Olio del Mugello : sotto lo slogan niente ?

Olio del Mugello : sotto lo slogan niente ?

Si è svolta anche quest’anno la manifestazione promossa dal Rotary Club dedicata alla produzione di olio extravergine d’oliva nel territorio del Mugello e , date le premesse, erano attese novità importanti. A gennaio del 2018 era stata lanciata l’idea, non nuova, della creazione di un’associazione, di un marchio e addirittura di un frantoio. Dopo 12 mesi c’è uno slogan molto carino ed efficace, “il nostro olio è diverso”, ma niente di più.
Come ho scritto anche lo scorso anno (QUI) in questi convegni si continua a parlare di produzione di olio e coltivazione di ulivi senza che venga fornito un solo dato sulla realtà mugellana che permetta di capirne la capacità produttiva e la consistenza economica. E’ anche mancata in questo anno una riflessione sul perchè l’idea dell’associazione avanzata oltre 15 anni fa a Borgo San Lorenzo non riuscì a decollare e come mai un’altra esperienza fondamentale come quella del Consorzio InMugello è naufragata dopo un inizio che sembrava promettente.

Questo è indispensabile per evitare di fare errori che in passato non hanno permesso a queste idee di concretizzarsi e anche per confrontarsi con iniziative che paiono avere ben altra consistenza come quella dell’associazione dei produttori biologici del Mugello (BioMU) nata dopo il finanziamento di un progetto di filiera da parte della Regione Toscana.

Quando si discusse della formazione di associazione di olivicoltori mugellani ( di cui fu redatto anche uno statuto) si parlava anche allora di un disciplinare, di una produzione caratterizzata da un marchio e da una confezione che richiamasse la tradizione chiniana da esibire sui tavoli dei ristoranti e degli agriturismi del territorio.
Cosa ha determinato la difficoltà di fare sistema in un momento ,quindici anni fa, in cui la coltivazione dell’olivo era addirittura in crescita? Nel convegno del Rotary, fra le righe, qualcosa è emerso : quello della coltivazione dell’olivo in Mugello è un mondo fatto di poche aziende e molti hobbisti proprietari di piccoli appezzamenti con produzioni limitate.

In questi anni la situazione è cambiata? Purtroppo in peggio perchè , se si eccettua il comune di Barberino , la coltivazione è arretrata in tutto il territorio. Senza contare che un sostanzioso apporto di aree coltivate  è dovuto al comune di Dicomano con la superficie più ampia di oliveti del Mugello, per non parlare di Vaglia che ha una gran parte del proprio territorio con la presenza di olivi che geograficamente scende verso le Caldine e Monte Morello . Compresi questi due comuni la superficie coltivata ad olivi è comunque di circa 620 ettari (meno della metà del solo comune di Pontassieve) a cui si potranno aggiungere , come detto, superfici che hanno una gestione puramente hobbistica. Sono numeri incrementabili sia con un aumento del numero di piante ma anche seguendo alcune indicazioni tecniche fornite dalla Dott.sa Nizzi Grifi che ha parlato di esperienze, anche in Toscana, dove la produzione a pianta è arrivata a circa 7 kg.
Intanto sarebbe necessario un censimento per capire l’attuale situazione della coltivazione dell’ulivo in Mugello, attività che potrebbe essere svolta dall’Unione dei comuni e dal Gal ,che sostengono le iniziative del rotarolio, anticipando il censimento decennale dell’agricoltura previsto per il prossimo anno.
Una volta fatto il censimento accertare quante aziende e produttori singoli sono interessati ad aderire ad un consorzio e ad un marchio unico per stabilire le quantità di olio che sarà possibile commercializzare individuando un preciso target commerciale.
Anche se stiamo parlando di numeri piccoli in senso assoluto, si tratta invece di un mercato interessante da un punto di vista economico , come è stato detto da Renzo Bartoloni durante il convegno. Se ipotizziamo 400 ettari con 150 piante ad ettaro ed una produzione bassa di 1,5 kg a pianta avremmo una produzione di 90.000 kg che in confezioni da 0,5 comportano una commercializzazione di 180.000 pezzi con un costo minimo di 10 euro. Sono numeri più che interessanti ma che richiedono un prodotto fortemente caratterizzato territorialmente e qualitativamente.

Nel suo intervento la dott.sa Grifi ha sottolineato l’importanza di fare cordata con un’unica immagine di filiera. “Il Mugello potrà avere un grande sviluppo se si comporterà come un’unica grande azienda agricola” come dimostrano esperienze realizzate in altre parti d’Italia. Inoltre per avere prezzi interessanti sul mercato l’olio dovrà puntare su un’immagine che lo abbini a salute e territorio. La presenza alta di fenoli nell’olio ne fanno un prodotto nutraceutico che può spuntare alti prezzi in certe fasce di consumatori.
Anche in questo caso non si scopre nulla di nuovo dato che proprio con il Psr 2007-13 sono stati finanziati due progetti che hanno dato risultati eccellenti per la produzione di oli con una quota più alta di polifenoli. Sono l’Oleotekinnova finanziato dal Gal Start che aveva come capofila l’Olcas della Valdisieve che ha portato alla realizzazione di un nuovo frantoio e l’ Oleosalusistem dell’Azienda Bonamici di Fiesole ( che tra l’altro è un rotariano ed ha vinto anche il rotarolio). Proprio l’azienda Bonamici sta commercializzando da qualche anno con successo un olio biologico in confezione da 0,5 kg , il “Salutaris”, che è un prodotto certificato nutraceutico con prezzi molto più elevati di quelli di mercato.
Altri progetti già finanziati hanno riguardato macchinari per la filtrazione che permette all’olio di mantenere più a lungo le proprie caratteristiche organolettiche. La nuova misura 16.2 del Psr 2014-20 dedicata all’innovazione sembra abbia riscosso un notevole interesse anche nel nostro territorio ma non sappiano quanti siano i progetti dedicati all’olio e all’ulivo.

Il 2018 è stato definito dalla dott.sa Nizzi Grifi eccezionale dal punto di vista quantitativo un po’ meno sotto il profilo qualitativo e ci sono state aziende che non hanno raccolto tutto quello che potevano nonostante il nostro paese sia costretto ad importare migliaia di tonnellate anche solo per rispondere alla domanda interna dei consumatori.Ma mentre gli altri si muovono come dimostrano le esperienze spagnole e portoghesi , l’ Italia vede diminuire le proprie superfici dedicate all’ulivo ( aggiungerei tra le prospettive future anche l’arrivo di olio di qualità interessante da paesi come il Marocco che si sta avvalendo da tempo di ottimi tecnici italiani e toscani).

Il clima del convegno di quest’anno mi è sembrato un po’ dimesso rispetto all’entusiasmo dell’edizione 2018 ma le prospettive per l’olivicoltura mugellana restano intatte ma necessitano di investimenti per recuperare tutte quelle zone di media-alta collina abbandonate nel corso degli anni e invase da bosco e arbusti. Un’indicazione in tal senso c’è addirittura nel Piano Territoriale e Paesistico della Regione Toscana :
“Arginare i processi di abbandono delle attività agrosilvopastoriali:
tutelando la maglia agraria d’impianto storico e la sua funzionalità ecologica nei paesaggi collinari e montani dei campi chiusi ;
• favorendo la conservazione delle colture di impronta tradizionale, come oliveti e vigneti terrazzati, garantendo la funzionalità del sistema di regimazione idraulico-agraria in coerenza con il contesto paesaggistico”.

Per crescere è necessaria anche l’innovazione e la collaborazione come ha sottolineato la dott.sa Nizzi Grifi nel suo intervento. Innovazione che guarda al futuro riscoprendo tecniche colturali del passato per aumentare le rese e collaborazione, aggiungo io, con realtà che già in questi anni hanno percorso strade nuove sulla trasformazione come le aziende dell’Olcas Valdisieve.
Si è, infine , parlato della Fiera Agicola Mugellana come momento per valorizzare l’olivicoltura del territorio e sarebbe un bel segnale arrivarci almeno con un marchio e con un gruppo di aziende che potrebbero costituire il nucleo fondante di un futuro consorzio o almeno di un’associazione.

Leonardo Romagnoli

28.1.19

https://www.teatronaturale.it/tracce/italia/26933-l-olio-extra-vergine-di-oliva-italiano-svenduto-nel-silenzio-generale.htm

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