il rischio di una condanna da 6 mesi a due anni oltre all’eventuale risarcimento.
“Lo scopo della pubblicazione deve però essere quello di trarne profitto e di arrecare un danno alla vittima, ma questa espressione è stata interpretata in senso lato dalla giurisprudenza, secondo cui è sufficiente – ai fini del reato – un semplice fastidio o un turbamento alla vittima. Insomma, il penale scatta anche senza che vi sia un danno di natura patrimoniale “
Perchè la direttrice avrebbe dovuto accollarsi una simile responsabilità a fronte di atteggiamenti negativi di alcuni genitori?
Ma perchè alcune persone si oppongono ad una banale fotografia? Lo spiega sempre il sito La Legge per tutti : “Se un tempo gli scatti restavano dentro gli album fotografici di famiglia e si traducevano in documenti “analogici” (la carta fotografica), ora invece le foto sono documenti digitali, pubblicati sui social e sottoposti ai software di riconoscimento facciale. In altre parole se anche tu stesso non sai di essere stato fotografato lo potrebbe sapere un motore di ricerca o Facebook. Un domani che questi software verranno potenziati e la loro capacità di mettere in relazione persone e immagini sarà totale, la tua riservatezza potrebbe essere a serio rischio. “

E’ la perdita dell’innocenza. Nel mondo dei social e dell’informatica a disposizione anche dei bambini il provvedimento della direttrice didattica di Borgo è una foglia di fico che non copre nessuna vergogna.

Per chiudere vorrei solo far notare la diversa attenzione riservata ad inzio febbraio al rapporto di autovalutazione del Ministero sui pregi delle scuole superiori italiane. Un questionario con domande assurde a cui sono state date risposte come questa : «le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio-alto borghese», «tutti gli studenti, tranne un paio, sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile», «la spiccata omogeneità socio-economica e territoriale dell’utenza facilita l’interazione sociale», «data la prevalenza quasi esclusiva di studenti provenienti da famiglie benestanti, la presenza seppur minima di alunni provenienti da famiglie di portieri o di custodi comporta difficoltà di convivenza dati gli stili di vita molto diversi», «l’assenza di gruppi di studenti con caratteristiche particolari dal punto di vista della provenienza culturale (ad esempio, nomadi o studenti di zone particolarmente svantaggiate) costituiscono un background favorevole alla collaborazione e al dialogo tra scuola e famiglia» -, questo cose sono state scritte dalle scuole nelle caselle “opportunità” e “vincoli” (Vita.it).
Invece di pensare alle foto di classe ci vorrebbe una nuova lettera milaniana questa volta indirizzata non alla professoressa ma alla direttrice di quel liceo davvero di “classe”. 50 anni dal libro degli allievi di Barbiana sembrano passati invano.

Leonardo Romagnoli

29.3.18

 

2 thoughts on “La Foto di Classe

  1. Quindi si vuole vietare di fare la foto o la pubblicazione delle foto?
    Mi sfugge dove è scritto sulla norma il divieto di fare una foto ad un gruppo di alunni i quali hanno dato il Co senso di farla.
    Se mi/ci dite la legge l”articolo ed il comma in cui si afferma che é vietato ci rendiamo conto che stiamo parlando della stessa norma europea oppure no.

    • Cito dell’articolo sopra:
      “Lo scopo della pubblicazione deve però essere quello di trarne profitto e di arrecare un danno alla vittima, ma questa espressione è stata interpretata in senso lato dalla giurisprudenza, secondo cui è sufficiente – ai fini del reato – un semplice fastidio o un turbamento alla vittima. Insomma, il penale scatta anche senza che vi sia un danno di natura patrimoniale “
      Per risolvere il problema basta che entrambi i genitori on filmino il consenso. Ma devono essere coerenti però anche nei loro profili sui social non devono avere pubblicate le foto.. Giusto?