Pil, “La competitività tradita. La rana salta con le zampe legate”

Focus Censis/Confcooperative

Pil, “La competitività tradita. La rana salta con le zampe legate”

Ecco le zavorre ammazza imprese. Burocrazia: 31 miliardi e oltre 6 settimane per 14 adempimenti fiscali. Energia: quarta bolletta più cara d’Europa. Debiti Pa: 57 miliardi, 3,3% del Pil, il 50% pagati dopo 104 giorni. Lavoro, carico fiscale superiore del 12% alla media Ocse.

La rana salta, nonostante le zampe legate da una parte dai lacci della burocrazia, del fisco e della giustizia, dall’altra dai costi del lavoro, dell’energia, dell’accesso al credito e della montagna di debiti della PA. Il sistema imprenditoriale ha ripreso a crescere, ma l’economia nazionale continua ad arrancare. I mali endemici del Sistema Italia frenano la ripartenza e perdiamo terreno rispetto ai principali competitor.

Dal 2015 l’Italia registra un nuovo dinamismo imprenditoriale, in tutte le fasce (micro, medi e grandi imprese). Abbiamo una base produttiva di 4,4 milioni di imprese che con oltre 17 milioni di addetti, su un totale di poco meno di 24 milioni di occupati in Italia, rappresenta un motore di sviluppo insostituibile. Siamo il nono paese al mondo per export, con oltre 450 miliardi di euro.

«È questa base produttiva il cuore pulsante dell’economia italiana. Siamo ai vertici dell’economia mondiale anche nella globalizzazione. Le imprese – dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – sono zavorrate da 31 miliardi di euro di costi della burocrazia; impiegano 238 ore, oltre 6 settimane di lavoro, per pagare i 14 principali adempimenti fiscali. Abbiamo una macchina statale idrovora di risorse che diventa vincolo allo sviluppo invece di essere moltiplicatore di ricchezza. Alti i costi del lavoro, del carico fiscale e dell’energia. Inoltre le imprese continuano a fare da banca alla Pubblica Amministrazione.  Germania e Francia hanno un’alta tassazione, ma una crescita solida. L’Italia ha una tassazione alta a cui corrisponde una bassa crescita. Fino a quando la rana riuscirà a saltare?» 

1. L’Italia al top delle potenze economiche mondiali anche nella Terza Globalizzazione:

Il Pil 2017 è arrivato a 1.725 miliardi di euro, dato che fa dell’Italia l’11ma economia mondiale, il 9° paese per volume di esportazioni (450 miliardi di euro). Il Sistema di imprese resta molto dinamico, nonostante il forte impatto della “Grande Recessione”: 4 milioni e 390mila unità che danno lavoro a quasi 17 milioni di addetti nel 2017, vero asset strategico del Paese.

Tab. 1 – Imprese e addetti delle imprese attive, per settore di attività economica e classe di addetti, 2012-2016 (v.a.)

Classe di addetti

2012

2013

2014

2015

2016

Imprese
0-9

4.229.730

4.185.081

4.158.660

4.136.831

4.180.870

10-49

187.514

180.464

175.742

176.332

184.098

50-249

21.606

21.385

21.106

21.256

22.156

250 e più

3.602

3.583

3.579

3.666

3.787

Totale

4.442.452

4.390.513

4.359.087

4.338.085

4.390.911

Addetti
0-9

7.803.370

7.657.247

7.497.641

7.493.481

7.566.039

10-49

3.341.020

3.219.483

3.134.894

3.145.030

3.283.351

50-249

2.088.952

2.074.730

2.058.163

2.068.243

2.150.625

250 e più

3.488.868

3.475.332

3.498.611

3.583.121

3.684.503

Totale

16.722.210

16.426.791

16.189.310

16.289.875

16.684.518

(*) Non comprende: amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico, produzione di beni e servizi indifferenziati per uso proprio da parte di famiglie e convivenze, organizzazioni ed organismi extraterritoriali

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

2. Ma l’Italia, negli ultimi venti anni, è cresciuta poco e non ha colto il “rimbalzo” della fine della crisi:

Segnali di debolezza del nostro sistema economico: fra il 1995 e il 2017, la crescita annua del Pil è stata pari allo 0,6%, contro l’1,4% della Germania, l’1,6% della Francia e il 2,2% della Spagna.

Prima della crisi, il tasso medio annuo si era attestato all’1,5%, nei sette anni di crisi (2008-2013) la perdita di prodotto è stata più forte in Italia, e anche nel 2017 la crescita si presenta meno sostenuta rispetto a quanto accade negli altri paesi europei.

Tab. 2 – La crescita del Pil nel periodo 1995-2017. Confronto Francia, Germania, Italia, Spagna (var. % annua)
Periodi Francia Germania Italia Spagna
1995-2017 1,6 1,4 0,6 2,2
1995-2007 2,3 1,6 1,5 3,8
2008-2013 0,4 0,6 -1,6 -1,8
2014-2016 1,1 2,0 1,0 3,4
2016-2017 2,2 2,2 1,6 3,0

Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat

3. Le “zampe legate” dell’Italia dipendono prevalentemente dalla “qualità” della macchina pubblica:

Per il World Economic Forum nella classifica generale della competitività su 140 paesi, i peggiori risultati per l’Italia si registrano nella qualità del sistema istituzionale (56° posto), nel mercato del lavoro (79° posto), nella stabilità macroeconomica, nello sviluppo delle tecnologie più innovative

Per la Banca Mondiale, il “fare impresa” in Italia presenta aspetti critici che condizionano la performance complessiva: su 190 paesi, occupiamo il 112° posto per adempimenti fiscali, il 102° posto nella tutela dei contratti, il 96° posto nelle procedure che condizionano l’ottenimento dei permessi edilizi, il 66° in quelle che vincolano l’avvio di una nuova impresa.

Tre i principali fattori su cui l’Italia dovrebbe prioritariamente intervenire per migliorare la capacità attrattiva degli investimenti esteri (Aibe Index): carico fiscale, carico normativo e burocratico e i tempi della giustizia civile.

Tab. 3 – Il posizionamento dell’Italia nel Doing Business 2018
Indicatori Posizione dell’Italia (su 190 paesi) Benchmark
Performance complessiva

45

Nuova Zelanda
Avviare un’impresa

66

Nuova Zelanda
Permessi per costruire

96

Danimarca
Erogazione di energia elettrica

28

Emirati Arabi
Registrazione contratti di proprietà

23

Nuova Zelanda
Accesso al credito

105

Nuova Zelanda
Protezione soci di minoranza

62

Kazakhstan
Adempimenti fiscali

112

Qatar
Commercio transfrontaliero

1 (*)

Danimarca
Tutela dei contratti

108

Corea
Risoluzione procedure di fallimento

24

Giappone
(*): Più paesi al top, compresa l’Italia, Danimarca con il più alto punteggio relativo

Fonte: Banca Mondiale, 2018

4. Lavoro, fisco, burocrazia, debiti Pa e credito le zavorre della competitività. Un sistema che “prende tanto e restituisce poco”:

Lavoro e fisco: Fatto 100 il costo del lavoro, il carico fiscale (imposte sul reddito da lavoro e contributi sociali del datore di lavoro e del lavoratore) in Italia è pari, nel 2017, al 47,7%, mentre in Francia è di poco inferiore (47,6%) e in Spagna è del 39,25%. Media dei paesi Ocse al 35,92%.

Fonte: Ocse

Burocrazia: Gli oneri amministrativi gravano sulle piccole imprese italiane per circa 31 miliardi di euro per il periodo 2007-2012 (ultimi dati resi disponibili dal Ministero per la Pubblica Amministrazione). La conseguente azione di razionalizzazione avrebbe dovuto portare a un risparmio, sempre per le imprese, di circa 9 miliardi, ma non c’è traccia di quest’azione di alleggerimento.

In Italia si impiegano circa 238 ore per i 14 principali adempimenti fiscali (oltre 6 settimane lavorative), contro le 138 ore della Francia per 9 adempimenti.

Debiti PA: La stima sui debiti commerciali della Pubblica Amministrazione aggiornata al 2017 parla di: 57 miliardi di euro, di cui 27,6 miliardi in ritardo nel pagamento (rispettivamente il 3,3% e l’1,6% del Pil); 73 giorni il tempo medio di pagamento concesso dall’impresa al cliente pubblico e 104 il termine effettivo di pagamento.

Tab. 5 – I debiti commerciali della PA in Italia. 2012-2017 (v.a. in mld €, val. %)

2012

2013

2014

2015

2016

2017

Debiti con pagamenti in ritardo

53,3

43,3

38,9

39,7

35,5

27,6

Debiti con pagamenti in linea con quanto stabilito per contratto

40,3

33,7

30,8

29,7

28,7

29,3

Totale debiti commerciali

93,6

77

69,7

69,4

64,2

56,9

% debiti commerciali sul Pil

5,8

4,8

4,3

4,2

3,8

3,3

% debiti con pagamenti in ritardo sul Pil

3,3

2,7

2,4

2,4

2,1

1,6

% debiti con pagamenti in ritardo sul totale debiti

56,9

56,2

55,8

57,2

55,2

48,5

Fonte: elaborazione Censis su dati Banca d’Italia

Tab. 6 – I termini di pagamento effettivi del settore pubblico nei confronti delle imprese italiane. 2017- 2018 (val. %)

2017

2018

giorni

Termini di pagamento concessi dall’impresa

68

73

Tempo medio effettivamente impiegato dal pubblico per pagare

95

104

Tempo di pagamento più breve offerto dall’impresa

56

47

Termine di pagamento più lungo concesso dall’impresa

110

115

Range fra termine più breve termine più lungo

54

68

Fonte: elaborazione Censis su dati Intrum, European Payment Report 2018

Credito: Forte selezione fra piccole e grandi imprese nell’accesso al credito. Nel primo semestre del 2017, l’11,6% delle imprese a minore dimensione con difficoltà nell’ottenimento del credito, contro il 6,5% delle imprese francesi e il 5,1% di quelle tedesche. Le imprese piccole, ma “sane”  subiscono una differenza del tasso applicato a breve termine, rispetto alle grandi, pari a 4,44 punti percentuali. Questa differenza si riduce nonostante aumenti la classe di rischio, a 3,74 punti nel caso delle imprese “vulnerabili” e a 3,25 nel caso di imprese “rischiose”.

Tab. 7 – Le difficoltà di accesso al credito per le imprese italiane. Confronto I semestre 2012-2017, Italia, Francia Germania, Spagna (val.%)

Piccole e medie imprese

Grandi imprese

Paese 1° sem. 2012 1° sem. 2017 1° sem. 2012 1° sem. 2017
Italia

35,9

11,6

32,6

2,7
Francia

17,6

6,5

11,9

1,6
Germania

8,2

5,1

4,9

2,4
Spagna

37,5

12,2

30,6

5,7

Fonte: BCE, Banca d’Italia

Tab. 8 – Tassi di interesse a breve termine per classe di rischio delle imprese. 2017 (val. %)

2017

Classe di rischio Microimprese Grandi imprese

Differenza

Imprese sane 5,70 1,26

4,44

Imprese vulnerabili 5,94 2,20

3,74

Imprese rischiose 6,49 3,24

3,25

Fonte: BCE, Banca d’Italia

Energia: Il prezzo lordo per kilowattora è pari a 16,42 centesimi di euro, valore questo che fa dell’Italia la quarta bolletta energetica più salata nella graduatoria dei 28 UE. Ampia differenza fra prezzo lordo e prezzo al netto di imposte e tasse, pari a 7,50 centesimi (quasi la metà se ne va in imposte e tasse).

I commenti sono chiusi.