I promessi Sposi al Corsini di Barberino il 1 febbraio

TEATRO COMUNALE CORSINI
Barberino di  Mugello

 

VENERDI 1 FEBBRAIO ore 21

I PROMESSI SPOSI
di Alessandro Manzoni

adattamento e regia Michele Sinisi

scritto con Francesco M. Asselta

con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D’addario, Bruno Ricci, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi

Scene Federico Biancalani  Costumi GdF Studio

 Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale

“Visto in prova, di questo lavoro colpisce l’affiatamento degli interpreti, il piacere e il desiderio di essere quelle parole e quei gesti. Ed esserlo nel presente. Adesso. Con te. E viene voglia di stare in mezzo a loro”. (G. Favetto, Il Venerdì, 26 maggio 2017)

Al Teatro Corsini di Barberino di Mugello, venerdì 1 febbraio la Compagnia ELSINOR diretta da MICHELE SINISI rilegge I PROMESSI SPOSI di Alessandro Manzoni attraverso un vero e proprio uno studio sul mito, sull’archetipo, su ciò che ormai è diventato patrimonio dell’immaginario comune. Dopo Miseria&Nobiltà, Sinisi mette in scena uno dei pilastri della nostra cultura, consapevole di lavorare su materiale conosciutissimo, di fare i conti con i grandi maestri del passato, ma anche, e soprattutto, di condividere con il pubblico un immaginario comune, ricreando quasi un rito collettivo.

Diventato ormai un’icona, questo testo rivela ancora la sua straordinaria eccentricità, svelando un contenuto vivo, coinvolgente, ironico, a volte spietato. In questo allestimento, Sinisi non intacca la forza narrativa di uno dei testi più celebri della letteratura italiana ma, piuttosto, lavora sul romanzo, scegliendo alcuni capitoli e inserendo contaminazioni con la cultura pop, abiti moderni, richiami all’attualità, allusioni, tradimenti e incursioni meta teatrali. E così troviamo una Lucia sempre in fuga sui roller blade, un Fra Cristoforo clochard, una coppia di Bravi degni delle peggiori discoteche trash, un Don Rodrigo femminile in completo verde. Sulla scena una struttura di ferro semovente che gli stessi attori girano, montano e smontano a vista a seconda delle esigenze, trasformando i luoghi della narrazione ora nella casa di Don Abbondio, ora quella di Don Rodrigo, ora nella piazza del paese dove imperversa la peste.

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