Ricordato a Firenzuola il 70° del bombardamento

firenzuolaTantissima gente ha partecipato venerdì 12 Settembre all’incontro pubblico che si è svolto nella Sala del Consiglio di Firenzuola per ricordare il bombardamento degli aerei americani che settant’anni fa ha raso al suolo la cittadina dell’Alto Mugello.
L’incontro si è aperto con la proiezione di alcune testimonianze tratte dal video realizzato dieci anni fa da Archivio Zeta per il Comune di Firenzuola e con la lettura da parte di Paolo Lasagni di due “storie” da lui raccolte e pubblicate nel 1999.
Poi gli organizzatori dell’evento, ripercorrendo la vasta documentazione esistente, hanno posto ai “relatori”, ma soprattutto al “pubblico”, una serie di interrogativi e di questioni: le modalità, gli scopi e gli effetti del bombardamento alleato e dell’evacuazione del paese da parte dei Tedeschi e, più in generale, la ricostruzione dei rapporti tra la popolazione e le truppe di occupazione; quindi il problema centrale della memoria e dell’oblio. Le molte testimonianze raccolte e pubblicate nel corso degli anni e le iniziative anche importanti che sono state prese nel corso dei decenni non sono state sufficienti alla costruzione di una consapevole memoria collettiva della comunità di Firenzuola: la stragrande maggioranza dei giovani delle ultime generazioni nulla hanno letto, visto o sentito sulle loro stesse radici.
Sembra – almeno questo è stato l’impegno assunto formalmente durante l’incontro – che finalmente sia finita l’epoca dell’oblio e delle iniziative sporadiche per dare l’avvio a un lavoro permanente di studio e di iniziative rivolte soprattutto ai giovani, a partire dalla scuola.santerno
Sono stati quindi affrontati i delicati problemi legati alla raccolta e all’esposizione di armi e di altri reperti relativi alla guerra. Sottolineando che il titolo dell’esposizione che si aprirà sabato 20 è “Per un percorso di pace attraverso le tracce e le testimonianze della guerra”, è stato ribadito che non si può lavorare per la pace se all’esposizione delle armi del passato non si affianca la consapevolezza degli effetti devastanti delle guerre, a partire da quelle in corso che rappresentano – secondo la definizione che da alcuni mesi va ripetendo il Papa – “la terza guerra mondiale combattuta a pezzi”.
Giovanni Contini, Presidente dell’Associazione Italiana Storia Orale, ha dato un importante contributo alla discussione, ricostruendo la teorizzazione e la pratica del “bombardamento a tappeto” come strumento terroristico. Ha ricordato che fu proprio un generale italiano, Giulio Dohuet, a teorizzare che la guerra aerea avrebbe trasformato tutto il territorio nemico in prima linea e a rivendicare il primato italiano nei bombardamenti aerei durante la campagna della guerra di Libia (1911) e, dopo la seconda guerra mondiale teorizzando il ruolo dell’aviazione come arma strategica del futuro: la popolazione civile sarebbe stata trattata come se fosse stata composta da soldati armati. Comunque i primi a utilizzare in maniera programmata il bombardamento terroristico sono stati i Tedeschi: prima a Guernica e poi, nella seconda guerra mondiale, con il bombardamento di Coventry che fu il caso più eclatante ma non l’unico. Gli Inglesi cercarono di restituire il colpo e il responsabile del bombing command, Arthur Harris teorizzò la guerra ai civili dal cielo. Gli Americani in teoria, erano contrari ai bombardamenti a tappeto ma il pragmatismo degli stati maggiori li giustificava, con la presenza in loco di infrastrutture logistiche e strategiche. Quindi anche il bombardamento di Firenzuola è stato motivato dagli alleati come volto a colpire la logistica della Wehrmacht. Lo sfollamento dei civili era prassi comune e quindi, anche a Firenzuola, non è attribuibile alla “bontà” dei Tedeschi, i quali sfollavano sempre, con le buone o con le cattive le aree che cadevano nelle zone di occupazione. Pertanto sfollamento e bombardamento sono due fenomeni non collegati tra loro: soltanto retrospettivamente l’evacuazione forzata divenne, agli occhi dei Firenzuolini, un’opera buona. scarpelli
Rispetto al problema della memoria, Contini, che lo ha studiato in maniera approfondita in relazione alle stragi naziste, ha ricordato che dalle testimonianze non ci si può aspettare molto per la ricostruzione dei fatti, ma moltissimo per capire la posizione di chi quei fatti ha subito. È quindi necessario avviare e coordinare una ricerca approfondita su fonti orali e scritte in Italia, in Germania, negli stati Uniti e in Gran Bretagna.
In risposta alla considerazione che anche le armi sono testimonianze che si devono conservare così come si conservano altri manufatti di interesse storico e culturale,
Alberto Baldazzi, direttore del Museo della Guerra di Castel del Rio, riguardo alla loro musealizzazione, ha concordato sull’effettivo il rischio della fascinazione che esse producono sui più giovani, e non solo, anche se affiancate all’illustrazione dell’esito drammatico della loro funzione. “Prima della visita al museo – ha detto Baldazzi – io faccio vedere alle scolaresche le foto dei cimiteri di guerra”. Nonostante questo è molto difficile contrastare una “tendenza naturale” che si esprime ad esempio nella pratica del giocare alla guerra, una tendenza cui deve essere affiancata la costruzione della consapevolezza che la guerra vera non è un gioco. Quindi le visite ai musei della guerra devono essere inserite in progetti permanenti di educazione alla pace, partendo dai dati reali e materiali prodotti dalla guerra sul territorio, ad esempio a Firenzuola, il Cimitero Militare Germanico della Futa. santerno 2
Gli intervenuti alla serata hanno mostrato una partecipazione attiva e fortemente motivata (a mezzanotte passata la sala era ancora piena) con interventi puntuali, con approfondimenti e proposte che hanno arricchito il progetto complessivo messo in campo sulle iniziative per l’anniversario.
Alla fine dell’incontro è stato chiaro che, per capire l’orrore della guerra, le cose da fare sono molte di più di quelle che ci si immaginava prima dell’incontro e i Firenzuolini si sono dimostrati molto interessati alla realizzazione di questo progetto.
Nella sala del Consiglio di Firenzuola il 12 settembre ha aleggiato lo spirito che il giorno dopo a Redipuglia, è stato espresso in maniera precisa ed esplicita da papa Francesco: la guerra è il frutto del lavoro “dei pianificatori del terrore, degli organizzatori dello scontro, degli imprenditori delle armi”.

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