Gli ultimi giorni dell’umanità al Passo della Futa

it-001-passo-della-futa-cimitero-tedescoarchivio zeta 2014 – Centenario della Prima Guerra Mondiale

Cimitero Militare germanico del passo della Futa

GLI ULTIMI GIORNI DELL’UMANITÀ

macerie e frammenti dalla muraglia di Karl Kraus

drammaturgia e regia Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti
partitura sonora Patrizio Barontini  con Giulio Azzoguidi, Renata Carri, Antonia Guidotti, Elio Guidotti, Gianluca Guidotti, Tommaso Moncelli, Giulia Piazza, Alfredo Puccetti, Andrea Sangiovanni, Enrica Sangiovanni  e la partecipazione in voce di Luca Ronconi  al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa (FI)  dal 2 al 17 agosto 2014 alle ore 18

PRIMA NAZIONALE: sabato 2 agosto 2014 ore 18

PROGRAMMAZIONE:

– tutti i giorni dal 2 al 17 agosto 2014 alle ore 18 al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa (FI)

 

informazioni e prenotazioni – posti limitati, prenotazione obbligatoria a partire dal 10 luglio www.archiviozeta.eu  – 334 95 53 640

 

ingresso: intero € 20 (€ 10 ridotto under 18)

ridotto: 10% soci Touring Club

 

 

COME RAGGIUNGERCI:

Il Cimitero Militare Germanico si trova nei pressi del Passo della Futa (FI) e si può raggiungere percorrendo la Strada Statale 65 (della Futa) che collega Firenze a Bologna oppure dall’Autostrada del Sole A1 uscendo ai caselli di Barberino del Mugello, Roncobilaccio o Pian del Voglio.

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Nell’estate del 2014 mettiamo in scena al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa alcune parti de Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus, opera mastodontica, vortice di parole, settecentonovantadue pagine contro la guerra, tragedia concepita per un teatro di Marte.

Proprio mentre la Prima Guerra Mondiale era in corso, a un anno e un mese esatto dall’attentato di Sarajevo, Kraus scrisse di getto il Preludio e tutto il piano dell’opera.

Dal 2003 portiamo avanti un lavoro teatrale all’interno di un luogo molto particolare dell’appennino fra Toscana ed Emilia-Romagna: il Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa. È un imponente monumento a cielo aperto, che ricorda il Cretto di Burri a Gibellina e che raccoglie i caduti tedeschi della seconda guerra mondiale morti sulla Linea Gotica (circa 36.000) e si estende sulla cima di una montagna a mille metri di altitudine con infinite lapidi a perdita d’occhio.

In questo luogo abbiamo messo in scena molte tragedie antiche e dopo l’Orestea di Eschilo che si è conclusa lo scorso anno con delle maratone, abbiamo deciso di affrontare questa tragedia dell’umanità, convinti di avere come scenografia e architettura proprio il teatro di Marte di cui parla Karl Kraus. Lo spettacolo come sempre sarà itinerante e all’ora del tramonto e questo contribuirà a rendere la scenografia naturale ancora più suggestiva.

Quest’anno abbiamo deciso di lavorare su Kraus sia per il Centenario della Prima Guerra Mondiale che ricorre proprio a partire da agosto (la guerra scoppiò il 28 luglio 1914), ma anche perché sono diversi anni che siamo attratti da questo testo folle e geniale, una sorta di muraglia cinese come la definì Elias Canetti. Gli ultimi giorni dell’umanità non sono ancora arrivati, dopo la prima e la seconda guerra mondiale, dopo Hiroshima e tutto il Novecento è sorta una nuova età, che Kraus profetizza attraverso l’acuta analisi e osservazione del suo mondo, una nuova età che ripete i meccanismi della violenza e del massacro. Kraus ha scritto quanto di più preciso sul Nazismo sia apparso in lingua tedesca prima ancora che il Nazismo si affermasse, ha recitato tutte le parti della sua Tragedia sui palcoscenici di Vienna: da solo, a pieni polmoni, sulla scena vuota, davanti ad un tavolino, ha anticipato l’oratoria e la retorica totalitaria di Hitler, ha imitato le voci ossessive fino a diventare la voce che cattura tutte le voci. Questo viennese, così scontroso e solitario, polemico e anarcoide è riuscito a fare qualcosa di più di una radiografia di un’epoca e di un mondo ma è stato in grado, ed è questo che ci affascina e più ci interessa, di mettere in scena la fine dell’umanità, l’Apocalisse di ciò che di umano c’è nell’uomo.

Abbiamo individuato una linea drammaturgica che ha una relazione spaziale con i luoghi dove ambienteremo le scene: ci sono visioni, maschere grottesche, pezzi tratti da Die Fackel (La Fiaccola, il giornale fondato nel 1899 da Karl Kraus, un fascicolo dalla copertina rossa su cui scriveva soltanto lui) e inoltre articoli inediti che abbiamo tradotto. Si passa dalla dialettica filosofica Criticone/Ottimista al tono apocalittico del finale, dove avremo una specie di “incontro ravvicinato del terzo tipo” e poi attori/megafoni che manderanno en plein air il suono della voce di Kraus stesso che recita e canta…

Luca Ronconi mise in scena questo testo nel 1990 e questo titolo porta inevitabilmente con sé l’idea di quello storico e magnifico allestimento al Lingotto di Torino. Noi vorremmo farne una cosa completamente diversa. Se per Luca Ronconi infatti il teatro di Marte era il tentativo di fare un colossale spettacolo ultraterreno, una rappresentazione che cercava di ricostruire l’atmosfera e l’ambiente della Vienna dell’inizio del secolo, per noi il teatro di Marte sarà indissolubilmente legato al Cimitero del Passo della Futa, che è uno dei sacrari più grandi d’Europa: sarà il tentativo di scavare archeologicamente negli archivi recuperando gli articoli originali, le incisioni delle voci, le fotografie dell’esecuzione di Cesare Battisti e mettere in relazione queste parole/macerie con il coro di morti, ineludibile silenziosa presenza all’interno dello spettacolo.

Infine siamo lieti di annunciare che Luca Ronconi farà parte dello spettacolo, sarà presente in voce, nella parte della Voce dall’Alto, in palese riferimento e omaggio al suo lavoro su Kraus e come ironico ideale e divino legame tra due allestimenti diversi.

 

ARCHIVIO ZETA

Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni hanno studiato e lavorato con Luca Ronconi, Marisa Fabbri, Jean Marie Straub, Daniele Huillet e Paolo Benvenuti. Hanno fondato Archivio Zeta nel 1999: vivono sui monti dell’Appennino. Hanno diretto Una Trilogia del disorientamento: Gli Uccelli di Aristofane (1999), Anfitrione di Plauto (2000), Il Ciclope di Euripide (2001); Una Trilogia tragica: I Persiani (2003), Sette contro Tebe (2005) di Eschilo, Antigone di Sofocle(2006) al Cimitero Militare Germanico della Futa (2003/2008); il Progetto sulla Shoà La Notte di Elie Wiesel (2002) costituito dall’omonimo spettacolo teatrale e dal film Viaggio nella Notte. Questo progetto si avvale della collaborazione diretta del Premio Nobel per la Pace Elie Wiesel che per la prima volta ha letto in video i brani più importanti della sua testimonianza e ci ha concesso un’intervista a Boston. Interviste Impossibil/Uomo di Neanderthal e Henry Ford di Italo Calvino (2003); Il Segno (2006), opera di musica contemporanea composta da Patrizio Barontini e prodotta da Tempo Reale e in scena al Forum Neues Musiktheater di Stoccarda e al CANGO di Firenze; inoltre hanno diretto Plutocrazia (2006), un percorso teatrale sui temi dell’economia ispirato al Pluto di Aristofane con contaminazioni da Karl Marx, Simone Weil ed economisti contemporanei, scritto in collaborazione con il Prof. Franco Belli e La Madonna a Treblinka (2008) di Vasilij Grossman, un progetto sulla Memoria, nato in collaborazione con l’Istituto Storico Parri, il Museo della Resistenza di Bologna e la Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda. Il Progetto Uomo-Techne: Prometeo Incatenato di Eschilo (2008) al Sasso di San Zanobi con le musiche originali composte da Giovanna Marini e Il Sistema del Mondo (2009) da Galileo Galilei, Giacomo Leopardi e Italo Calvino agli Osservatori Astronomici di Loiano e Arcetri e prodotto con Fabbrica Europa. Sempre nel 2009 Iliade – I Fiumi parlano di Omero. Dal 2010 al 2013 mettono in scena Orestea di Eschilo al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa. Nel 2011 dirigono La Zona Grigia da Primo Levi ideato e prodotto con la Scuola di Pace di Monte Sole, Il Presidente di Thomas Bernhard, testo mai rappresentato in Italia e Edipo Re di Sofocle nella traduzione di Federico Condello per il Teatro Romano di Fiesole.  Nel 2013 debutta Nemico del popolo di Henrik Ibsen. Perseguono ostinatamente un teatro di Parola.

 

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